Nonostante la bruciante sconfitta subita nella finale di Umago meno di ventiquattro ore fa, Lorenzo Musetti si conferma in uno straordinario momento di forma e inizia la sua avventura alle Olimpiadi di Parigi 2024 con il piede giusto: 6-1 6-4 il punteggio con cui il 22enne di Carrara ha eliminato il beniamino di casa Gael Monfils e si è qualificato per il secondo turno in singolare. L’azzurro, terminato il match, ha parlato con la stampa italiana e ha espresso tutta la sua gioia dopo aver ottenuto un successo importantissimo, il primo in singolare alle Olimpiadi nella sua carriera.
D. Un commento sulla tua prestazione.
Lorenzo Musetti: “Credo che questa partita si racconti da sola. È stata sicuramente una sfida veramente importante per me per riconfermare il bel momento che sto vivendo e soprattutto per andare oltre i tanti ostacoli che ho dovuto affrontare in queste ore: la stanchezza di ieri sera, di una partita comunque persa amaramente, quella delusione che poteva sfociare poi in stanchezza e in una performance non adeguata. E invece è successo tutto il contrario per fortuna. La frustrazione, l’amarezza che avevo ieri sera per aver perso quella partita mi hanno dato grande energia, una spinta in più che oggi sicuramente si è vista. Sono stato molto bravo soprattutto a gestire la situazione in un secondo set più combattuto e in cui il pubblico francese ha iniziato a farsi sentire di più: non giocavo solo contro Gael [Monfils, n.d.r.] ma anche contro molti, molti tifosi”.
D. Racconta un po’ com’è stato il tuo avvicinamento alla partita di oggi dopo aver terminato così tardi la finale ad Umago.
Lorenzo Musetti: “Ho finito il match alle undici e mezza circa e, dopo aver risposto alle domande della stampa, doccia e tutta la routine post partita, sono arrivato in camera dopo l’una. Per fortuna ho una compagna che è una santa e aveva già preparato tutte le valigie, ma comunque con tutta quell’adrenalina non sono riuscito propriamente a dormire. Avevamo l’aereo alle otto, ma ci voleva un’oretta in auto per arrivare in aeroporto quindi ci siamo svegliati intorno alle sei. Sono atterrato a Parigi alle 9:45, arrivato all’hotel verso le 11 e non avevo ancora preso niente di tutto l’abbigliamento del Team Italia. Avevo il riscaldamento programmato alle 16, ma quando sono arrivato Pegula era già in vantaggio per 6-3 2-0 quindi non c’è stato molto tempo neanche per quello. Ma forse non fermarmi mai è stato meglio per me oggi, mi ha permesso di non scaricare l’adrenalina che avevo addosso e partire bene”.
D. Come mai hai deciso di giocare ad Umago la settimana precedente alle Olimpiadi?
Lorenzo Musetti: “L’idea era quella che, se fossi andato oltre i quarti di finale a Wimbledon, avrei saltato la settimana successiva perché avevo giocato tutte le settimane da Marsiglia in avanti, quindi se facciamo un calcolo ho giocato molto da febbraio ad oggi. Le Olimpiadi comunque non danno punti e questo sicuramente per noi tennisti non è l’ideale, soprattutto per coloro che come me stanno cercando di accumulare punti utili ad avvicinare i miei obiettivi. Sicuramente la finale di Umago è stato un momento positivo e a fine anno non mi pentirò di aver programmato questa parte di stagione così”.
D. Credi che la non assegnazione dei punti alle Olimpiadi abbia influito sulla scelta di Sinner di dare forfait?
Lorenzo Musetti: “Onestamente non conosco la sua situazione, quindi non posso assolutamente giudicare. Sicuramente se ha deciso di dare forfait vuol dire che non poteva giocare, non poteva venire qua e sono certo che si preparerà sicuramente al meglio per la stagione sul cemento nordamericano”.
D. Quanta soddisfazione ti ha dato vincere contro questo pubblico?
Lorenzo Musetti: “Non mi sono piaciuti tutti quei fischi all’ingresso in campo, queste sono cose che non gradisco perché a me piacciono i sani valori come il rispetto. Comprendo il tifo, ma i fischi all’ingresso in campo mi sono sembrati esagerati. Dopo la vittoria allora ho indicato lo stemma dell’Italia per far capire che anche noi ci siamo e vogliamo vincere. Oggi ho vinto sul campo, che è la cosa più importante”.