A 100 anni esatti dall’ultima volta in cui la città ha ospitato l’evento, Parigi è finalmente pronta ad accogliere i Giochi della XXXIII Olimpiade Moderna.
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di Margherita Degani
Le Olimpiadi sono un momento di concentrazione ed addensamento dell’attenzione mondiale; un evento che si pone al di fuori della storia, ma che allo stesso tempo ne risulta imbevuto; un’occasione di unione internazionale, per andare al di là delle separazioni ed aspirare a qualcosa di più. Ecco un breve elenco di alcuni dei più celebri e significativi attimi regalati dalle Olimpiadi Moderne rinnovate a partire dal 1896.
Oltre a quelle sportive sono, dunque, anche le aspettative di cronaca a tenerci incollati allo schermo, spingerci a sperare ed a sentire che qualcosa di grande si sta consumando sotto i nostri occhi. Qualcosa di comune. Emozioni e sentimenti che bruciano, nello stesso identico modo, gli spiriti di milioni di persone diverse al mondo, nell’arco degli stessi istanti.
Non molto diversa doveva essere stata la predisposizione del pedagogista e sociologo Pierre de Coubertin, che quindici secoli dopo la loro interruzione, credette di nuovo nel valore e nelle possibilità dei giochi olimpici. Fu egli stesso a coniarne il nuovo motto Citius, altius, fortius (più veloce, più alto, più forte) e ad immaginare l’intersezione dei cinque cerchi, a simboleggiare l’unione di popoli provenienti da cinque diversi continenti. La prima edizione moderna si celebrò proprio ad Atene, nel 1896, grazie anche alla recente scoperta delle rovine dell’antica città di Olimpia che aveva rinnovato l’interesse nei confronti del mondo antico e, naturalmente, dei giochi stessi.
Era proprio a Olimpia che inizialmente i Giochi olimpici erano celebrati, ogni quattro anni, a rappresentare la più antica, oltre che solenne, competizione panellenica. Sebbene l’origine debba essere stata più antica, la cronologia a noi nota ha inizio con l’anno 776 a.C. e termina con la sospensione del 393 d.C., a seguito della crescente influenza dell’Impero Romano. Primariamente distribuiti nell’arco di un solo giorno, si estesero con il passare degli anni, fino ad includere corse podistiche, pentathlon, pugilato, corse con i cavalli e con i carri, corse armate ed il pancrazio, un miscuglio di pugilato e lotta.
Un pubblico di 40.000 persone poteva assistere alle gare, cui erano ammessi tutti gli abitanti aristocratici greci, inclusi i rappresentati delle colonie, purché di sesso maschile. Diversamente, le donne non erano ammesse nemmeno tra gli spettatori. Almeno fino all’importante data del 376 a.C., quando, in occasione della centesima Olimpiade, la sorella del Re di Sparta osò fare il suo ingresso nello Stadio.
Per una città, vantare l’atleta migliore, significava accrescere il proprio prestigio, mentre per l’individuo implicava l’erezione di vere e proprie statue in suo onore, l’incoronazione con l’olivo e la possibilità di accedere a cariche significative. Non solo, fatto ancora più importante, i giochi sancivano una Tregua Sacra e, di conseguenza, impedivano il verificarsi di scontri e guerre per la durata delle competizioni.
Nonostante le differenze evidenti e naturali tra la realtà antica e quella moderna, ciò che è ancora preservato è la forza simbolica e rappresentativa del concetto di Olimpiadi. Si tratta di un complesso sistema capace di mettere in moto risorse sociali ed economiche, dinamiche globali e locali, processi storici, ma soprattutto persone. E prima ancora di essere un evento economico-pubblicitario per le Nazioni, si fa reale occasione di condivisione culturale sul piano mondiale, al di là delle differenze tra “tradizioni”.
Lasciamo allora che le Olimpiadi 2024 ci sorprendano ancora; speriamo, emozioniamoci, tifiamo. Cerchiamo tanto di gioire quanto di rimanere delusi, sempre sapendo di assistere e contribuire ad un altro tassello di quella stessa storia che ci ha condotto qui, risultato di tutte le cadute, svolte e successi che hanno costruito il nostro passato dall’Antichità ad oggi.
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