La prima apparizione del Taekwondo paralimpico, o ParaTaekwondo, risale alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 (disputate nel 2021 a causa del Covid). Si tratta del secondo sport di arti marziali dopo il Judo paralimpico, presente nella rassegna fin dalle Paralimpiadi di Seul 1988.
È uno sport nato molto recentemente, tanto che è stato riconosciuto come paralimpico solo nel 2017. Al debutto della disciplina sportiva alle Paralimpiadi, l’Italia non è riuscita a conquistare nessuna medaglia.
All’interno di questa guida scopriamo brevemente la sua storia, quali sono le edizioni dei Giochi paralimpici nei quali è apparsa e quali sono le nazioni che sono riuscite a conquistare almeno una medaglia durante le gare paralimpiche.
Nel 2005 la neonata Para Taekwondo Committee, creata dal World Taekwondo, sviluppò la versione paralimpica di questo sport per permettere alle persone amputate agli arti superiori di avvicinarsi a questa disciplina. La categoria di questa disciplina venne chiamata “Kyorugi“, e tuttora è l’unica ammessa alle Paralimpiadi.
L’altra categoria, la Poomsae, è stata creata nel 2013 per aprire le porte anche ad altre atleti con disabilità neurologiche, intellettive e ipovedenti. Attualmente la Poomsae non fa parte della rassegna paralimpica, ma non è escluso un cambio di decisione in futuro.
Prima ancora dell’inserimento nei Giochi paralimpici, a livello internazionale si sono sviluppati i World Para Taekwondo Championship, la cui prima edizione fu organizzata nel 2009 a Baku (Arzebaigian). L’edizione più partecipata fu quella del 2019 ad Antalya (Turchia), che vide gareggiare quasi 400 atleti provenienti da 69 nazioni.
Le classificazioni funzionali del Taekwondo paralimpico sono le seguenti:
Inoltre, a seconda del sesso, gli atleti vengono divisi anche in base al peso: uomini nei -61kg, -75kg e +75kg, donne nei K44 49kg, -58kg e +58kg per le donne.
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