BELGRADO. «Vietando l’ingresso a queste persone, (i croati) sono caduti nella loro stessa trappola e hanno dimostrato che non c’è alcuna differenza tra lo Stato indipendente di Croazia (Ndh) e qualsiasi altra Croazia». Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha commentato così sabato pomeriggio la vicenda dei tre politici montenegrini recentemente dichiarati «persona non grata» dalle autorità di Zagabria.
L’Ndh citato da Vučić altro non è che lo Stato ustascia che governò tra il 1941 e il 1945 la Croazia (così come parti delle attuali Slovenia, Serbia e Bosnia-Erzegovina), uno stato fantoccio alleato della Germania nazista e dell’Italia fascista e controllato dal dittatore Ante Pavelić. Insomma, un paragone con la Croazia di oggi che non è proprio un complimento. La vicenda a cui fa riferimento il presidente serbo riguarda tre politici montenegrini di primo piano: il presidente del parlamento Andrija Mandić, il vice primo ministro Aleksa Bečić e il deputato Milan Kneževic, tutti esponenti di tre partiti diversi ma tutti filo-serbi e filo-russi. Giovedì scorso, il ministero degli Esteri croato, in una nota inviata all’Ambasciata del Montenegro a Zagabria, ha dichiarato i tre «persona non grata», vietandone dunque l’ingresso sul territorio nazionale.
La decisione è stata presa dopo che il parlamento montenegrino ha adottato (con 41 voti a favore su 81 deputati) una «risoluzione sul genocidio nei campi di Jasenovac, Dachau e Mauthausen», di cui i tre politici sono ritenuti da Zagabria i principali promotori. Jasenovac, nell’est della Croazia, fu un campo di concentramento gestito dall’Ndh, dove morirono tra il 1941 e il 1945 più di 80 mila persone, perlopiù serbi, rom ed ebrei. Secondo le autorità croate, la risoluzione approvata da Podgorica è una reazione a quella approvata il 23 maggio dall’Assemblea delle Nazioni Unite riguardo al genocidio di Srebrenica nel luglio del 1995. E, sempre secondo Zagabria, sarebbe stato lo stesso Vučić a fare pressione sul Montenegro affinché un simile testo fosse adottato, in modo da spostare l’attenzione da Srebrenica. «Mandić e Kneževic da anni perseguono la negazione dello stato e della nazione montenegrina e sono sostenitori della politica del presidente russo Putin e del presidente serbo Vučić», ha commentato la settimana scorsa l’eurodeputato croato Tonino Picula, assicurando che «il Montenegro avrà dei problemi sul suo percorso europeo», lasciando insomma intendere che la Croazia si vendicherà di una tale risoluzione.
Per tutta risposta, Vućić ha detto: «Non capisco perché (i croati) non dicono “abbiamo commesso un crimine, un genocidio contro i serbi e ci dispiace”. Né Picula né gli altri si vergognano affatto di chiedere la continuità giuridica e politica dell’Ndh».