Era di rientro dall’ospedale e ha chiesto di telefonare ai familiari. L’agente ha aperto la cella ed è stato aggredito. I sindacati: «Devono stare in strutture idonee»
IVREA. Ha rotto la faccia a un agente di polizia penitenziaria. È successo a Ivrea sabato alle ore 17 circa. Un detenuto paziente psichiatrico, in mattinata, ha manifestato l’intenzione di uccidersi ed è stato ricoverato in ospedale a Ivrea per le cure del caso.
Dopo il suo rientro in carcere, ha chiesto di andare a telefonare ai familiari. Subito dopo che l’agente di servizio ha aperto la cella per mandarlo a fare la telefonata, il detenuto senza motivo, ha iniziato a prendere a pugni il poliziotto penitenziario spaccandogli la faccia.
«Il Sinappe continua a sostenere che i detenuti con problemi psichiatrici - spiega il segretario nazionale del sindacato Raffaele Tuttolomondo -, devono stare all’interno delle strutture idonee con personale preparato per gestire persone con questi tipi di problemi. Chiediamo a gran voce l’immediato trasferimento del detenuto che ha picchiato al poliziotto penitenziario in un altro istituto e auguriamo una pronta guarigione al collega».
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindacato Osapp: «Il detenuto è ristretto al reparto isolamento e solo grazie al tempestivo e professionale intervento del personale di servizio si è evitato il peggio. La casa circondariale di Ivrea da anni è senza un comandante di reparto titolare».
Prosegue il segretario Leo Beneduci: «Oramai non abbiamo più parole per commentare tanta gratuita violenza in danno del personale di polizia penitenziaria in servizio negli istituti di pena italiani. È necessario ed urgente dichiarare lo stato di emergenza delle carceri italiane. Basta slogan come ad esempio: regole di ingaggio, istituzione Gir, protocolli operativi (totalmente falliti). Servono fatti concreti perché a dire il vero, di chiacchiere ne abbiamo sentite già tante e di fatti ad oggi nulla ed a rimetterci è sola la polizia penitenziaria totalmente abbandonata a se stessa».
Soltanto tre mesi fa, per citare l’episodio più grave, un detenuto aveva fratturato una mano a un agente di polizia penitenziaria. Gli era costata una prognosi di 15 giorni.
L’agente aveva provato a disarmarlo, visto che il detenuto, che aveva già violenze passate alle spalle, aveva creato e brandiva una lama di 7 centimetri.