Sembra quasi che se non si è vinto nulla sia stato un mezzo fallimento. Invece sono stati i migliori Championships di sempre. Finale, semifinale, quarti per tre diversi azzurri
Meno male che Mourinho vive nel mondo del calcio. Il tennis gli piace, ma se vivesse di quello sarebbe stato capace di rispolverare, dopo questi due memorabili Slam tinti di azzurro, Roland Garros e Wimbledon, la sua celebre frase: “Zero tituli!”.
Non voglio fare lo snob, credetemi. Siano anzi i benvenuti tutti quelli che si avvicinano ex novo al tennis (e a Ubitennis!) -anche se mi permetterei di consigliare a tutti loro un bel po’ di … sana umiltà! – però la straordinariamente cresciuta popolarità del tennis, ha comportato anche l’avvento di tantissimi parvenu che infestano i vari social a prescindere dalla competenza (o incompetenza) con cui si esprimono. Spesso con assai poca educazione. E quello che è per me più incredibile è che anche coloro che dovrebbero avere ben altra cultura sportiva vengono influenzati e condizionati da chi ne sa molto meno, ma fa massa.
Così, sulla falsariga della dichiarazione di Mourinho – che quantomeno non potrebbe ripeterla all’indirizzo di Jannik Sinner dopo l’Australian Open – constato che c’è stata gente che si è permessa di criticare proprio Sinner per aver perso in sei mesi una quarta partita in tutto il suo 2024.
“Mammoletta” lo ha apostrofato qualcuno perché Jannik ha confessato di non aver dormito bene alla vigilia del match con Medvedev e di aver forse contratto un virus che lo avrebbe handicappato. “Quanto è cagionevole, ce n’ha sempre una!” è diventata la vox populi.
Signori, tenete bene a mente quanto vi dico: Sinner è un fenomeno perché non si diventa n.1 del mondo di uno sport così praticato in tutto il mondo e così difficile se non lo si è. Ma è anche umano e può capitare benissimo anche al n.1 del mondo di non star bene anche più volte in un anno, suvvia. A tennis si gioca tutto l’anno, per 11 mesi. Essere esenti da acciacchi non è banale, né frequente.
Magari, se proprio vogliamo fare le pulci ad ogni suo comportamento (e non davvero se va in Sardegna con la sua morosa, ha 22 anni, perché non dovrebbe andarci?) e visto che tutto è diventato così spaventosamente professionale, nel corso di uno Slam penso che forse Jannik dovrà magari cercare di prendere maggiori precauzioni e fare più attenzione che – ad esempio – nei tornei di Halle o Rotterdam. Potrà forse evitare perfino di stare un’ora e mezzo a bordo campo per sostenere la sua bella e recente compagna russa se piove, fa freddo e c’è un umido bestiale come c’è stato per tutto questo torneo, perché anche lui può ammalarsi come tutti i cristiani di questo mondo in certe condizioni.
Figurarsi se posso sostenere che quel virus lo abbia preso lì. Non si sa mai come si prende un’influenza.Magari lo avrebbe preso comunque, però prudenza vorrebbe – anche se al cuor non si comanda e lui mi sembra parecchio preso dalla bella Anna– che negli Slam si prendano tutte le precauzioni possibili e immaginabili. Guardare qualche game, due, tre, cinque della Kalinskaya poteva bastare. Ma quello di Jannik è un amor giovane, lui sembra piuttosto “cotto” e allora va anche capito. Non ha ancora 23 anni. Magari è stata soltanto una finestra aperta in camera e uno spiffero maligno ad averlo messo se non k.o. però knock down.
Ad ogni modo, virus o non virus, e preso chissà come, Jannik non ha perso con Cincirinella, ma con un russo che ha vinto Slam, che è stato n.1 del mondo e che oltre a batterlo sei volte aveva perso da lui altre volte di strettissima misura. Che Jannik debba vincere tutte le volte che scende in campo soltanto perché è il numero uno del mondo è sostenere, e condividere, una colossale sciocchezza. Di quelle che soltanto chi conosce da poco il tennis può avallare. Sinner non ha vinto Wimbledon, ma ha avuto un tabellone ben diverso da quello di Djokovic. Se fossero stati scambiati probabilmente Djokovic non sarebbe arrivato in finale e Sinner invece sì! Avrei proprio voluto vedere questo scambio…pur ricordando che un anno fa fu Sinner ad avere qui un sorteggio da…comprare – ed ha comunque raggiunto i quarti di finale in Church Road per il terzo anno di fila. Ma vogliamo ricordarci che da anni e per anni siamo costretti a ricordare il 1979 come l’anno in cui Adriano Panatta riuscì ad arrivare nei quarti? E ci riuscì quella sola volta. Chi ti chiede un bilancio ti butta lì la frase: “Un bicchiere mezzo pieno vero?”. Ma come si fa a parlare di …bicchiere mezzo pieno, per un giocatore che quel traguardo dei quarti l’ha raggiunto 3 volte di fila (e l’anno scorso è andato oltre?).
Secondo me si stanno facendo da parte di alcuni quei discorsi, e quegli errori di valutazione, tipici dei… les nouveaux riches, dei nuovi ricchi. Ma avete dimenticato da quali (e quanti) anni di buioo di risultati siamo usciti?
Anche Federer e Djokovic quando hanno chiuso l’anno da n.1 del mondo hanno sempre perso diversi incontri. E’ più che normale che ciò avvenga. L’eccezione fu John McEnroe che nel 1984 ne perse solo 3. Ma in genere da 5 a 10 match (ma anche più) l’anno li hanno sempre persi tutti i n.1.
La cosa che più mi sorprende è che questi discorsi ipercritici nei confronti di Sinner n.1 che non varrebbe il n.1 (beh se anche il n.1 fosse Alcaraz oppure Djokovic, allora Sinner sarebbe un mezzo brocco?) vengono fatti anche in ambienti, come le redazioni dei giornali, dai quali ci si aspetterebbe un diverso grado di maturità e di cultura sportiva.
Invece purtroppo se andiamo a vedere i titoli che vengono fatti dai nostri giornali più autorevoli – almeno li si considerava tali – ci rendiamo conto di come i social abbiano contagiato anche le testate che una volta non si sarebbero fatte contagiare. Ogni giorno leggiamo articoli con titoli pruriginosi, giusto per stare al passo con i tempi! Per andare dietro al trend di moda. Ma, secondo me, invece chi si adegua a questa moda si squalifica. E la continua emorragia di copie dovrebbe insegnare a chi li dirige che si sta seguendo una strada sbagliata, perché è quella che fa perdere autorevolezza e credibilità. Li mette sul piano dei social frequentati da tifosi dell’ultima ora. Vanno dietro alle mode, alla gente. Ricordo che Rino Tommasi diceva sempre: “Io scrivo le mie opinioni, cioè quel che penso io…, non quello che pensa o vuol leggere la gente”.Poi scherzando, ma non troppo, aggiungeva: “Se i lettori la pensano come me bene, sennò…hanno torto!”.
Ho scritto di Sinner e delle critiche, o anche solo delle perplessità che si sentono dire da più parti sul suo conto, magari dicendo “Eh ma Federer (o Djokovic) era un’altra cosa, loro sì che…”. Insomma sembra quasi che se uno non è Federer allora è un mezzo campione, un sportivo limitato, quasi mediocre. Ma, insomma, fra Federer e un n. 3, 4 o 5 del mondo, ci saranno pure gradini intermedi, oppure no?
Allo stesso modo nessuno dovrebbe permettersi di arricciare il naso perché Musetti, giunto a 22 anni in semifinale a Wimbledon – la sua prima semifinale, un risultato ottenuto soltanto da Pietrangeli, Berrettini e Sinner – non ha fatto un set con Djokovic.
Invece viene – anche pesantemente – criticato per aver giocato in modo un po’ troppo difensivo contro il campione di 7 Wimbledon che con Lorenzo ha perso 14 game e con Holger Rune 9.
Allora un conto sarebbe dire che Lorenzo dovrebbe fare diversi progressi in vari colpi (servizio e dritto principalmente), e anche che dovrebbe cercare di diventare più propositivo se vuole arrivare fra i top-ten, un altro è dimenticarsi che ha solo 22 anni e farlo passare come un tennista mediocre, dagli orizzonti limitati.
Per almeno un paio di anni non ho fatto che leggere che Sinner aveva dei grossi limiti, tecnici e fisici. Ma poi non è diventato n.1 del mondo? Non basta?
Non ha vinto il torneo nemmeno Jasmine Paolini, ma ha compiuto un exploit, la doppia finale Parigi-Wimbledon, che ultima a riuscire a fare altrettanto era stata Serena Williams otto anni fa.
In finale contro la campionessa di Parigi 2021 Jasmine ha perso 6-4 al terzo dopo aver avuto due pallebreak per il 5 pari. La cosa più saggia l’ha detta papà Paolini che ho video intervistato fuori dai cancelli dell’All England Club: “Jasmine ha vinto il match con la Vekci per due palle e ha perso quello con la Krejcikova per due palle”. Ecco, questo è l’atteggiamento giusto.
Insomma, i leoni da tastiera, che sono capaci di criticare pesantemente anche i telecronisti che fanno questo mestiere da 20 anni e più – siano essi Bertolucci-Pero, Ferrero-Rossi, Boschetto –Ljubicic o altri non “venuti giù con la piena” (è un modo di dire pratese…)- si diano una calmata, studino la storia del tennis italiano nei grandi tornei e si rendano conto che un periodo così brillante, addirittura aureo, quelli che come me seguono questo magnifico sport da 50 anni non l’hanno mai vissuto.
Eppure non passa quasi ogni giorno senza che qualcuno non inviti il sottoscritto e i colleghi di maggior anzianità (e resistenza) ad andare in pensione, perché magari durante un video o un audio è scappato un lapsus, durante un articolo una statistica errata. E ci sono tanti che cercano di insegnarti il mestiere, che ti dicono di tutto e di più: perché fai questo e non quest’altro? Facebook in particolare (ma anche YouTube dove pure io carico i miei video ogni giorno) è un social, da me poco frequentato, in cui sono capaci di prendersela con questo o quello, dicendone di tutte, spesso con una maleducazione da far paura. A darti del rimbambito ci mettono un nano secondo. Senza naturalmente immaginare che cosa voglia dire seguire punto per punto un match di 4 ore, o anche soltanto di 2 ore e 50 come il Paolini-Vekic in cui è successo di tutto e riassumere quel tutto in 5 minuti di video collegamento, spesso sotto la pioggia.
Boh, amici, non so cosa mi sia preso oggi per buttar giù questo lungo sfogo, ma mi sono reso conto parlando con diversa gente, che l’atteggiamento dei più era sbagliato: “Sinner era favorito ma ha perso, la Paolini ha buttato un’occasione di vincere uno Slam contro un’avversaria non irresistibile, Musetti sì fa i colpi più belli del match ma il match lo perde, Vavassori-Bolelli hanno perso al primo turno (già, ma dalla coppia che il torneo l’ha vinto)”.
Insomma invece di godere per una serie di imprese che fra Parigi e Wimbledon hanno messo in luce il tennis italiano come non era mai successo, si critica, si rosica, ci si lamenta. Trovo tutto questo profondamente ingiusto, ingiustificato.
Io sono invece ammirato ed orgoglioso per i risultati eccezionali – rispetto alla nostra storia di 40 anni – dei nostri tennisti che hanno fatto con serietà grandi sacrifici per arrivare dove sono arrivati e non lesinano impegno per salire ancora su.
Sono sinceramente ottimista per quanto accadrà alle Olimpiadi di Parigi. Sono quasi certo, che dopo 100 anni senza medaglie, un nostro tennista e probabilmente più di uno salirà su un podio olimpico. E spero anche che se una medaglia sarà di bronzo o di argento qualcuno non dirà che il bicchiere è mezzo pieno perché ci è sfuggito l’oro. Io, e qui chiudo all’indomani della sconfitta della Paolini a fine di un match intensissimo e di un bel terzo set, non riesco che ad applaudire Jasmine spellandomi le mani per quello che è stata capace di fare in questo mese davvero sorprendente, indimenticabile.
