Tadej Pogacar 10: la vince di cervello, di furbizia. Niente assalto all’arma bianca oggi per la maglia gialla, che ha giocato con la tattica mandando Adam Yates in avanscoperta nell’ultima salita per avere un punto di riferimento dopo il proverbiale scatto bruciante. Dà una spallata davvero interessante a questa Grande Boucle: aveva detto di essere migliorato sulle salite lunghe, ecco servita la dimostrazione.
Jonas Vingegaard 9: nonostante oggi sia battuto, arriva comunque la dimostrazione di essere davvero in forma, e non lo avrebbe detto nessuno dopo la brutta caduta di aprile. Stavolta non ne ha per potersi riagganciare a Pogacar e paga oltre quaranta secondi, ma è l’unico che può davvero mettere i bastoni tra le ruote allo sloveno.
Remco Evenepoel 6: non ne ha come gli altri due in salita, e lo sapevamo. Ha provato a tenere botta sulle ruote di Vingegaard, ma le sue capacità non sono quelle di uno scalatore puro. Nel tratto più facile va addirittura più in difficoltà, rischiando di farsi riprendere anche da Carlos Rodriguez.
Carlos Rodriguez 5,5: lo spagnolo non ha le carte per tenere le ruote dei super. Ci ha anche provato a mettersi alle ruote di Pogacar, ma la strada l’ha fatto immediatamente rimbalzare. Il discorso per il podio è chiuso, anche se non è mai apparso davvero aperto. Ma se fai fatica a tenere anche lo scettro di ‘primo degli umani’…
Giulio Ciccone 7,5: meno spregiudicatezza e più tattica per l’abruzzese della Lidl-Trek, chje conferma un’altra volta di poter essere un protagonista di questo Tour. Alla fine chiude quinto, senza mai apparire in difficoltà ma soprattutto senza spremersi per cercare di tenere insistentemente le ruote degli alieni. Senza fuori giri, un posto in top 10 è davvero alla portata.
Ben Healy 8: onore al solito, combattivo irlandese, che va come sempre a caccia della fuga giusta. Per un po’ accarezza anche il dolcissimo sapore dell’impresa, fino a che a cinque chilometri dal traguardo Pogacar non decide che la festa è finita e che ora tocca al colore giallo dominare.