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Paolini, il sogno si ferma in finale (Azzolini, Bertolucci, Ercoli, Semeraro, Martucci). Sfida regale (Chinellato). Ossessione Nole, tra Carlos e…Roger (Di Nardo)

La rassegna stampa di domenica 14 luglio 2024

Jas, hai vinto lo stesso (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Alla fine, il peso della sconfitta è impossibile da ricacciare indietro. Insegue e travolge, e torna a visitarti di continuo, per annientarti con le immagini che volevi fossero tue. Ne basta una… Barbora che sale le scale del Centre Court, e corre spingendo e calpestando fino al suo spicchio di tribuna, dove l`attendono per l`abbraccio che serve a condividere le ansie di una vittoria che ha preso la strada più lunga per coagularsi intorno alla ragazza di Brno. La stringono in sette, forse in otto, è un abbraccio che toglie il respiro. Jasmine Paolini guarda seduta sulla sua panca, di lato al trespolo dell`arbitro, ed è il momento giusto per sentirsi triste e versare una lacrima. Avrebbe dato tutto per essere lei a correre versoi genitori, l`amica, il coach, e farsi sommergere di baci e complimenti. Non ce l`ha fatta per un nonnulla, ed è difficile spiegare che cosa sia il niente… Uno, due colpi appena andati di traverso, quando aveva rimesso ordine nelle sue paure e sembrava lei ad avere il comando delle operazioni. Quel po` di voglia di sorridere e di scherzare che trova dentro di sé, Jas la tira fuori per la premiazione, che rischia di aprire il rubinetto delle lacrime. La nostra ragazza resiste, ringrazia, si complimenta con Barbora, ma è triste come il piatto del secondo premio, che di fianco al Rosewater Dish intarsiato d`oro e d`argento che solleva la ceca sembra di latta. Signori di Wimbledon, voi che tutto potete e anche quest’anno avete intascato tra gli 80 e i 90 milioni di sterline, migliorate quel secondo premio che somiglia a un vassoio per portare il caffè alle amiche. Ma che volete che importi a Jasmine. Lei quel piatto intarsiato l`ha accarezzato a lungo, ed è difficile dire come (e perché) le sia sfuggito. Barbora, grande, grossa e fifona non ha giocato meglio di lei, e non ha fatto di più. Primo e secondo set, addirittura, hanno finito per somigliarsi, entrambi dominati dall`ansia. Naturale, quella di Paolini, al suo secondo contatto con il Centre Court, uno stadio che vive di coreografie che si rinnovano di continuo, con il suo eterno sovrapporsi di volti noti e il campo rialzato rispetto alle prime file, che lo fa sembrare un palcoscenico teatrale. C`era Tom Cruise in divertiti approcci con una mora mozzafiato, c`era Zendaya, sempre più cittadina del tennis, e Hugh Jackman, mentre il coté tennistico vedeva schierata un bel po` di storia dei Championhsips. La signora Gilkes, al secolo Maria Sharapova, tacco dodici a issarsi fino ai due metri, Martina Navratilova con la moglie sempre più bella, Billie Jean King. […] Match giocato sul filo dei troppi errori, nei due set iniziali. Solida la ceca e spaesata Jasmine nel primo, brillante e volitiva la nostra nel secondo, mentre Barbora cadeva in un pozzo nero zeppo di doppi falli e di rovesci svolazzanti oltre la riga di fondo. Nel terzo Krejcikova ha ripreso in mano il proprio servizio, cosa che le ha permesso di arginare la frana del suo tennis tremebondo. Più propositiva, Paolini si manteneva una spanna più su dell`avversaria nell`impostazione delle giocate, ma era il punteggio a cambiare forma, rispetto al set precedente, perché la ceca tornava imbattibile nei suoi turni al servizio e si procedeva spalla a spalla. È su questi presupposti che ha preso forma il break assassino sul 3-3 che ha chiuso la porta di Wimbledon in faccia a Jasmine. Due pallate ben colpite dalla Krejcikova, finite a un centimetro dalla riga di fondo la prima, e da quella laterale l`altra. Jas ha provato a reagire, come si conviene a una giocatrice che merita, ormai, di essere considerata fra le campionesse del circuito. Sul servizio finale, Paolini ha avuto due palle break che avrebbero potuto rimettere tutto in discussione. Ma Barbora ha giocato bene i suoi servizi, annullando e riportandosi in testa. Fino all`errore di Jas, che ha dato il via ai festeggiamenti del team ceco. Occasione fallita di un soffio. […] Questa seconda finale Slam di Jasmine tornerà più volte a farle visita, la obbligherà a rigirarsi tra le lenzuola nelle notti che verranno e il magone non le passerà tanto presto. Ma quando il peggio sarà alle spalle, e avrà voglia di ripensarci, è probabile che vi troverà dentro infiniti spunti di riflessione. Avesse preso subito in mano la finale, mi chiedo se la ceca sarebbe riuscita a non scomporsi, come le è accaduto nel secondo set. Avesse previsto quelle due rapide artigliate di Barbora, a metà del terzo, e fosse riuscita a debellarle prendendo lei l`iniziativa, è possibile che il match avrebbe imboccato la strada che lei sperava. Dal mio punto di vista le direi di crederci ancora. Non è la seconda finale persa, ma la seconda finale raggiunta nello Slam. […]

Paolini, che peccato (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Abbiamo ancora negli occhi la battaglia di nervi della finale femminile di Wimbledon, in cui purtroppo Jasmine Paolini non è riuscita a regalarci un successo storico al culmine di un torneo in cui tuttavia si è confermata giocatrice di livello superiore, e il pensiero corre già all`appuntamento olimpico, un altro degli eventi clou di questa stagione. Per la prima volta da quando il tennis è rientrato nel programma dei Giochi dalla porta principale (era il 1988), la squadra azzurra si presenterà al torneo a cinque cerchi nel ruolo di nazione di riferimento, con la possibilità concreta di puntare a una medaglia in tutte le specialità, maschili e femminili (e pure nel misto). I risultati del Roland Garros prima, peraltro sugli stessi campi in cui si giocheranno le partite dell`Olimpiade, e di Wimbledon poi hanno confermato infatti lo straordinario stato di salute del nostro tennis, ancorato non soltanto al valore assoluto di Sinner, il più forte giocatore del mondo, o alle prodezze dell`incredibile Paolini, ma capace di trovare sempre altri protagonisti di talento. Mai come questa volta, va detto, il torneo olimpico rappresenterà un traguardo ambitissimo per tutti, come dimostrano da tempo le dichiarazioni dei big e la loro volontà di esserci a tutti i costi, e dunque il tabellone proporrà battaglie complicate fin dal primo turno. Si tratta poi di un appuntamento compresso in una settimana, in cui si giocherà ogni giorno e magari con il doppio impegno singolare-doppio, con conseguente consumo di energie che bisognerà gestire al meglio. Queste, più ancora del repentino passaggio dall`erba alla terra, per cui però ci sono due settimane di adattamento, saranno le insidie maggiori che attenderanno i giocatori a Parigi. Dove Sinner si presenterà da testa di serie numero uno e dunque schivando il pericolo di trovare Alcaraz o Djokovic prima della semifinale, anche se incombe su tutti l`ombra del rientrante Nadal. Inutile nascondersi, Jannik al Roland Garros dovrà puntare al bersaglio grosso, e nei 15 giorni di allenamenti che lo separano dal debutto troverà sicuramente la chiave per riappropriarsi in fretta dei meccanismi del rosso. Sono curioso, poi, di vederlo all`opera in doppio con Musetti. […] Ovviamente nella specialità le nostre punte sono Bolelli e Vavassori, e non inganni il passo falso di Wimbledon: la loro straordinaria stagione può davvero trovare l`apice ai Giochi, anche perché le coppie forti dello stesso Paese si contano sulle dita di una mano. Nel singolare femminile, la Paolini degli ultimi due mesi deve temere solo la Swiatek, mentre il doppio con la Errani ormai è una sicurezza consolidata, anche se le avversarie, dalle americane alle ceche, non mancheranno. Ma il timore degli avversari è un concetto che non appartiene più al nostro movimento tennistico: oggi siamo noi quelli da battere. 

Bravissima (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Prima ancora di vincere o perdere, è questione di giocarsela. Potrebbe sembrare una frase da manuale dell`ovvietà, ma se Jasmine Paolini non perde occasione per sottolinearlo, un significato ci dovrà pur essere. Per anni, la toscana è spesso scomparsa al cospetto di big e grandi palcoscenici. Ora, invece, è diventata un osso duro per tutte, capace di recuperare anche quando parte a rilento e spesso vincitrice in battaglia. È successo nella semifinale contro Donna Vekic; purtroppo, ieri, il colpo di reni non è bastato a regalare all`Italia il primo Wimbledon della sua storia. Le braccia al cielo le alza Barbora Krejcikova, classe `95 di
Brno, tornata a vincere un Major a tre anni dal trionfo al Roland Garros, vinto alla prima occasione a differenza della nostra Jas, sconfitta a Parigi dall`imbattibile Swiatek. La finale di ieri, vinta 6-2 2-6 6-4, iscrive la ceca nell`albo d`oro di Wimbledon, dove nel 1998 entrò Jana Novotna, sua ex allenatrice scomparsa nel 2017, alla quale ha dedicato immancabilmente la vittoria. Se la storia di tennis di Jasmine è bella, lo è altrettanto quella della nuova campionessa dei Championships. A essere lucidi e oggettivi, alla vigilia soltanto la classifica e la recente continuità potevano far propendere per un pronostico in favore dell`azzurra. Le qualità dell`ex numero 2 del mondo erano indubbie, al netto dei problemi fisici che l`hanno rallentata, e tagliate su misura per una finale sul veloce contro una rivale come Paolini. La toscana tra i suoi più grandi pregi ha quello di saper comandare con i piedi dentro al campo, di contro accusa avversarie che escono forte dal servizio e la costringono a difendersi. […] Archiviato il primo parziale con un netto 6-2, Jasmine non soltanto ha reagito ma ha inflitto il medesimo score all`avversaria. Se a Parigi sembrava impossibile, e contro Swiatek effettivamente era ai limiti dell`impresa, nel corso del secondo parziale è maturata l`idea che a Wimbledon il titolo fosse raggiungibile. Spinta da un pubblico che l`ha presa in simpatia, l`allieva di Renzo Furlan ha alzato la qualità della risposta, riuscendo a giocare scambi più lunghi e intensi facendo muovere l`avversaria. La ceca dal canto suo ha accusato qualche incertezza e perso un po` della solidità che la contraddistingue, fattore che unito alla forza dei suoi colpi fa la differenza. Nel terzo set l’equilibrio ha retto fino al 3-3, ma è stato il settimo gioco a spezzare la contesa. Sul 30-40 Paolini si è salvata con un dritto lungolinea, ma alla seconda occasione utile per la ceca, è arrivato un doloroso doppio fallo. Nel decimo gioco Jas le ha provate tutte, aumentando la qualità della risposta, facendo giocare ogni scambio all`avversaria, che ha avuto il merito di rimanere sempre nei pressi della riga di fondo. L’azzurra si è procurata due palle break e ha annullato altrettanti match-point, ma al quattordicesimo punto del game Krejcikova ha potuto festeggiare, celebrando il secondo Slam della carriera. «Today is still a good day» è la frase di Paolíni diventata virale sugli account del torneo. Pur senza il trionfo finale è stata scritta un`altra pagina di storia del nostro tennis, come fece Berrettini nel 2021, e Jasmine mai si sarebbe aspettata di poter esserne protagonista.

L’orgoglio di Jasmine (Stefano Semeraro, La Stampa)

«Che cosa vorrei fare per rilassarmi ora che è finita? Non lo so, perché sinceramente io qui ci stavo benissimo». Jasmine Paolini può pure aver perso la finale di Wimbledon, la seconda di fila in uno Slam dopo quella a Parigi, arrendendosi in tre set (6-2 2-6 6-4) a Barbora Krejcikova ma sul Centre Court ha messo le radici. Due settimane, e l`ha trasformato in casa sua. Per tutti i tre set è sembrato di stare a Lucca, non a Church Road, un tifo caldo, rumoroso, appassionato come per uno straniero da queste parti non si sentiva dai tempi di Federer. Non è bastato, come non è basta la grinta di Jas, che dopo una falsa partenza e un primo set dominato dalla ceca (90 per cento di prime palle) ha trovato ancora una volta la forza di ribaltare il match, trascinarlo al terzo. E in un ultimo game da crepacuore – sedici punti, due matchpoint salvati – è quasi riuscita a cambiargli etichetta. Senza mai perdere il sorriso, la gioia di stare comunque lì. […] La Krejcikova, al secondo successo Slam dopo quello di Parigi nel 2021, Wimbledon ce l`ha nel Dna e nel destino. Da ragazzina bussò alla porta di Jana Novotna, una delle sei campionesse di Wimbledon made in Repubblica Ceca, le consegnò una lettera e si fece adottare tennisticamente («Quella lettera mi ha cambiato la vita, è stata Jana a credere in me»). Noi italiani sul verde più brillante del tennis invece siamo dei parvenu, Jasmine addirittura la prima lady che arriva fino in fondo, dopo il debutto assoluto di Berrettini nel 2021. Può pentirsi di qualcosa: dettagli, mezze incertezze; ma rimpianti zero. «Quel challenge dovevo chiamarlo, sennò mi sarebbe rimasto per sempre il dubbio», dice del `Falco` chiamato fra prima e seconda di servizio che le è costato il doppio fallo e il break decisivo nel terzo set. «Piuttosto avrei potuto far meglio sulla risposta che ho messo in rete sulla sua seconda nell`ultimo game. Ma il tennis è fatto così. Di queste settimane sono comunque contentissima, forse devo rendermi ancora bene conto che ho giocato la finale di Wimbledon. Questa sconfitta ora però mi brucia più di quella di Parigi, perché lì non avevo avuto chance». Con Barbora che, tenerissima, sotto gli occhi della grande Martina Navratilova – e di Tom Cruise, Zendaya, Hugh Jackmann, Maria Sharapova… – quasi balbetta il ricordo struggente della coach scomparsa nel 2017 («prima di morire Jana mi disse: vai avanti e vinci degli Slam»), non ci si può vergognare di perdere. Perché è stata anche numero 2 del mondo, perché ha un tennis completo, vario; meno mobile ma più potente di quello della Paolini, specie nel servizio. E ieri, semplicemente, ha giocato meglio. Da Londra Jasmine riparte però con il numero 5 in classifica, l`abbraccio di Bille Jean King, un futuro completamente diverso e due immagini stampate nella memoria. «La vittoria con la Vekic, in semifinale: mi sono voltata e c`era tutta la mia famiglia. E il calore con cui mi ha sostenuto il Centre Court. Se la mia vita cambierà? Non voglio mettermi pressioni, perché a volte ho paura di sognare troppo. Ora ci sono le Olimpiadi, cercherò di fare bene, come tutti, ma se non andrà bene, pazienza, si va avanti. So che mantenere questo livello non sarà facile, partite come questa sono sfide dure. Ma a me piacciono le sfide». Non le mancheranno.

Provaci ancora Jasmine (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Certo, fa rabbia, e Jasmine Paolini trattiene a malapena le lacrime, dopo aver perso la seconda finale Slam consecutiva, dall`8 giugno al Roland Garros contro Iga Swiatek a ieri a Wimbledon contro Barbora Krejcikova. Anche se da prima italiana di sempre a giocarsi il titolo nel Tempio e nuova eroina del pubblico. Anche se, stavolta, cede davvero per un soffio dopo la partenza ad handicap e la struggente rincorsa. Ma il sorriso di mamma Jacqueline ravviva il Centre Court tutto e deve servire da bussola per il futuro di questa fantastica 28enne. Un anno fa la Paolini era 44 del mondo e da domani è 5: nessuno l`avrebbe mai pronosticata così grande, partendo dagli appena 163 centimetri, fino a diventare di forza, di testa, di varietà di gioco, di coraggio, la prima finalista dell`accoppiata nobile Parigi-Londra dopo Serena Williams nel 2016 […] arrendendosi sotto il traguardo per 6-2 2-6 6-4 dopo quasi 2 ore alla coetanea di Brno. L`ennesima protagonista di qualità della scuola ceca, regina 3 anni fa del Roland Garros e poi 1 del mondo di doppio, seconda di classifica più alta (n. 32) a firmare i Championships dopo la connazionale Vondrousova (32) dodici mesi fa, l`ottava regina diversa degli ultimi 8 anni. Forse è come suggerisce Ivan Ljubicic, già numero 3 del mondo e coach di Federer: «La differenza l`ha fatta il servizio». È così nel primo set, dominato, e nel terzo, soprattutto col game del 5-3 dopo il decisivo break, e poi nel drammatico ultimo game, con le prime di battuta che decretano il 73% di punti (contro il 61% della toscana). Barbora ce la fa e non riesce a crederci sotto gli occhi di Martina Navratilova, la magica mancina di Praga che scappò dall`ex Cortina di ferro. Nel nome di un`altra grande ceca, Jana Novotna, che sfatò il tabù Championships dopo aver perso due finali ed aver pianto sulla spalla della duchessa di Kent, divenne la mentore/coach di Krejcikova, per cedere però a un male incurabile. «Dopo gli juniores, non sapevo cosa fare, se diventare pro o studiare. Andai a casa di Novotna, le lasciai una lettera, lei mi disse che avevo talento, consigliandomi di provarci. Prima di morire mi ha detto: “Continua e vinci uno Slam”. Ce l`ho fatta a Parigi, ed è stato un momento incredibile. Non avrei mai immaginato di essere con lo stesso trofeo che lei ha vinto nel 1998». Forse, come suggerisce la coach e talent tv, Barbara Rossi: «Sul 3-3 del terzo set, la Paolini doveva essere più coraggiosa, invece ha fatto un passo indietro». Come dicono i 28 vincenti e i 37 errori gratuiti di Barbora, per evitare che il gioco passasse a Jasmine. A rischio di infarto del suo clan sul 5-4 quando serve per i Championship, va 30-0 con due prime, con tre errori deve fronteggiare una terrificante palla-break che annulla con la prima di battuta, manca un primo match point sballando di rovescio, deve cancellare un seconda palla del 5-5 che riaprirebbe il match tirando il dritto e poi al terzo match point decide col servizio. Di sicuro Jasmine non finisce qui: per lei garantiscono il credo del lavoro e dei miglioramenti, l`intelligenza e la freddezza anche nel dire sul campo, a caldo: «Vedere questo stadio pieno è un sogno realizzato. Oggi sono un po` triste ma cercherò di continuare a sorridere perché da bambina guardavo in tv le finali di Wimbledon tifando per Federer. Giocarne una è pazzesco. Mi sono goduta ogni momento. Grazie a tutti, proprio tutti, quelli che rendono possibile questo torneo. Il pubblico è stato incredibile, sentire il vostro affetto è stato pazzesco come gli ultimi due mesi. Grazie al mio team, la mia famiglia, a tutti quelli che mi hanno sostenuto sempre. Senza di loro non sarei qui. Vi voglio bene».

Sfida regale (Davide Chinellato, La Gazzetta dello Sport)

Il nuovo re e quello vecchio che non vuole mollare il trono. La leggenda che punta all`ennesimo record (sarebbe l`ottavo Wimbledon, il 25° Slam) e il giovane convinto di poterne un giorno seguire le orme. Carlos Alcaraz contro Novak Djokovic, che dalle 15 italiane assegna il trono maschile di Wimbledon, è la rivincita della finale thrilling dello scorso anno che lo spagnolo si prese al quinto set, dopo una maratona di quattro ore e 43` da cui uscì come successore designato del fenomeno serbo che sognava di eguagliare il record di Roger Federer di otto trionfi. Un anno dopo, Nole non ha ancora mollato, anzi. All`All England Club ha mostrato che,
anche se ha 37 anni, il suo fisico ancora non conosce limiti, permettendogli in quattro settimane non solo di recuperare da un`operazione al menisco del ginocchio destro infortunato al Roland Garros, ma di farlo così bene da arrivare per la decima volta in carriera a giocarsi Wimbledon. «È il miglior Nole che io abbia mai affrontato» lo ha incoronato Lorenzo Musetti dopo la loro semifinale. Alcaraz, che a Parigi ha vinto e che punta a diventare il sesto della storia a conquistare la terra rossa del Roland Garros e l`erba londinese (l`ultimo è stato proprio Nole), in queste due settimane ha giocato persino meglio, col modo in cui ha maltrattato in semifinale Danill Medvedev dopo aver perso il primo set lì a testimoniarlo. Carlos Alcaraz sogna la domenica perfetta per lo sport spagnolo, una in cui lui mette il primo tassello vincendo Wimbledon per il secondo anno consecutivo (sarebbe il nono a fare bis nell`era Open) e la nazionale di calcio qualche ora dopo si prende a Berlino l`Europeo contro l`Inghilterra. Per fare la sua parte, più che a studiare Djokovic, il 21enne alla vigilia si è preso una pausa mentale, quelle per cui usa quel golf che lo rilassa e gli permette di non pensare troppo al tennis, di uscire per un po` dalla bolla di Wimbledon. «Non sono più nuovo qui – ha raccontato -. So già come mi sentirò prima della finale, ripenserò alle cose che ho fatto lo scorso anno e proverò a farle meglio». La testa, oltre ovviamente al talento con cui madre natura l`ha benedetto, è quella che ha permesso ad Alcaraz di fare tre su tre nelle finali Slam disputate finora. Col quattro su quattro diventerebbe il secondo giocatore dell`era Open dopo Roger Federer a riuscirci (il re svizzero vinse le prime 7) […] Per farlo deve battere di nuovo Djokovic, che ha capito da tempo quanto Alcaraz sia speciale («E’ un giocatore completo, uno dei migliori 21enni mai visti in questo sport e non ho dubbi che rimarrà in alto ancora a lungo e che vincerà altri Slam») ma che vuole rimandare ancora per un po` il passaggio di consegne. L`anno scorso Novak reagì vincendo gli US Open, poi quest`anno ha fatto le semifinali in Australia (dove fu battuto da Sinner), arrendendosi all`infortunio al Roland Garros e poi regalandosi questa cavalcata a Wimbledon. L`ha cominciato con tanti dubbi sul suo ginocchio destro, ma come non aveva avuto problemi nei test prima così non li ha avuti quando si è cominciato a fare sul serio, quando gli avversari (da ultimo Musetti) hanno provato a metterlo in difficoltà e lui ha risposto suonando una sinfonia col suo violino-racchetta, diventata parte della sua diatriba col Centrale che oggi gli preferirà Alcaraz. Novak sogna di zittirli ancora, di prendersi la rivincita, il trofeo del vincitore dalla Principessa Kate e di aggiornare la sua collezione di record. Perché questo è Wimbledon, il torneo per cui si è preso rischi col recupero dall`infortunio che per altri non avrebbe fatto, e perché lui si sente
ancora Djokovic, una leggenda che a 37 anni ha ancora voglia di dimostrare di essere il più forte di tutti.

Ossessione Nole, tra Carlos e…Roger (Marco Di Nardo, Corriere dello Sport)

Il campione uscente contro il più vincente di sempre. Il più giovane tra i grandi contro l`esperto fuoriclasse. Carlos Alcaraz contro Novak Djokovic, dodici mesi dopo, è la stessa sfida che decise il torneo di Wimbledon del 2023. Con ogni probabilità si tratta dell`epilogo in cui
entrambi speravano fin dall`inizio del torneo. In particolare, il tennista di Belgrado. Perché le quasi cinque ore che un anno fa incoronarono Carlos nuovo re dei prati inglesi hanno lasciato l`amaro in bocca a Nole, che da quel momento non ha atteso altro che la possibilità di prendersi la rivincita. Nell`ultimo anno sono cambiate tante cose. Quella che nell`estate scorsa sembrava essere diventata la più grande rivalità all`interno del circuito maschile, nei mesi successivi è stata messa in discussione dall`esplosione di Jannik Sinner che ha dimostrato di essere il più forte di tutti e il più costante in termini assoluti, come confermato dalla classifica ATP Ma Carlos e Novak hanno continuato a manifestare la loro impressionante capacità di rendere al meglio nelle prove più importanti e sono rimasti i più continui a livello Slam. Negli ultimi sei tornei di questa caratura (dal Roland Garros 2023 in avanti) hanno avuto la miglior percentuale di successo e sono stati gli unici ad aver raggiunto almeno i quarti di finale in ogni occasione. Del resto, una finale che si ripete per due anni di fila a Wimbledon rappresenta un segnale importante. […] Era dal 2006 che Djokovic non impiegava così tanto per raggiungere la prima finale della stagione. Il fatto che questa sia arrivata a Wirnbledon, dopo aver abbandonato il Roland Garros ed essersi sottoposto a un intervento chirurgico al menisco a tre settimane dall`inizio del torneo, conferma la sua volontà di battere tutti i record esistenti. Conquistando oggi il titolo, il serbo andrebbe ad appaiare Roger Federer: «Roger ha vinto otto Wimbledon -ha detto il serbo – io sette. La storia è in gioco. È una grande motivazione, ma anche una grande pressione». Dall`altra parte c`è però un Alcaraz che la sua parte di storia ha già iniziato a scriverla. Un mese fa, vincendo a Parigi, è diventato il sesto tennista nell`era Open a detenere contemporaneamente i titoli del Roland Garros e Wimbledon. […] Per il modo in cui i due contendenti sono arrivati fin qui, lo spagnolo sembra leggermente in vantaggio. Ma queste sono le occasioni in cui spesso Djokovic riesce a esprimere il massimo del proprio potenziale. , Dopo la dolorosa finale di un anno fa, in cui il serbo aveva avuto un set-point per andare avanti di due parziali prima di cedere al quinto, Djokovic si è già preso le sue rivincite nella finale di Cincinnati e in semifinale alle ATP Finals. Ma per l`attuale numero 2 del mondo i tornei non sono tutti uguali, e il 3-2 complessivo con cui conduce su Alcaraz negli scontri diretti non lo soddisfa completamente. Lo score negli Slam è di 1-1, e per Nole la possibilità di portarsi in vantaggio è un`ulteriore motivazione.

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