TRIESTE «Più forti insieme» è lo slogan della campagna abbonamenti per la prossima stagione della Triestina partita mercoledì. Ma l’operazione parte con una frizione con i club tanto che dopo anni il Centro Coordinamento e il Fan Club Bar Capriccio non parteciperanno alla vendita delle tessere.
Il claim è in linea con l’aspettativa per una nuova stagione che cancelli quella da incubo, per società e tifosi entrambi parti lese, appena passata. Un incubo non per le vicende agonistiche ma per l’esilio a Fontanafredda.
Un rincaro dei prezzi c’è (circa il 30%) rispetto a quelli stracciati applicati nella prima stagione americana ma è equilibrato e tutto sommato in linea con quello applicato dai club (Vicenza, Padova) della categoria. Le novità ci sono e c’era da aspettarselo visto il mood societario: introduzione dei settori laterali e centrali in Colaussi e Pasinati, parità di genere (niente sconti alle donne è un altro tema sensibile), istituzione di Tribuna Gold (800 euro) e poltronissime (1.500), ripristino della giornata alabardata (una partita clou fuori abbonamento), assegnazione della carta fedeltà a ciascun abbonato.
Il rateo a prezzo intero per ogni singola partita resta comunque popolare: si va da meno di 8 euro per la curva ai 13 per la tribuna centrale. Esborsi minori ovviamente per i ridotti (giovani, famiglie, papà-figlio, nonno-nipote) e per i vecchi abbonati.
E proprio sulla tariffa applicata a questi ultimi si è consumato lo strappo con i rappresentanti della tifoseria organizzata (CCT e Triestina fan club Capriccio). I due presidenti Sergio Marassi e Michele Bertocchi hanno rappresentato alla società l’idea di applicare ai vecchi abbonati la stessa tariffa dell’anno scorso.
Sarebbe stato un segnale forte di vicinanza a questi tifosi che, pur avendo sottoscritto l’abbonamento, hanno potuto assistere a solo 5 partite (la sesta era nei play-off e quindi extra) allo stadio Rocco.
E il segnale sarebbe stato ancor più forte nei confronti di quel migliaio di eroici triestini che si sono sobbarcati le trasferte a Fontanafredda.
La Triestina ha detto no e da qui lo “sciopero” dei due centri che rappresentano, oltre che un punto di riferimento (solo tre settimane fa il presidente Rosenzweig ha voluto incontrarli) anche dei luoghi di socialità per i supporter alabardati.
Un anno fa peraltro sotto la Colaussi e in via Bramante sono stati sottoscritti oltre 1.500 abbonamenti. Per venire incontro al disservizio ora la società sarà chiamata a potenziare le sue strutture perché non per tutti il servizio on-line può essere sostitutivo di quello in presenza.
«Mi dispiace molto - spiega l’ad alabardato Sebastiano Stella - ma ci è stato posto un diktat e noi questo non possiamo accettarlo. Le tariffe sono contenute e il nostro modello guarda al futuro. Un segnale per i disagi dell’anno scorso? Il segnale è che abbiamo messo sul tavolo 20 milioni di euro. Noi comunque vogliamo bene a tutti i tifosi e ai loro rappresentanti ma per andare avanti nel progetto c’è bisogno di energia positiva e non di ostacoli».
Lo strappo certamente non fa bene ma resta la consapevolezza sulla solidità dell’investimento di Lbk e la qualità del progetto Triestina. Ed è evidente che l’Unione debba nel breve-medio termine diventare una società sostenibile economicamente e non un’impresa che ogni anno produce un buco da 10 milioni (come sta accadendo) da ripianare. La conseguenza è che la governance alabardata è pienamente legittimata ad applicare i modelli che ritiene più redditizi. I tifosi, i club, gli ultras hanno diritto a dissentire ma non faranno mancare il supporto alla squadra. E se i risultati arriveranno il Rocco tenderà ad essere sempre più popolato.
Ma la chiusura definitiva di un capitolo buio (per inadempienza dell’amministrazione cittadina) meritava un epilogo più sereno.
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