Ancora due nodi da sciogliere per la variante di Longarone. Il primo: s’ha da fare o no lo svincolo d’ingresso in città? Se basta quello, poco distante, della zona industriale, si risparmia del suolo e per lo meno 20 milioni di euro di investimento.
Il secondo: non sono troppo alte le barriere da 3-4 metri anti-rumore che accompagneranno il tratto stradale dal torrente Maè fin quasi alla galleria di Castellavazzo?
La variante è un’opera olimpica da poco meno di 400 milioni di euro: Il cantiere è dato in partenza il prossimo marzo e in chiusura a giugno 2027.
La società Simico si era impegnata a perfezionare il nuovo progetto – correttivo di quello precedente dell’Anas – entro lo scorso giugno. «Il lavoro è davvero complesso e se c’è qualche settimana di ritardo è comprensibile» afferma Renato Migotti, uno dei portavoce del Comitato che ha ottenuto l’eliminazione del discusso viadotto. Comitato – tiene a dire – che opera in piena sintonia con l’amministrazione comunale.
La complessità del nuovo studio passa per problemi diversi. Questa settimana, ad esempio, c’è stato un incontro con la Soprintendenza in cui Simico, Comune e Comitato hanno illustrato i motivi per cui si è deciso di correggere il progetto già sottoposto alla Commissione di valutazione dell’impatto ambientale e pronto all’appalto. Il dispositivo prevedeva un viadotto che a tratti era alto 8 metri e mezzo e che si sarebbe alzato di altri 3 metri con le barriere fonoassorbenti.
La Soprintendenza ha preso atto – «perché migliorativo sul piano ambientale» – dello studio che riporta la strada a un metro e mezzo dal cosiddetto pianocampagna. Ha però sollecitato le parti a considerare l’impatto che giocoforza daranno le barriere anti-rumore, che saranno installate per proteggere la Fiera, gli insediamenti residenziali e lavorativi, soprattutto le scuole e gli impianti sportivi dall’inquinamento acustico. Si sa che verranno alzate per 3, a tratti anche per 4 metri. Il tema è aperto, soprattutto sulle caratteristiche di queste protezioni. Ma ancora da dibattere sarà un altro nodo, altrettanto delicato, forse anche di più.
Il progetto Anas, quello appunto licenziato dalla Commissione Via, mette in conto due svincoli per Longarone: il primo all’altezza dell’area industriale, il secondo un chilometro e 700 metri più avanti, nei pressi della Fiera. Questa settimana ci sarà una riunione tra il Comune, il Comitato e Simico per decidere se il secondo snodo s’ha da fare. C’è chi, come l’architetto Renato Migotti, ritiene che sia superfluo, o meglio che risulti un doppione quasi inutile di quello, senz’altro indispensabile, che sarà costruito a ridosso delle fabbriche. «Lo svincolo avrà le caratteristiche di quelli autostradali, quindi dovrà essere necessariamente impattante, fra l’altro con due direzioni di uscita e due di ingresso.
Ci stiamo chiedendo se non è il caso di risparmiare un po’ di suolo; di evitare un sicuro impatto ambientale; di evitare un supplemento di spesa che senz’altro sarà plurimilionario».
Per la verità ci sarà anche chi obietterà che l’uscita a circa due km da Longarone non è la più comoda. E in particolare non lo sarà per chi arriverà da nord, quindi dal Cadore, che dovrà uscire ad Ospitale per raggiungere Castellavazzo e Longarone, oppure scendere fino in zona industriale, per risalire verso la destinazione.
«Dovremo ragionarci con calma e con serenità. Consapevoli» aggiunge Migotti «che intanto abbiamo evitato, grazie a Simico e al Comune, il muro del Vajont, perché di tale si trattava: un muro alto ben oltre gli 8 metri almeno nei pressi del ponte Campelli. Ci siamo battuti contro per preservare un territorio che riteniamo quasi sacro (per la memoria). Forse una considerazione in tal senso merita anche quest’ultimo passaggio».
Il sindaco Roberto Padrin, prendendo atto di quella che definisce la «esemplare partecipazione» di popolo alla costruzione dell’opera più importante per la città, invita a pazientare ancora per il tempo necessario alla definizione del progetto ottimale.