La partita dell’ex stazione di Cortina è ancora aperta e non c’è alcun lavoro al via: c’è il cantiere ma manca il permesso della Soprintendenza.
A dirlo è Roberta de Zanna, consigliera comunale del gruppo di minoranza Cortina Bene Comune, dopo aver analizzato le carte e i vari pareri che accompagnano il discusso progetto di riqualificazione dell’ex stazione ferroviaria di Cortina. Ciò che manca e che è indispensabile per dare inizio al progetto di finanza presentato in Comune dalla Pool Engineering e avvallato dal consiglio comunale di Cortina (solo dal gruppo di maggioranza, contrarie le minoranze), è il parere favorevole del Soprintendente al vincolo ex articolo 21.
In una lettera datata 4 luglio, infatti, su richiesta della presidente di Italia Nostra Belluno Giovanna Ceiner, il Soprintendente Vincenzo Tiné aveva comunicato che «questo Ufficio non ha ancora espresso alcun parere ex art. 21 in merito al progetto di riqualificazione dell’area dell’ex stazione di Cortina d’Ampezzo. Sarà nostra cura trasmetterle copia digitale del parere non appena sarà stato perfezionato».
Si tratta di un decreto della Soprintendenza datato 25 marzo 2013 che ha dichiarato tutto il complesso dell’ex stazione di “interesse culturale” ai sensi dell’art. 12 del Decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004. «Gli immobili facenti parte del complesso sono da considerarsi un unicum di cui vanno preservate la leggibilità e la percezione di insieme, oltre che delle singole parti, pertanto la superficie scoperta riveste interesse culturale in quanto parte integrante del complesso dell’ex Stazione Ferroviaria, nella sua funzione di pertinenza dell’articolato compendio ed in ragione delle connessioni delle aree scoperte con ciascun edificio prospettante su di esse”, si legge nel decreto.
«Alla luce di queste affermazioni poste nero su bianco, così chiare e lineari appare molto difficile che il Soprintendente possa autorizzare di riempire questi spazi con volumi di nuove costruzioni pari al doppio di quelle esistenti», dichiara de Zanna. «È noto che tutto il territorio di Cortina è sottoposto a vincoli sia di natura paesaggistica che architettonica al fine di preservarne la bellezza e le caratteristiche storico-culturali. In questo momento è facile immaginare che l’attenzione della Soprintendenza sia ai massimi livelli per mettere al riparo il paese da interventi massicci e impattanti sul paesaggio, il nostro patrimonio più prezioso».
Il progetto dell’ex stazione è sicuramente il più contrastato tanto da aver indotto 2.636 cittadini a firmare una petizione e a finanziare di tasca propria il ricorso al Tar per opporsi a questa «speculazione edilizia che, con il pretesto di sistemare qualche capannone e costruire un parcheggio sotterraneo che non aumenta significativamente i posti auto disponibili, fa costruire condomini, negozi e un albergo nell’area centrale del paese di proprietà pubblica», precisa de Zanna.
L’intero comparto della stazione è stato chiuso con un’ordinanza della polizia locale l’11 giugno “per intervento di riqualificazione urbana delle aree di proprietà comunale a partire dal 14 giugno 2024 fino a fine lavori”. In realtà, però, i lavori non sono ancora partiti. L’area è stata chiusa e transennata, ma ad oggi, dopo un mese e mezzo dall’entrata i vigore dell’ordinanza, ancora non c’è un cartello che indichi chi sia la ditta esecutrice, la data di inizio e di fine lavori, il committente, il direttore dei lavori, il responsabile della sicurezza, l’autorizzazione del Comune. Non si sa che cosa si stia facendo all’interno del comparto transennato, a parte le perforazioni per probabili indagini geognostiche.
«È sorprendente che si assegni una gara d’appalto su un bene vincolato e che addirittura si installi una mega cantierizzazione senza l’autorizzazione dei Beni culturali – continua de Zanna. – Ignorare o by passare quanto scritto nel decreto di vincolo appare assai arduo e poco sostenibile nel caso di un’eventuale impugnazione dello stesso atto di autorizzazione. Il Gruppo Cortina Bene Comune continuerà ad impegnarsi in tutte le sedi per evitare che si proceda alla svendita di un bene pubblico, per il bene dell’interesse collettivo di tutti i cittadini», conclude la consigliera.