In pellegrinaggio per la vita, per i figli. Un tempo si usava per l’acqua, contro la siccità. «Oggi la desertificazione è quella dei figli» dice il parroco di Sernaglia, don Mirko Dalla Torre, prima che i fedeli s’incamminino da Falzè verso il santuario di Sant’Anna, sulla riva del Piave, in località Collalto. L’alba è passata da poco.
In piazza si radunano dieci, venti, cinquanta poi cento tra genitori e ragazzi, nonni e nipoti. C’è anche il vicario generale della diocesi, mons. Martino Zagonel, c’è anche la vicesindaca di Sernaglia, Eleonora Antoniazzi.
Si parte a piedi, con le scarpe comode e il cuore aperto alla preghiera. Il pellegrinaggio di Sant’Anna, la patrona che si festeggerà il 26 luglio, è stato voluto da alcune giovani coppie, che hanno da poco generato. «Questa è anche l’occasione di chiederci – ci dice Gabriella – perché oggi non si fanno figli. Non perché non amiamo la vita e siamo chiusi al futuro. Ma perché il sistema non ci permette di conciliare lavoro e famiglia». Tre quarti d’ora di cammino e quell’angolo di paradiso che è appunto Sant’Anna accoglie i pellegrini.
Ad accoglierli c’è anche il sindaco di Susegana, Gianni Montesel. «Un’amministrazione comunale può fare la sua parte, decisamente importante, sul piano dei servizi, come anche noi stiamo facendo. E per quanto riguarda il lavoro, ritengo che da parte loro le aziende potrebbero intervenire con misure di welfare».
I fedeli riempiono la chiesa. Non tutti ci stanno; alcuni si accomodano all’esterno, su panche. Il vicario Zagonel guida la preghiera, invitando i presenti a chiedersi: «Il mio cuore che cosa chiede al Dio della vita?». Testimonia una mamma, parla del figlio, si commuove. Interviene un papà, evidenziando le ansie dei giovani.
Ancora Zagonel: «Siamo qui, nella chiesa di Sant’Anna chiedendo che le nostre famiglie apprezzino e supplichino di più per la vita». Vita anche come pace. Siamo in una zona che è stata al centro della sanguinosa prima guerra mondiale. Si invoca dunque la pace. È poi la volta della messa. «Il Dio della vita – rassicura Zagonel – ci dà una vita per sempre, non a termine». Nulla, dunque, è da sprecare.
Al termine della celebrazione, il vicario confida al cronista tutta la preoccupazione, anche della Chiesa diocesana, per quanto è accaduto a pochi chilometri, da qui, a Vidor, con la morte di Alex Marangon. «Sono tragedie che ci devono profondamente interrogare».
A seguire l’inaugurazione della mostra “Le rajse” dell’artista Pietro Stefan, a cura del Comitato Collalto che organizza la festa di Sant’Anna, e di Diotisalvi Perin, l’anima dell’evento. Si tratta di reperti raccolti in 70 anni di ricerche dallo stesso artista che nel suo peregrinare si faceva anche 10 km a piedi al giorno. Una curiosità, fra le altre: pezzi di pavimenti storici di ville e palazzi recuperati magari in discarica. Durante la festa, fra l’altro, i visitatori troveranno la possibilità di essere accompagnati in visita a siti archeologici risalenti all’epoca romana e puntualmente protetti dalle associazioni di volontariato.