«Sono d’accordo sulla scelta di sensibilizzare, che si faccia qualcosa per quello che sta succedendo e che potrebbe succedere col cambiamento climatico. E che lo facciano dei giovani è un segno di sanità». Parte da questa premessa il prefetto Francesco Messina, ospite del partecipato incontro organizzato per il 25 luglio dal collettivo ambientalista di Ultima Generazione.
Il rappresentante del governo nel corso dell’assemblea pubblica – ospitata dal circolo Assoarma – ha risposto a tre domande poste da altrettanti attivisti.
Non si è potuto esprimere su alcuni temi, tra cui una domanda secca su un’inchiesta ancora aperta per dei fatti avvenuti lo scorso aprile a Palazzo Zabarella. Ma non sono comunque mancati gli spunti per trattare il valore del dissenso pubblico come diritto costituzionale e il peso delle azioni di repressione penale esercitate sugli attivisti.
«La nostra società non sarebbe quella di oggi senza tante battaglie portate avanti grazie alle proteste. E la storia ci insegna che alcune proteste per giuste cause sono dovute passare per azioni anche illegali. Come i movimenti delle Suffragette per il diritto di voto delle donne. Perché oggi non può essere così per il clima?», ha chiesto Giulio, uno degli attivisti.
«Certe conquiste sono passate anche attraverso l’infrazione – ha replicato il prefetto – ma sappiamo che chi si è immolato per creare le condizioni perché gli altri stessero meglio, sapeva che stava andando incontro alle conseguenze. Bisogna essere consapevoli che con certe azioni si va contro la legge. Se la consapevolezza c’è, poi non si può parlare di repressione quando arriva l’azione penale».