PAVIA. Negli occhi la meraviglia di un bambino per quello che lo circondava, anche adesso, a 75 anni. Nel cuore, da sempre e fino all’ultimo, la voglia di battersi per i più deboli e la giustizia: è morto Giulio Ricciardone, fu tra coloro che, con Antonio Pignatelli, Annalisa Alessio e Claudio Spairani, tra gli altri, rifondarono una quindicina di anni fa il circolo Anpi Pavia Centro Onorina Pesce Brambilla. Lascia la moglie Alma e le figlie Laura e Cinzia. La salma riposa alla sala funebre Bonizzoni in via Ciapessoni 21, i funerali saranno celebrati domani alle 9 nella chiesa di San Pietro in Verzolo.
A Pavia Ricciardone era arrivato nel 1970 dal podere dei suoi, a Casanova di Carinola in provincia di Caserta, per lavorare alla Snia. Ha lavorato in altre fabbriche,fatto molti lavori, poi si è messo in proprio come elettricista. «Era una persona capace, sapeva fare di tutto ed era generoso, in tutto - dice l’amico Pignatelli, con cui ha condiviso anche l’esperienza all’Anpi -. Attivo, presente. Insieme a Claudio andavamo a tagliare l’erba alla tomba di Giovanni Ferrari, ucciso dai fascisti».
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Prosegue Luca Casarotti, presidente Anpi Pavia: «Questa sezione, a cui Giulio ha infuso vita, senza di lui è una sezione monca. Colmarne la parte mancante sarà difficilissimo. È stato tra i pionieri che l’hanno resa quello che è nella politica cittadina, tutto l’anno e non solo il 25 Aprile. Giulio era sempre presente alle riunioni, agli eventi, da buon maestro lo diceva: bisogna esserci fisicamente, le parole servono fino a un certo punto. Per le cerimonie aveva un senso altissimo: sapeva che il modo in cui si sta in piazza dice molto dei militanti che si è. Per questo giustamente pretendeva che dei cortei antifascisti l’Anpi fosse ben visibile alla testa. A questo radicamento nella tradizione comunista e antifascista univa, Giulio, un’altra fede, che lo faceva entrare tra i primi, il 25 aprile, anche alla messa in suffragio dei Caduti per la libertà. E anche lì, nel sacro della Chiesa, Giulio voleva che al vessillo della nostra associazione fosse dato lo spazio che gli spetta».
«Papà è stato una persona adorata da amici e famiglia, - ricorda la figlia Cinzia - che nonostante una vita di lavoro, tanto lavoro, non ha mai perso quella gioia di scoprire, di fare di più, di aiutare di più. A me viene in mente questo spirito da bambino, che lo illuminava da quanto era curioso, la capacità di trovare meraviglia nelle cose che lo circondavano. In ogni cosa si applicava in maniera creativa». Cinzia vive in Gran Bretagna da 25 anni: «Mi ha colpito la tristezza di chi lo ha conosciuto lì, anche se per poco, anche con la barriera linguistica - spiega -ma lui era una di quelle persone con cui è impossibile perdersi».