Arriverà entro la fine del 2024 e andrà ad implementare le funzioni e lo spettro d’azione dell’attuale Piracy Shield. Chissà se il legislatore interverrà anche per colmare quelle evidenti lacune emerse nel corso dei suoi primi mesi di funzionamento. E non solo in termini di trasparenza comunicativa. Sta di fatto che nel bel mezzo del prossimo campionato di Serie A, cambieranno alcuni aspetti della piattaforma anti-pirateria. Soprattutto per quel che riguarda la “potenza d’azione di blocco”, come sottolineato dal Presidente di AGCOM Massimiliano Capitanio. Saranno modifiche che miglioreranno o peggioreranno una situazione già altamente critica?
La versione 2.0, stando alle indicazioni ufficiali, non è altro che un’implementazione della piattaforma in uso dall’inizio del mese di febbraio. I due milioni di euro di investimento pubblico (quindi pagati dai cittadini) andranno sia a potenziare il bacino di blocchi possibili, sia a stringere nuove partnership commerciali con soggetti di Big Tech (come Microsoft e Amazon) e con compagnie telefoniche. Dunque, l’impianto normativo – già contestato – non dovrebbe essere toccato e le criticità già evidenti potrebbero moltiplicarsi. Esattamente come sottolineato da Gianbattista Frontera, Presidente di Assoprovider a Giornalettismo.
In Italia, i dati sulla pirateria audiovisiva sono in calo da anni (-52% rispetto al 2016). Me non è merito della piattaforma Piracy Shield. Anzi, a proposito del sistema di segnalazioni per lo scudo anti-pirateria, negli ultimi giorni si sta molto dibattendo su un particolare annuncio di lavoro pubblicato su Linkedin in cui si fa riferimento a una posizione aperta per lavorare in un’azienda che si occupa – citiamo testualmente il testo – di “buttare giù” i domini. Ma non è l’unica perplessità che emerge da quell’annuncio.
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