PRAVISDOMINI. Il sostituto procuratore Gabriella Cama ha chiuso le indagini sull’incidente del 4 marzo 2023 a Gorgo al Monticano in cui persero la vita la 17enne Barbara Brotto di Rustigné di Oderzo ed Eralda Spahillari, 19enne di Levada di Ponte di Piave.
Gli indagati rimangono Mikele Tatani, 21 anni di Pravisdomini (difeso dagli avvocati Christian Pavan e Damiano Danesin), e Gezim Qerosi, 21 anni di Annone veneto (difeso dagli avvocati Cecilia Pivetta e Giovanni Berta). I due conducenti, secondo la procura, avrebbero avuto un concorso di colpa nell’incidente.
Non erano alterati da alcol o droghe. Secondo quanto ricostruito dal perito del giudice, la Polo e la Bmw viaggiavano nella stessa direzione. Davanti a loro c’era un’Alfa Romeo, guidata da una donna, che rallentava la loro velocità.
Una volta uscite dall’abitato di Motta, le due auto hanno iniziato ad accelerare, avvicinandosi all’Alfa che li precedeva. A un certo punto, giunti all’altezza del civico 47 di via Sant’Antonino, l’auto guidata da Tatani, una Bmw 420D, che era in coda al terzetto, ha iniziato la fase di sorpasso delle due macchine che la precedevano, ossia la Polo, condotta da Qerosi, e l’Alfa.
Mentre stava superando la Polo, anche Qerosi ha iniziato la manovra di sorpasso dell’Alfa. Ed è in quel momento che la Bmw e la Polo si sono urtate lateralmente.
Così facendo la Bmw è stata spinta verso la sua sinistra ed è andata a schiantarsi contro un platano, causando così la morte delle due ragazze e il ferimento di Tatani e di Daniel Castelli, un 18enne di Motta.
La Polo è riuscita a terminare il sorpasso senza urtare l’Alfa. Dall’analisi dell’urto risulta che la Bmw e la Polo fossero quasi parallele e che avessero circa la stessa velocità. Tre le aggravanti contestate a Qerosi e Tatani: la velocità superiore di almeno 50 chilometri orari rispetto a quella massima consentita, l’aver effettuato il sorpasso di un altro mezzo in corrispondenza di una linea continua e l’aver provocato la morte a due persone.
Ai due indagati la procura riconosce l’attenuante di aver provocato l’evento «non per esclusiva conseguenza della propria azione o omissione». I due indagati hanno 20 giorni di tempo per chiedere al pm di farsi interrogare o per produrre memorie difensive. Dopodiché al pm starà la decisione di chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione del caso.