Jasmine Paolini al centro del villaggio. Parafrasando colleghi del calcio, il tennis italiano oltre che ammirare Jannik Sinner si sta stringendo attorno ai prodigi di questa ragazza sempre sorridente, che ha raggiunto dopo un match rocambolesco la finale di Wimbledon, il torneo più prestigioso del mondo. E che da inizio anno sta riscrivendo la storia del tennis femminile azzurro, finalmente pian piano di nuovo in salute dopo anni di vacche molto magre. Una storia che, inevitabilmente, passa anche e soprattutto attraverso numeri e record. Che Jasmine, tra un sorriso a 32 denti ed esultanze che scioglierebbero anche il più freddo dei cuori, sta polverizzando. Ne abbiamo scelti 5, che meglio simboleggiano le continue imprese di questa ragazza.
Non era mai successo, dal 1884, anno in cui per la prima volta fu concesso alle signore di gareggiare ai Championships, che una giocatrice italiana arrivasse in semifinale. Figuriamoci addirittura a due set dal titolo. Non ci sono riuscite Vinci ed Errani, Pennetta e Schiavone, né Camila Giorgi che nel 2018 strappò un set ai quarti a Serena Williams. Ci è riuscita, giovedì 11 luglio 2024, Jasmine Paolini da Castelnuovo di Garfagnana, provincia di Lucca.
Una finale che arriva subito dopo la grande avventura al Roland Garros, conclusa solo dalla dominatrice della terra Iga Swiatek. Due grandi risultati uno di fila all’altro che rendono la 28enne la prima giocatrice italiana, sia tra gli uomini che tra le donne, capace di raggiungere due finali Major consecutive. Ci erano andati vicino Sinner, perdendo in semifinale a Parigi, e nel 1960 Nicola Pietrangeli, campione sulla terra, sconfitto da Laver in semifinale sui prati. Ci è riuscita, senza mezzi termini, Paolini sui prati di Church Road.
Era durata 2 ore e 53 minuti, il 2 luglio 2009, la più lunga semifinale femminile della storia di Wimbledon, tra Serena Williams ed Elena Dementieva, vinta in rimonta dall’americana 6(4)-7 7-5 8-6. Giusto un minuto in più, quanto basta per entrare nella storia, ha impiegato Paolini per battere Donna Vekic 2-6 6-4 7-6(8), ancora una volta in rimonta, ancora una volta con un infinito terzo set. Un record messo da parte che vuol dire grinta e forza mentale, capacità di resilienza estreme, contando che per due volte l’azzurra è stata sotto nel set decisivo. E due volte ha rimontato, per poi portarsi a casa la partita e la finale. Come accadde a Serena 15 anni fa. E, tra l’altro, la più vincente delle sorelle Williams andò poi a vincere la finale contro la sorella Venus.
Il 31 gennaio 2011, dopo i quarti di finale all’Australian Open, e sulla scia del Roland Garros vinto nel giugno precedente, Francesca Schiavone diventa la prima italiana a raggiungere la top 5 del ranking WTA, attestandosi al n.4. Un paio di anni dopo, per la precisione il 20 maggio 2013, Sara Errani porta a compimento due anni da sogno con grandi risultati negli Slam diventando la n.5 del mondo. 11 anni dopo, il 15 luglio 2024, comunque vada la finale, Jasmine Paolini diventerà la terza italiana nella storia ad arrivare così in alto in classifica, attestandosi al n.5 a meno di 1500 punti dalla terza posizione di Sabalenka. Un risultato frutto di un 2024 stellare, soprattutto negli Slam.
La toscana, nel 2024, ha maledettamente ingranato la marcia nei tornei più importanti, vincendo addirittura 15 partite nei Major, con un ottavo e due finali, più di qualsiasi altra giocatrice in tour e più di qualsiasi altra italiana nella storia in un lasso temporale “così breve”. Per rendere la portata di ciò, anche in termini numerici, basta un paragone con le prime 4 del ranking, solitamente viste su un altro piano.
Swiatek, campionessa a Parigi e due terzi turni, ne ha vinte 11; Gauff, due semifinali e ottavi a Wimbledon, 13; Sabalenka, vincitrice in Australia e quarti al Roland Garros, 11 (dando però forfait ai Championships); Rybakina, secondo turno a Melbourne e poi quarti e semifinale nei due Major europei, soltanto 10.
Così si chiarisce anche il quadro della Race, che conta solo i risultati del 2024. In questa classifica Paolini è terza con 4505 punti, e arriverebbe a 5205 in caso di vittoria del torneo, scavalcando Rybakina in seconda posizione. Ma, soprattutto, renderebbe effettiva la propria partecipazione al Master di fine anno, già quasi cosa fatta visti i 2000 e passa punti di differenza rispetto alla nona posizione di Zheng.
Concludendo, se una cosa più di altre può far scalpore, è la capacità di adattamento di Paolini a qualsiasi superficie indifferentemente. Ha iniziato l’anno con l’ottavo in Australia, proseguendo con la prima finale 1000 in quel di Dubai, vinta contro Kalinskaya. Con il proseguire della stagione buoni risultati, senza squilli fino al Roland Garros, prima finale Slam, seconda dell’anno, stavolta sulla terra rossa. Due finali, due superfici diverse. Le più “comuni”.
A Wimbledon c’era scetticismo, sembrava un passo più lungo della gamba. Ma Paolini, che di passi più lunghi ne ha fatti e ne fa spesso, fa finta di non saperlo e conquista la terza finale del 2024 sulla terza superficie diversa, sull’erba. Un primato tutto italiano, dato che mai nessuna delle nostre giocatrici era stata capace di raggiungere tre finali su tre superfici nello stesso anno. Lei ci è riuscita in sei mesi, tra l’altro con due finali Slam e una finale 1000. Senza dimenticare il record più importante: le migliaia di sorrisi che arrivano in ogni match, quasi su ogni punto. Un record che probabilmente neanche tutto il WTA Tour riuscirebbe ad eguagliare.