ALPETTE
La casa Cna green Made in Piemonte è un progetto che integra la riqualificazione urbana all’utilizzo delle risorse locali della filiera del legno.
Intesa come unità facilmente adattabile a diversi luoghi e contesti, sarà realizzata principalmente con legno locale e materiale a filiera corta, coinvolgendo, per valorizzarle, le aziende del territorio. A spiegare nel dettaglio il progetto è stata Rosella Seren Rosso, originaria di Alpette e docente dell’istituto Erasmo da Rotterdam di Nichelino: «Siamo partiti dall’assunto che bisogna cominciare a vivere in modo diverso, tenendo conto dei cambiamenti climatici e degli eventi estremi sempre più frequenti. L’idea di questo micromodulo abitativo, unito alla costituzione della filiera del legno, ragiona in un’ottica più sostenibile. Le montagne sono la sentinella dei cambiamenti climatici e quindi il nodo strategico per rispondere alle nuove criticità, in un’ottica di energia circolare, se non sferica, con al centro l’uomo. In questo progetto abbiamo coinvolto anche varie amministrazioni locali, a partire da quella di Alpette: secondo questa filosofia, che privilegia il legno come materiale di costruzione, si può infatti intervenire nella riqualificazione dell’esistente, come le baite delle frazioni, e si possono erigere nuovi edifici da adibire a diversi scopi, da casa vacanza, rifugio alpino o nel bosco a spa e sede di riabilitazione terapeutica in case di cura, in un ideologico ritorno alle origini. Questo prototipo di casa è il simbolo dell’educazione ad abitare, valore da trasmettere partendo dalla vita in una struttura sostenibile».
La progettazione del micromodulo abitativo, che è anche una casa mobile, si richiama all’architettura biochimica: «Richiama l’opera dell’architetto Frank Lloyd Wright - continua Seren Rosso -, un’architettura organica perfettamente inserita nell’ambiente circostante nel pieno rispetto della natura. Con l’apporto di 7 scuole del territorio abbiamo lavorato a una riqualificazione del territorio, in primis di Alpette, studiando le migliori soluzioni costruttive e di recupero attraverso la filiera del legno e l’uso della casa green».
«Il modulo abitativo sarà sviluppato secondo i principi e i protocolli della sostenibilità per elementi, dall’involucro esterno ai serramenti, dall’arredo all’impiantistica attraverso un coordinamento generale della filiera edilizia-legno-impianti in ordine, per esempio, agli approvvigionamenti e al recupero del legname di scarto per riutilizzarlo o per produrre energia, nell’ottica di integrare nel progetto le aziende artigiane locali - ha spiegato Gianbattista Pomatto, presidente Cna settore legno -. Dai prefabbricati tipici degli anni ’60 siamo arrivati al modulo in legno a filiera corta, utilizzando il larice e il castagno delle valli del Canavese, senza dipendere dalle risorse dell’estero».
«Attorno al bosco si può costruire una comunità di persone e lavoro, rendendo più attrattivi, per economia e turismo, i luoghi montani affinché non siano considerati solo come rifugio e dormitorio di forza lavoro - hanno concluso da Cna -. Attorno a questo concetto sarà più facile valorizzare le tipicità autoctone creando autentiche filiere di vendita da promuovere al di là della singola comunità montana».
La casa green Esg non vuole essere sostenibile soltanto dal punto di vista della costruzione, ma anche in merito all’impatto energetico. Un altro aspetto importante della progettazione riguarda l’impiantistica.
«Il punto di partenza è il fabbisogno energetico di un edificio - spiega Vito Porcelli, presidente Cna installazione e impianti Torino -. A secondo del tipo di involucro dell’edificio potranno essere stimati impianti a minore o maggiore consumo, sfruttando le nuove tecnologie».
A partire dall’isolamento, l’obiettivo è quello di realizzare un edificio a consumo zero, che può diventare anche attivo dal punto di vista della produzione energetica. «Se un edificio è ben isolato e sceglie, per esempio, di puntare sulle energie rinnovabili, sarà possibile dotarlo di un impianto fotovoltaico, che compenserà eventuali impianti di condizionamento e riscaldamento, tra cui anche la pompa di calore. Allo stesso modo si può usare l’energia prodotta da solare termico, che produce acqua calda e può anche riscaldare. L’obiettivo del micromodulo abitativo che siamo progettando, infatti, è anche quello di non sprecare energia e calore. In tal senso esistono anche sistemi di purificazione e ricambio dell’aria senza il bisogno di aprire le finestre, sistema già utilizzato al Nord Europa». La tecnologia offre un passaggio ulteriore in avanti grazie alla domotica sostenuta da energie rinnovabili: «È la soluzione per unire il risparmio energetico ad una termoregolamentazione corretta degli ambienti». —