SALASSA. È stata annullata l’ordinanza di custodia cautelare di Nourddine Lakhrouti, il fratello di Khalid Lakhrouti, l’uomo di origine marocchina morto durante un esorcismo lo scorso 10 febbraio nella sua abitazione di Salassa. Al momento il fratello della vittima resta in carcere, ma la pronuncia della Corte di Cassazione, a cui hanno fatto ricorso i suoi legali, ha così disposto l’annullamento dell’ordinanza. Gli atti saranno nuovamente sottoposti al Tribunale del riesame di Torino per una nuova decisione sulla libertà personale dell'indagato.
Le indagini per la morte di Khalid Lakhrouti erano culminate con l’arresto del fratello, dello zio imam e della moglie della vittima, agli arresti domiciliari per potersi prendere cura dei figli minorenni. Successivamente il fratello e lo zio, entrambi sottoposti a custodia cautelare in carcere, tramite i loro legali, avevano avanzato al Tribunale del riesame di Torino la revoca della custodia cautelare, chiedendo una misura meno afflittiva. Nel mese di aprile, tuttavia, dal Tribunale del riesame l’impianto accusatorio (il reato è quello di omicidio volontario) era stato confermato, così come l’ordinanza di custodia cautelare. Nel caso del fratello della vittima era stato ritenuto sussistente solo il pericolo di inquinamento probatorio, mentre per lo zio il Tribunale aveva respinto totalmente l’istanza di scarcerazione per il pericolo di inquinamento delle prove e la possibile reiterazione del reato.
Gli ultimi sviluppi di questa vicenda riguardano Nourddine Lakhrouti, fratello della vittima, e risalgono alla fine della scorsa settimana, perché, dopo il ricorso alla Corte di Cassazione avanzato dagli avvocati difensori Ferdinando e Fiorenza Ferrero del foro di Ivrea, la Corte di Roma ha disposto l’annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare. I due legali, con il precedente ricorso al Tribunale del riesame, erano già riusciti ad ottenere un’attenuazione della misura di custodia cautelare: il provvedimento, infatti, determinava una durata massima della detenzione pari a sei mesi.
I legali di Lakhrouti, tuttavia, avevano scelto di fare ricorso in Cassazione puntando su alcune violazioni di legge, concernenti il tipo di reato contestato, la violazione di garanzie difensive e alcuni vizi nella nomina degli interpreti. Con la pronuncia emessa alla fine della scorsa settimana, la Corte di Cassazione ha annullato il precedente provvedimento, rimandando gli atti, alleggeriti di alcune censure apportate dalla Cassazione in seguito al ricorso degli avvocati Ferrero, al Tribunale del riesame di Torino che, con una composizione differente, dovrà emettere una nuova decisione. Nel frattempo Nourddine Lakhrouti resterà in carcere, in attesa di una ridefinizione che chiarisca se ci sono elementi sufficienti per la scarcerazione oppure no. I legali, dunque, attendono i prossimi sviluppi, a partire dalla lettura delle motivazioni della Corte di Cassazione, non ancora depositate, che chiariranno quali sono le ragioni dell'annullamento dell'ordinanza e in che modo il quadro indiziario a carico di Lakhrouti dovrà essere alleggerito, ridefinito e rivalutato.
La morte di Khalid Lakhrouti, 43 anni, risale al 10 febbraio ed era stato un bottone in plastica bianca, ritrovato nella gola della vittima durante l’autopsia, a far scattare le indagini per omicidio. È stato soffocato in un esorcismo durante il quale è stato legato mani e piedi e messo in condizioni di non urlare o chiamare aiuto, premendogli una camicia sulla bocca, quella da cui si è staccato il bottone. L’uomo, sposato e separato, padre di due bambini, viveva a Salassa, nell’abitazione di via Cavour in cui ha perso la vita.