Almeno un migliaio tra ex emigranti e chi lo è ancora in Cansiglio, al raduno dei Veneti nel Mondo. Tanti trevisani, ma anche tanti bellunesi. Il vescovo Corrado Pizziolo, di Vittorio Veneto, ha ricordato il nonno materno, finito in Perù, perché non sapeva altrimenti – ha spiegato – come sfamare la sua famiglia.
E introducendo la messa, concelebrata all’ombra della chiesetta alpina di Sant’Osvaldo, Pizziolo ha raccomandato: «Occhio, abbiamo attenzione e compassione per chi oggi arriva da noi in cerca di lavoro». E le preghiere, sul punto della integrazione, si sono moltiplicate durante la liturgia. Tanto che il presidente della Regione, Luca Zaia, ne è rimasto colpito ed ha subito precisato.
«Mons. vescovo sappia che abbracciamo anche noi coloro che vengono qui perché scappano dalla morte e dalla fame. Mai abbiamo rifiutato un aiuto, ma al tempo stesso», ha chiarito, «chi si comporta male deve sapere che non può godere degli stessi diritti, nel rispetto dei profughi veri e dei nostri cittadini».
Applausi, ovviamente, dalla platea. Almeno una cinquantina i sindaci presenti, numerosi anche dal Bellunese; in prima fila Mario Conte di Treviso, presidente regionale dell’Anci. Oltre a Zaia, la Regione era rappresentata da ben due assessori, Cristiano Corazzari e Federico Caner. Per il Parlamento, il senatore Luca De Carlo.
«Ci sono più veneti nel mondo che nella nostra regione», ha ricordato il presidente, evidenziando che «se oggi questa regione ha i primati che sappiamo, il merito è in gran parte di coloro che se ne sono andati per lasciare spazio a tavola a chi non aveva da mangiare» e che poi hanno inviato in patria le rimesse.
“Cercasi” è il cartello più pubblicizzato oggi, in ogni parte del Veneto, ha ricordato Franco Conte, presidente della Trevisani nel mondo. «Viviamo una contraddizione drammatica. Tanti nostri giovani che vanno a cercare lavoro all’estero, per contro», ha affermato ancora Conte, «ci sono aziende sanitarie che cercano medici e infermieri tra i nostri emigranti; industrie che hanno bisogno di nuove figure professionali e bussano magari alle sezioni dell’Aitm, specie in America Latina».
Le disponibilità ci sono, però – ha avvertito il senatore Luca De Carlo, presidente della Commissione attività produttive – le difficoltà burocratiche stanno frenando gli arrivi. «Difficoltà», spiega il numero uno dell’Aitm, «dovute soprattutto per il riconoscimento del titolo di studio». E non solo: «Mancano alloggi per ospitarli», ha ammesso il sindaco Giacomo De Luca, «e i pochi che si trovano in affitto, sono a caro prezzo».
Eppure – ammette Mario Conte, primo cittadino di Treviso e presidente dell’Anci, è l’immigrazione professionale di cui avremmo più bisogno. «So che il ministero degli Esteri», informa De Carlo, «si sta attivando per trovare delle soluzioni. Certo, il tempo che ci sta davanti è davvero risicato». A questo punto, il presidente dell’Anci, ci tiene a fare una precisazione. «Ci sono tanti Comuni, sia nel Bellunese ma anche da noi, sommersi dalle richieste di cittadinanza italiana, da parte di figli e nipoti di oriundi. Attenzione», ha messo in guardia Conte, «non è la domanda di chi vuol rimpatriare per stabilirsi da noi e magari offrirci professionalità. Quindi a Roma, al Viminale, è auspicabile che si trovi il modo di contenere questo affollamento, o limitando la casistica, o liberalizzando questa opportunità».
«Intanto», ammette Conte, «c’è un nuovo risveglio delle sezioni all’estero, specie in America Latina, e in particolare da parte dei giovani, che trovano nuovo interesse a riallacciare i rapporti con la terra dei loro padri. Nuove prospettive, per la verità, sono date anche dal turismo cosiddetto delle radici, cioè degli emigranti o loro figli e nipoti che vengono a visitare i paesi d'origine. E magari», ha suggerito ancora Conte dell’Aitm, «trovano interesse a ristabilirvisi».
