“Nessuna legge è perfetta e tutto è strumentalizzabile. Ma le criticità prospettate mi appaiono francamente cervellotiche in assenza di una proposta di legge elettorale che non va pensata non in astratto, ma con riferimento alla scelta della nuova forma di governo”. Così la ministra Elisabetta Casellati torna a illustrare l’impianto della riforma sul premierato e smonta le critiche pretestuose delle opposizioni. La norma antiribaltone è trasparente. “Il presidente del Consiglio eletto, in caso di dimissioni, può sciogliere le Camere o passare la palla ad un parlamentare eletto in collegamento con la sua lista. Previsione – spiega in un’intervista al Messaggero – voluta proprio per evitare ribaltoni, trasformismi, giochi di palazzo. Sarebbe surreale pensare a una decisione che fa capo al premier non concordata con la propria maggioranza”.
Alle opposizioni manda a dire che se volessero il dialogo, “avrebbero presentato proposte alternative o abbassato la temperatura del confronto politico. La loro è la battaglia del ‘no’, la battaglia di chi vuole lasciare tutto come è, anche se il sistema di governo non funziona e da 40 anni”. Per Casellati è indubbio che l’impianto della riforma rafforzi la democrazia. “Il capo dello Stato mantiene intatte tutte le sue prerogative, anzi i poteri di garanzia e di controllo vengono rafforzati. Non c’è quindi nessun pericolo di deriva autoritaria, nessuna lacerazione del tessuto istituzionale. Stupiscono le strumentalizzazioni di questi giorni sul report della Commissione europea. È falso che abbia bocciato la riforma del premierato. Perché si è limitata a fotografarne i tratti in maniera marginale e a raccontare, in 2 righe di un documento corposo, i dubbi frettolosi di un costituzionalista, che ha parlato a titolo personale”.
Da sciogliere resta il nodo della legge elettorale. “Sto mettendo a terra vari sistemi elettorali – continua la ministra – per verificare quello che è più armonico con il premierato. Il modello siciliano è un’ipotesi che va considerata. Prevede una soglia minima di consenso del 40%. Soglia criticata aspramente dalle opposizioni come insufficiente per il premierato, a dispetto della giurisprudenza della Corte costituzionale. Nel Regno Unito, la cui forma di governo costituisce il paradigma mondiale delle democrazie parlamentari, il premier domina il Parlamento gestendo persino l’ordine dei lavori senza alcun controllo da parte del Re. Il laburista Starmer ha vinto con il 33,7% dei voti conquistando il 65% dei seggi. Le opposizioni in Italia hanno brindato a questo successo senza invocare lo spauracchio di derive autoritarie.
E ancora la riforma della burocrazia, di cui ha parlato la premier Meloni, quella della giustizia (per rendere più moderno il nostro Paese e quella dell’autonomia differenziata, anch’essa finita nel mirino delle sinistre. “L’autonomia differenziata significa migliore allocazione delle risorse in un quadro di coesione nazionale e di uguali servizi al nord come al sud. È stata approvata una “legge cornice”. Ci saranno poi altri passaggi per definire i lep e le intese tra Stato e Regioni”.
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