Sempre lui. Carlos Alcaraz conquista la sua seconda semifinale di fila a Wimbledon. Lo fa battendo anche questa volta Daniil Medvedev in semifinale. In quest’edizione la vittoria è in rimonta: 6-7 6-3 6-4 6-4. Un Carlos col sorriso sulle labbra racconta di come, divertendosi, è riuscito a scacciare via il nervosismo del primo set. La gioia nel giocare è anche il motivo per cui a volte si lascia andare a colpi tanto rischiosi ma spettacolari. Farli ha il potere di rilassarlo. Ora per lui c’è Nole Djokovic, proprio come l’anno scorso. E lo spagnolo non vede l’ora: ognuno dei due sa la chiave per battere l’altro.
D. Carlos, sei di nuovo in finale a Wimbledon. È una bella sensazione come la prima volta?
Sì, è sempre bello essere in una finale di un Grande Slam. Ovviamente è fantastico tornare in una finale di Wimbledon. Sono molto contento. Mi godrò sicuramente la finale.
D. Questo è il secondo anno consecutivo in cui sei passato dalla finale dell’Open di Francia alla finale di Wimbledon. Qual è la chiave per passare così bene dalla terra all’erba? Che cosa ti ha permesso di realizzare questo adattamento in modo così veloce?
Ci vogliono ore e giorni per migliorare sull’erba. Non è facile il passaggio. Tutti hanno potuto vedere che al Queen’s non ho giocato bene. Ho bisogno di ore per sentirmi il più possibile a mio agio. Non c’è nessun segreto, come ho detto molte volte, bisogna dedicare ore e ore al lavoro e avere fiducia del risultato. Questo è quello che ho pensato e fatto.
D. Sul 5-3 del terzo set hai fatto quel drop smash. Quanto è difficile a volte scegliere il colpo semplice rispetto al colpo divertente?
A volte devo scegliere quello più efficace rispetto ad altre opzioni. A volte scelgo il divertente perché mi sento molto nervoso e quei colpi mi rilassano, perché ho il sorriso sulle labbra anche se a volte combino disastri. Ma in quel momento mi sentivo davvero tranquillo. Sentivo di poterlo fare. A volte invece è un disastro. Ma mi aiuta molto a rilassarmi, a sorridere, a capire che mi sto divertendo in campo. A volte mi è difficile fare i colpi semplici. (Sorride ndr)
D. Quest’anno la corsa alla finale è stata più difficile o diversa rispetto all’anno scorso da campione in carica?
Cerco di non pensare al fatto che sono il campione in carica. Vado ad ogni incontro sapendo che ho la possibilità di perdere. Ogni match è una guerra. L’avversario metterà in campo il suo miglior tennis per vincere. Questo è ovvio. E io dovrò giocare il mio miglior tennis se voglio vincere. Dall’inizio del torneo non mi sono mai pensato campione in carica. Cerco di giocare un tennis migliore ad ogni partita. Le sensazioni sono state simili a quelle dell’anno scorso.
D. Stai lavorando sul nervosismo di cui ogni tanto hai parlato?
Sì. Quando non si controllano i nervi è difficile giocare il miglior tennis. È quello che mi è successo nel primo set. Non riuscivo a giocare con calma i miei game di servizio. Ero in preda alla fretta. Ero nervoso. Sembrava che Daniil controllasse la partita. Così dopo quel set perso mi sono calmato e ho iniziato a giocare meglio, sentendo di divertirmi.
D. Conosci bene Novak Djokovic. Come lo descriveresti e che cosa hai imparato dalla tua esperienza qui l’anno scorso?
L’anno scorso mi ha messo davvero in difficoltà. Ho giocato contro di lui alcune volte nei Grandi Slam e nelle finali dei Master 1000. So cosa devo fare e sono sicuro che lui sa cosa deve fare per battermi.