Si chiamavano Carol, 61 anni, Hannah, 28, e Louise Holt, 25: madre e due figlie. Martedì scorso l’ex fidanzato di Louise, Kyle Clifford, le ha sorprese a casa, nella cittadina residenziale di Bushey a nord di Londra: le ha legate e poi ha infierito su di loro a colpi di balestra. I soccorsi le hanno trovate ancora in serata, vive ma agonizzanti, e non hanno potuto salvarle.
Clifford è fuggito ma la polizia lo ha immediatamente identificato come sospetto e ne ha diffuso nome e foto. Dopo una caccia all’uomo nel quartiere di Enfield è stato trasportato in ospedale, dove di trova ancora in condizioni serie, non è chiaro se ferito dalla sua stessa balestra.
Ex soldato, lavorava come guardia giurata, e negli ultimi 6 mesi aveva tormentato Louise dopo la fine della loro relazione. La prima reazione della politica è stato l’inasprimento dei requisiti richiesti per ottenere una balestra, come parte della più ampia strategia del governo precedente contro la violenza nei confronti di donne e ragazze.
Le vittime di balestre sono state 9 negli ultimi 10 anni. Le donne uccise da partner maschi sono circa una ogni tre giorni, ma le statistiche sono imprecise perché il Regno Unito non riconosce il reato specifico di femminicidio.
A tenere il conto sono quindi dei gruppi di volontarie, come il pugno di donne che nel 2015 ha creato e mantiene in vita Femicide Census, una organizzazione con fondi pubblici e privati. Lavora lentamente, a colpi di richieste di accesso ai dati della polizia, in cui verifica, nel vuoto legislativo, che la violenza rientri nei parametri generali del femminicidio e pubblica rapporti annuali che aspettano l’esito giudiziario di quei casi. Per questo, il rapporto più recente è quello del 2020, mentre quello del 2021 è in fase di preparazione.
Nel frattempo il Census si pone questi obiettivi: sensibilizzare sulla violenza mortale degli uomini contro le donne, fornire un quadro più chiaro della violenza mortale degli uomini contro le donne nel Regno Unito in base a fattori come la relazione tra perpetratore e vittima, l’età, la forma di violenza scelta, il luogo dell’incidente mortale e l’esito giudiziario; utilizzare le informazioni raccolte per creare strumenti di advocacy basati su dati concreti sugli omicidi di partner intimi e altre forme di uccisioni di donne familiari o non familiari; rappresentare una risorsa per accademici, giornalisti, politici e altri che ricercano il femminicidio; identificare negligenze a livello dello stato; ricordare e valorizzare le donne uccise dagli uomini.
Nel frattempo, quattro mesi fa, il Guardian ha avviato la doverosa ma macabra conta delle vittime, dedicando a ciascuna un po’ più di poche righe in cronaca, con il progetto Killed Women Count.
E la deputata laburista Jess Phillips, da sempre in prima fila nella lotta alla violenza contro le donne, da nove anni si è assunta il compito di ricordare, in Parlamento, i loro nomi. “Sono esausta” ha ammesso in questa intervista, “stanca di lottare per un cambiamento sistematico e ottenere solo briciole”.
Phillips è appena stata nominata sottosegretaria all’Istruzione, con delega alla “protezione delle vittime” nel nuovo governo Starmer, ma la strategia del nuovo esecutivo per contrastare la violenza contro le donne non è ancora stata resa nota.
Si tratta, davvero, una battaglia in salita, a partire dalla rappresentazione mediatica di vittime e assassini. In molti notiziari, Carol, Hannah e Louise sono state presentate come moglie e figlie del giornalista sportivo della BBC John Holt. Altri continuano a mostrare la foto di Louise sorridente con Clifford, quando erano insieme, e danno spazio alla sua descrizione, da parte dei vicini, come ‘un bravo ragazzo, normale”.
Per una volta a protestare con questa narrazione molesta e scorretta è anche un uomo, David Challen, diventato un attivista contro la violenza domestica quando la madre Sally ha ucciso il padre Richard, dopo 40 anni di abusi. Dopo aver visto la madre finita alla gogna come mostro, si è impegnato in una difficile battaglia legale, che si è conclusa nel febbraio 2019 con la sua assoluzione: con una sentenza epocale, il giudice ha riconosciuto l’attenuante della riduzione di responsabilità a cause delle violenze subite. Violenze di cui David è stato a sua volta testimone e vittima indiretta. A commento del femminicidio delle Holt, Challen ha aperto una raccolta fondi a sostegno di Level Up, una campagna per la giustizia di genere che organizza corsi di formazione per giornalisti, sulla base di linee guida per il rispetto della dignità delle vittime.
Per Challen, quello che va affrontato è il tabù della violenza domestica, nel quale maturano sia le aggressioni alle donne che la violenza maschile.
Il Crime Survey for England and Wales stima che nell’anno da marzo 2022 a marzo 2023, 1,4 milioni di donne e 751.000 uomini di età pari o superiore a 16 anni abbiano subito violenza domestica: circa 6 donne su 100 e 3 uomini su 100.
L'articolo Nel Regno Unito viene uccisa una donna ogni tre giorni, ma il femminicidio non è ancora un reato specifico proviene da Il Fatto Quotidiano.