Toti resta ai domiciliari. “Se è stato necessario per l’indagato `farsi spiegare´ dagli inquirenti che è vietato scambiare la promessa o l’accettazione di utilità di qualsiasi tipo con `favori´, continua indubbiamente a sussistere il concreto e attuale pericolo che egli commetta altri fatti di analoga indole nella convinzione di operare legittimamente, anche a prescindere dall’imminente svolgimento di consultazioni elettorali di sorta».
È quanto scrive Massimo Cusatti, presidente del Tribunale del Riesame di Genova, nell’ordinanza con cui rigetta l’istanza in appello per la revoca degli arresti domiciliari a Giovanni Toti.
Il rischio di reiterazione del reato potrebbe concretizzarsi «ad esempio inducendo taluno, con abuso dei propri poteri e della qualità di pubblico ufficiale, a dargli o a promettergli nuove utilità per finanziare il proprio movimento politico».
Il giudice spiega che Toti «non ha ammesso nulla di rilevante» nell’interrogatorio di fronte ai pm e quindi non sarebbe certo questo l’elemento di novità sostanziale «necessario per inficiare il quadro cautelare».
Lo stesso «impegno» ad astenersi da condotte analoghe «formulato da Toti in seno all’originaria istanza» alla gip Paola Faggioni suona, secondo Cusatti, come «una sterile presa d’atto della fondatezza di accuse che pure non si è voluto ammettere nel corso dell’interrogatorio». Secondo il Riesame, invece, «deve ritenersi incidentalmente cessato, per quanto ne manchi ogni concreto riflesso nell’odierna decisione, il rischio di inquinamento probatorio» da parte di Toti
Spregiudicato
L’indubbia spregiudicatezza nel commettere reati non lascia presumere la persistenza anche del concreto rischio che l’indagato sia disposto a inquinare le prove pur dopo che l’illecito sia stato ormai scoperto».
Lo scrivono i giudici del Riesame nelle motivazioni con cui hanno rigettato la richiesta di revoca degli arresti domiciliari da parte di Giovanni Toti.
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