Si è chiusa l’estate dell’Italrugby e il tour nel Pacifico ha portato ai ragazzi di Gonzalo Quesada una sconfitta, contro le Samoa all’esordio, e due vittorie, contro le Tonga e oggi contro il Giappone. Un tour, dunque, in chiaro scuro, ma che alla fine può venir letto in chiave positiva per il ct argentino.
Le due vittorie hanno ribadito il buon momento del rugby azzurro, soprattutto quella con il Giappone è stata netta e, nonostante un momento di sofferenza per Lamaro e compagni, il match non è mai stato in dubbio, con le due mete subite nate più da situazioni fortunose che altro. Dunque, con il Giappone si è visto del buon gioco e anche della buona difesa. Come ha detto Quesada, unica nota stonata della giornata, l’indisciplina con i tre cartellini gialli presi.
Ma guardando all’intero tour, il bilancio è sicuramente positivo. Per diversi motivi. Il primo storico: l’Italia di solito nei tour estivi esce malamente, con brutte partite e tante sconfitte. Questa volta, invece, il saldo dice due successi e un ko. Poi c’è la questione ambientale. Quesada ha ribadito più volte che in queste tre settimane è stato difficile prepararsi alle partite, tra i tanti trasferimenti aerei e le situazioni logistiche non all’altezza (soprattutto nelle Samoa e nelle Tonga). Aver saputo gestire il tutto con prestazioni in crescendo è un buon segnale.
Il terzo punto è che l’Italia arrivava a questo tour stanca. Nell’anno successivo ai Mondiali i ragazzi del ct argentino non si sono fermati per oltre un anno e, dunque, chiedere lucidità e perfezione in campo era difficile. Certo, Quesada avrebbe potuto fare altre scelte, lasciare a casa chi è stato più spremuto tra nazionale e club, e puntare su qualche giovane. Ma il rischio di flop e di bruciare ragazzi inesperti era alto.
Alla fine, dunque, si è raccolto il massimo nella situazione non facile in cui si era. E guardando alle individualità, il tour ha confermato alcune certezze, da Ange Capuozzo a Nacho Brex, passando per Monty Ioane e il pack, ma ha anche dato la possibilità di ritrovare minuti e consapevolezza in azzurro ad alcuni giocatori che – per infortuni o scelte tecniche – erano rimasti ai margini ultimamente, come Jacopo Trulla e Marco Riccioni. Insomma, alla fine una tournée che lascia più luci che ombre e fa ben sperare per il futuro.