Una creatura “sbilenca, sgorbia, imperfetta”, al più “un meta-stato”. Questa la Maledetta Europa che Gianluigi Paragone, ex senatore del Movimento 5 Stelle, ed ex leader di ItalExit, descrive con spietata e implacabile lucidità d’analisi nel libro edito da Signs Publishing. “Una ‘cosa’ (l’Europa, ndr) incompiuta dal punto di vista istituzionale, drogata da un punto di vista economico/finanziario, orfana da un punto di vista democratico. Questo succede quando si sostituiscono i popoli con la finanza, l’identità con la moneta, i confini con i mercati, la Storia con la retorica”, scrive l’ex conduttore tv di La Gabbia nel suo libro.
Lui che nel 2021 da senatore utilizzò i tre minuti concessi a Palazzo Madama per dire “no”, in solitaria, con un guizzo di coerenza politica, a Mario Draghi e al suo governo tecnico, definendo l’ex vicepresidente di Goldman Sachs un “incappucciato della finanza”. “Lei è qui per questo, per completare l’opera di transizione dell’Italia: da potenza industriale mondiale a parco divertimento. In Goldman Sachs vi insegnano questo, no?”, urlò Paragone in aula in faccia a Draghi.
“Un po’ come accade con i matti, più li isoli e più sembreranno matti, ma quel matto ti aveva segnalato un pericolo”, spiega l’ex senatore a ilfattoquotidiano.it. Perché Maledetta Europa è un vademecum dettagliato e travolgente sia sulla genesi politica che sulla retorica informativa (“ampollosa e intoccabile”) di Unione Europea e moneta unica: “Volete uscire dall’Euro? Bravi, così poi vedrete quanto varranno i vostri soldi: il catechismo è durato decenni e non è finito”, scrive Paragone. “Tutte le volte che si paventa il rischio di un popolo non più silenzioso e obbediente, ecco che la predica si fa più severa, più tetra. La gente deve restare nel “buio”, del resto lo è stata fin dall’inizio”.
Per l’ex senatore 5Stelle il potere vero in Europa, attraverso la dottrina “neoliberista” ce l’hanno le banche d’affari e le multinazionali alle quali è stato consentito dalla politica (“l’espianto silente dei poteri”) di erodere le Costituzioni nazionali, il sistema di welfare e nella sostanza l’economia reale. Ma soprattutto tutto questo ha portato a un non risultato, perché l’Europa non è diventata e non sarà mai una “potenza” al pari di Cina, Russia, Stati Uniti e nemmeno una media potenza come l’India.
“È paradossale, ma l’antieuropeismo presupporrebbe che l’Europa fosse qualcosa, ma in realtà non si sa cosa sia e cosa debba essere”, ci spiega Paragone. “Dentro questa espressione c’è di tutto: dal sogno degli stati uniti d’Europa al manifesto di Ventotene, ma senza legittimazione popolare c’è solo esercizio tecnocratico”.
Insomma gli stati nazione, con le loro identità e le loro specificità storiche, difficilmente si cancellano con dei trattati o con invenzioni senza fondamento economico, come il celebre rapporto deficit-pil al 3% sbucato dal nulla senza basi e logica economica, grazie a uno zelante un ministro delle finanze francese sotto la presidenza Mitterand, su sollecitazione proprio del presidente in poche ore. Per questo l’ex direttore della Padania suggerisce diverse soluzioni per abbattere il moloch: dalla possibilità di un referendum antieuro (“il grosso delle persone pur non amando l’Europa avrà timore di abbandonarla come da piccoli si aveva paura del buio e dei mostri”), al ritorno della UE in CEE o alla trasformazione in forma di Brics allargati: alcuni stati mantengono la loro sovranità costituzionale e monetaria, ma agiscono a livello geopolitico in maniera unitaria per una forma di bene comune.
Del resto è stato proprio il banco di prova dello scontro Russia-Ucraina a mostrare la vacuità dell’Unione Europea con annessa ipotesi di un esercito europeo. Tra le 328 pagine di Maledetta Europa, peraltro, tra un interessante carotaggio sulla chip war e l’elogio della guerra fredda mutuata da Lucio Caracciolo, si ricordano per filo e per segno i rapporti industriali privilegiati tra Germania e Russia putiniana pre 2022 in barba a qualsivoglia sviolinata di europeismo condiviso.
Infine, Paragone guarda comunque con rispetto ai “due strappi” antieuro del centrodestra italiano attuale: “Per chi la pensa come me lo strappo sul Mes e il no alla Von Der Leyen sono importanti. E purtroppo devo prendere coscienza del fatto che in questo momento la platea euroscettica, una domanda che nel Paese c’è eccome, invece di orientarsi verso partiti come ItalExit o Democrazia Sovrana e Popolare trova soddisfazione votando Meloni e una parte di Lega (Borghi e Bagnai) che con Draghi, come ho scritto nel libro ricostruendo la sofferta fiducia dei leghisti all’ex Goldman Sachs, si è mangiata le mani”.
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