In una capitale francese caotica ma effervescente in attesa dei Giochi olimpici, si è svolta, con i suoi riti e ritmi, la seconda stagione delle sfilate di Haute couture per l’inverno 2024-2025. Capi esclusivi, costosi per un mercato di nicchia che non conosce crisi. Anzi, cresce.
Sullo sfondo, una Parigi in fermento, operosa e caotica come dovrebbe essere una città che si appresta a ospitare i Giochi della XXXIII Olimpiade. Intanto, ai margini il malcontento per la situazione politica blocca lavori e mobilità fisica e, per certi versi, anche psichica. Mentre, a ritmo lento e rarefatto, negli atelier, negli hôtel particulier, nei saloni affrescati che si affacciano sulle piazze degli arrondissement più centrali, si consuma la liturgia dell’alta moda. La seconda e ultima dell’anno, quella che sottopone agli sguardi di compratrici sempre più numerose, a quanto pare, e di addetti ai lavori, le collezioni, scandite da pezzi unici, per l’inverno 2024-2025.
Capi preziosi, di altissimo artigianato, oggetto del desiderio di quel mercato di nicchia che non conosce crisi e che secondo 360 Research Reports ha sfiorato i 12 miliardi di dollari di fatturato globale solo nell’ambio dell’alta moda nel 2023, e le stime parlano di un aumento del giro d’affari di quasi 14 miliardi nel periodo compreso tra il 2024 e il 2030.
Bisogna prendere atto, quindi, che come sostengono le ricerche sugli andamenti del fashion business, la soluzione alla crisi del mercato del lusso sta nei VIC (Very Important Client), la fascia di clienti che rappresenta l’1 per cento della popolazione mondiale ma che detiene gran parte della ricchezza mondiale: ereditiere, ceo, imprenditori, persino investitori in criptovalute o magnati della tecnologia, persone facoltose da tutto il mondo e di tutte le età, dai baby boomer alla Gen Z. I marchi scoprono che gli «altospendenti» possono contribuire attivamente al bilancio: gli acquirenti che spendono con costanza e fedelmente possono rappresentare fino al 40 per cento delle vendite totali.
