Anche per questa estate il rifugio Galassi a Calalzo di Cadore rappresenta un’unicità su tutto l’arco alpino dolomitico, non solo Bellunese. La struttura ai piedi dell’Antelao, di proprietà della sezione Cai di Mestre, garantirà ospitalità attraverso un rodato servizio di autogestione. Un progetto che resiste da ben 54 anni, caratterizzato da turnazioni effettuate, durante l’intera stagione turistica estiva, da gruppi di volontari di qualsiasi età, non necessariamente soci Cai.
«Difficoltà nel reperire persone a cui affidare la gestione del rifugio? Magari il contrario, nella selezione che prevede una serie di valutazioni, anche stringenti, ci è toccato rispedire al mittente più di una candidatura», rivela Francesco Abbruscato, membro della commissione costituita appositamente dal Cai di Mestre per coordinare gestione ed organizzazione interna del Galassi. «Quello che ci preme rimarcare in questo momento è che le due figure di riferimento che ogni gruppo di autogestione deve avere al proprio interno hanno, rispettivamente, 25 e 26 anni. Sono sempre di più i giovani, anche giovanissimi, che si sono avvicinati alla nostra realtà con l’intento di vivere un’esperienza formativa ma anche divertente. Perché è vero che all’interno del rifugio il lavoro da fare è tanto e faticoso, ma se assunto con lo spirito giusto si rivela un’esperienza indimenticabile».
[[ge:gnn:corrierealpi:14486053]]
La commissione è guidata da Massimo Pavan. Ogni anno, già durante il periodo invernale, lavora alacremente per raccogliere le candidature e valutarne l’affidabilità. Successivamente vengono organizzati incontro utili a conoscere le persone. Infine la composizione delle squadre, che per una settimana o dieci giorni, fino a settembre inoltrato, saranno chiamate a gestire il rifugio Galassi, situato ai 2.018 metri di quota di forcella piccola all’Antelao, sul territorio di Calalzo. «Ogni tanto qualche richiesta sconsiderata arriva», rivela Abbruscato, «sia da parte di aspiranti gestori che da turisti sconnessi dalla realtà. Sconnessi perché se, nella telefonata, ci viene richiesto se il rifugio è dotato di garage è evidente che qualcosa non sia andato per il verso giusto. A volte è meglio riderci su, ma è pur vero che determinate situazioni inducono a riflessioni legate all’aumento vertiginoso delle presenze in montagna».
Un aspetto, quest’ultimo, che richiama al progetto di autogestione del Galassi. «Sicuramente la nostra idea di gestione di un rifugio avvicina sensibilmente chi vi lavora e chi vi soggiorna come turista. Qui ci si sveglia alle 5 del mattino per iniziare le faccende, sia internamente che esternamente», conclude Abbruscato. «Anche le richieste in cucina devono essere soppesate al fatto che l’offerta è limitata. I cuochi, per quanto preparati, sono volontari. L’autogestione aiuta a superare certe richieste strampalate che si sentono sempre più spesso in montagna».
[[ge:gnn:corrierealpi:14486054]]
Infine la sicurezza. «Siamo le sentinelle della montagna, anche da gestori volontari di un rifugio», conclude Abbruscato, «nelle scorse ore i nostri ragazzi sono stati protagonisti di una segnalazione al Suem di un escursionista in difficoltà sull’Antelao. Un ragazzo che, una volta recuperato, ha ammesso di essersi perso mentre seguiva la traccia Gps sul telefonino. Un ulteriore aspetto che rende l’idea di come a volte in montagna gli atteggiamenti siano sconsiderati».
Non solo autogestione, fiore all’occhiello del rifugio Galassi da più di cinquant’anni. La riapertura estiva è stata accompagnata da una serie di interventi di riqualificazione e manutenzione della struttura. Uno su tutti: la sistemazione delle tubature che permetterà ai fruitori del Galassi di bere l’acqua della sorgente. Dopo tanti anni, il lavoro più impegnativo sul fronte strutturale ha interessato i bagni, che sono stati rifatti integralmente. Il tutto, con il supporto prezioso dei volontari appartenenti alla sezione Cai di Mestre.