DA LONDRA
[2] N. Djokovic b. [25] L. Musetti 6-4 7-6(2) 6-4
In un torneo che sembrava non dovesse neanche giocare, Novak Djokovic ha arricchito con una cifra tonda il suo tomo di statistiche, raggiungendo la finale a Wimbledon numero 10, la sesta consecutiva qui (come Borg) e la 37esima a livello Slam. Curiosamente però, a contraltare con tutti questi numeri, sarà la sua prima finale dell’anno.
Come nel 2023, Nole ha fermato in semifinale lo slancio di un tennista italiano alla sua prima apparizione in questa fase di un torneo Major. Il risultato finale è stato lo stesso: come in tre set perse Jannik Sinner lo scorso anno, in tre set ha perso un buonissimo Lorenzo Musetti nel 2024.
Lorenzo era in vantaggio di un break nel secondo parziale, ha provato a giocare in spinta per tutta la partita e ha sbagliato davvero poco considerata la qualità dei colpi che ha sfoderato. Dall’altra parte della rete ha però trovato una versione di Djokovic non lontanissima da quella dei giorni migliori, che ha saputo evitare tanti lunghi scambi prendendo spesso la via della rete e approfittando di un tie-break imperfetto del suo avversario.
Per il secondo anno di fila il suo avversario sarà Carlitos Alcaraz. Un anno fa gli ha inflitto l’unica sconfitta negli ultimi 40 incontri che ha giocato a Wimbledon, in un match di cinque set che è già passato agli annali. Non capitava dal biennio ’14-’15 (Djokovic-Federer) di vedere la stessa finale a SW19 per due anni di fila (nell’Era Open mai la stessa si è ripetuta più di tre volte qui). In totale i precedenti sono però 3-2 in favore di Djokovic, che ha vinto i due successivi alla scorsa finale dei Championships (finale a Cincinnati e ‘semi’ alle Finals). La condizione vista in questi cinque match (nemmeno sei) sarà sufficiente per far male al campione del Roland Garros?
PRIMO SET – Nonostante il sole provi a fare capolino tra le nuvole londinesi, all’ingresso in campo dei due il clima sul Centre Court è tutt’altro che caldo, poiché la stragrande maggioranza degli spettatori ha deciso di prendersi una pausa dopo le tre ore di Alcaraz-Medvedev. Sul ginocchio sinistro di Musetti è ancora presente la fasciatura apparsa nel match di quarti contro Fritz, lo stesso dicasi per Djokovic e la sua fascia grigia sul ginocchio destro, compagna da inizio torneo. Tra i due ci sono 14 anni e 285 giorni di differenza: il gap di età più largo nell’Era Open in una semifinale di Wimbledon.
Senza biasimare (né invidiare) chi ha preferito una birra o un fish and chips ai game iniziali, già nei primi punti si sono viste soluzioni interessanti. Il passante in corsa di Novak nel terzo punto è già da clip riassuntiva post partita. Un colpo che sicuramente ha palesato la buona forma fisica del sette volte campione ai Championships. Lo stesso, però, dopo qualche recupero ha sfoderato subito qualche palla corta a inizio scambio. La volontà di fare il braccio di ferro sicuramente non c’è.
Nonostante a ogni sua rasoiata di rovescio il vecchio amico di Ubaldo Steve Flink si sporga, curioso, di qualche centimetro avanti sul suo seggiolino, il “nostro” Musetti ha preferito in fase iniziale il rovescio coperto. Fantastico quello lungolinea che sul 2-2 ha pescato l’incrocio delle righe. Per nulla impressionato, Djokovic dall’alto dei suoi 24 titoli Major aggredisce in risposta nel sesto game, chiudendo tre punti a rete (il secondo con relativa sicurezza) per conquistare il primo break. Saranno 16 (15 punti) le discese a rete del serbo a fine set. Sul 5-3 40-15 tuttavia la prima abbandona Nole e un paio di vincenti col dritto in lungolinea di Lorenzo siglano il controbreak, ritraendo il pubblico dentro il Centrale. L’aggancio però non arriva. L’azzurro commette il primo doppio fallo e altri due colpi “maltagliati” danno il primo set a Djokovic in poco più di tre quarti d’ora.
SECONDO SET – L’ex numero 1 ATP avrebbe potuto chiudere il set in sicurezza al servizio, ma la sfida sembra essere comunque equilibrata. A confermarlo è il break di Musetti nel primo gioco del secondo parziale, suggellato da un rovescio lungolinea vincente al termine di uno degli scambi più belli, ma dopo una brutta volée e un doppio fallo di Novak. La prima di servizio aiuta Musetti a confermare il break, cancellando due palle dell’1-1 per Djokovic. Il carrarino è sicuramente il migliore in campo nella prima metà del set, al di là del punto clamoroso di rovescio in corsa per salire 3-1. La percentuale di prime viaggia attorno all’80%, ma il sette volte campione sembra non avere problemi a impattare sempre nel cuore del piatto corde e infatti nel sesto game (come nel primo set) arriva il contro-break a zero. “We still love you, Novak” grida qualcuno sul Centre Court. Meglio attendere il post partita.
I tifosi di Musetti – la maggioranza nello stadio, neanche a dirlo – tremano quando Lorenzo si trova 30-30 nell’ottavo game, ma mette in campo una buona seconda palla, scampato pericolo. Ci sarebbe anche una mezza occasione per l’italiano sul 5-5 grazie a due non forzati di Djokovic (0-30), ma la reazione è degna del 24 campione Slam: 3 ace, gli unici del set. Il momento più critico arriva invece sul servizio di Musetti, che prima rischia di sbagliare uno smash su un pallonetto che andava fuori, poi sul 30-40 un altro pallonetto alla disperata di Nole attera un paio di centimetri oltre la riga di fondo. Dopo una timida chiamata della giudice di linea (che sul Centrale nemmeno si era sentita), si leva un altro sospiro di sollievo tra i sostenitori del ‘Muso’, che continua a servire in modo assai consistente per approdare al tie-break.
Se non è un gran Djokovic nel palleggio da fondo (14 non forzati nello scambio in due set), la risposta è sempre straordinaria: infatti nel gioco decisivo l’azzurro non raccoglie punti gratis, deve inventarsi un dritto vincente che passa attorno al paletto della rete per recuperare uno dei due mini-break subito ceduti al serbo. Con la sicurezza delle 36 semifinali Slam già giocate contro le zero prima d’oggi del suo avversario, Nole approda con una leggerezza tutt’altro che scontata al vantaggio di due set a zero (7-2 il tie-break). Frustrazione che ci sta per Musetti. Dopo due ore, un set durato 70 minuti in cui ha commesso solo 6 gratuiti, si ritrova nella peggior situazione possibile.
TERZO SET – Come era facile prevedere, Lorenzo accusa il colpo dopo il tie-break non all’altezza del resto del suo match. Nel primo game cede il servizio e a differenza del resto dell’incontro sembra – dal body language – crederci meno. Ciò che resta è sicuramente l’inventiva e le variazioni, meno l’intensità. In risposta c’è sempre poco da fare: per tutto il terzo parziale Djokovic ha messo in campo 3 prime su 4, convertendo l’82% dei punti. Riesce anche a chiudere in tranquillità un game in cui commette due doppi falli di distrazione. Corona la 50esima discesa a rete della partita con un tocco delicato per salire 4-2.
Sul 5-3 0-40 il match sembra finito: Musetti chiude una volée, gioca bene una delle tante smorzate esercitate nel terzo parziale e la scampa chiudendo un dritto vincente. Il direttore Ubaldo e non solo hanno subito pensato ai match point salvati in modo non tanto diverso da Sinner nel match in Coppa Davis sempre contro Djokovic, ma a Church Road non c’è spazio per il miracolo. Sul 5-4 non basta il fortissimo tifo del Centre Court che grida “Lorenzo! Lorenzo” sullo 0-30. Non basta neanche un dritto vincente in risposta per guadagnarsi una palla break salvata dal serbo in modo assai rocambolesco. L’azzurro poteva passare, ma non è stato abbastanza sicuro. Due punti dopo il match era finito, in 2 ore e 48 totali: Nole ha sfoderato il “violino” ricevendo alcuni fischi, ma come sempre anche tanti applausi. Come l’anno scorso, il mirino è puntato al record di Roger Federer: il titolo a Wimbledon numero 8.