Emma Marrone: “Il body shaming non mi scalfisce, mi arrabbio perché leggono quei commenti ragazzi e ragazze che soffrono per il loro corpo. Un mio sogno? Cantare alla Royal Albert Hall”
L’animo battagliero, il successo televisivo, i lutti, la malattia, le strade fortunate (e quelle meno) tracciate dal tempo. Adesso, la leggerezza – “che non significa frivolezza o superficialità” – di un’altra vita artistica, l’ennesima. Quindici anni di carriera l’hanno resa più consapevole, autoironica, serena. Oggi, Emma ha trovato un nuovo equilibrio: grazie alla sua musica e a un pubblico con cui vive il sogno di “riuscire ancora a essere in connessione”. Lo ha raccontato in una lunga e sincera intervista a GQ. Decisa, senza filtri, paladina dei giusti diritti. Un po’ rock nello spirito, come i suoi fan hanno imparato a conoscerla.
Per l’artista è l’estate dei 40 anni e dei festival in giro per l’Italia. Perché nonostante 35 dischi di platino e 14 d’oro, ha ancora voglia di mettersi in gioco. Lo ha dimostrato con il suo settimo album “Souvenir”, che ha debuttato al primo posto FIMI, e con la sanremese “Apnea”. “Ogni volta che pubblico qualcosa di nuovo mi sento come il primo giorno di scuola”, ha rivelato. All’uscita di un suo singolo o di un suo disco si emoziona. Sempre. E ora è protagonista dell’estate con “Femme Fatale” e con “Ho voglia di te”, in collaborazione con Jvli e Olly. Emma, insomma, non ha intenzione di fermarsi.
È rimasta immobile e senza parole solo davanti al suo mito, Vasco Rossi: “La prima volta che l’ho incontrato ero talmente tanto scioccata dal vederlo da vicino e potergli parlare che ho fatto scena muta come una cretina”. Una tantum. Perché quando c’è da lavorare, l’ex vincitrice di Amici non si tira certo indietro: “Sono una tipa concreta, lavoro più duramente che posso e mi sento grata ogni giorno di poter continuare a fare questo mestiere”, ha spiegato. Voce, carattere e generosità. Qualità di un’artista a cui piace “scendere dal palco e andare a cantare tra la gente, senza bodyguard, senza menate. Sono pop, nel senso di popolare, del popolo, e questo mi fa stare bene”.
Durante l’intervista, Emma ha parlato anche del rapporto con i colleghi: “Vorrei duettare con un sacco di artisti, ma non lo dico per scaramanzia, magari succede”. Con molti, ha già trovato un suo feeling: “Quando mi propongono un featuring non mi metto praticamente mai a calcolare se è il momento giusto, se non lo è, se mi conviene. Io vado di pancia, se la canzone mi piace e soprattutto se ho stima per chi me la propone dico di sì, mi ci butto”. Di qui, le collaborazioni con Lazza, Cristina D’Avena, Tony Effe e i Modà, solo per citarne alcuni. Un suo sogno nel cassetto? “Mi piacerebbe tantissimo cantare alla Royal Albert Hall, a Londra”.
Non solo dischi e concerti. Nel cuore di Emma ci sono anche ferite del passato. E una cicatrice divenuta una delle battaglie che porta avanti con convinzione da molti anni. Contro l’odio online e le discriminazioni di cui lei stessa è stata spesso vittima. “Soffro ancora davanti a certi commenti che leggo sui social, ma non per il motivo che alcuni potrebbero pensare. Io mi arrabbio non per me stessa, per il cosiddetto body shaming che fanno a me, ma perché penso a chi legge quei commenti, a quei ragazzi e a quelle ragazze che magari stanno soffrendo per il proprio corpo, e che davanti a tutto questo odio gratuito rischiano di abbattersi, di ammalarsi. Conosco troppe persone che sono finite male, ed è per loro, per le loro famiglie che non smetterò mai di rispondere a questi odiatori seriali”, ha dichiarato.
Cattiveria davanti alla quale la cantante di “Non è l’inferno” sente il dovere di alzare la voce: “A me puoi dire tutto, che sono brutta, che sono grassa, che ho la pancia, che ho le gambe grosse, non me ne frega niente. Io mi vedo davanti allo specchio, so chi sono, conosco il mio vissuto e sì, mi piaccio. Sono una donna di 40 anni che ha sconfitto tre tumori e questo è il corpo che le mie battaglie mi hanno lasciato. Magari non sarà perfetto, ma è bello proprio perché è reale. Quindi che mi dicano pure quello che vogliono, non mi fa né caldo né freddo, ma alla mia gente no, i miei fan non me li devono toccare, non si devono permettere di ferirli con i loro commenti idioti”.
Spazio, poi, per delle considerazioni sulla comunità LGBTQ+: “Ha avuto un impatto super positivo su di me e spero di essere stata impattante anch’io per loro. È un lavoro di connessione, di messaggi positivi che ci siamo sempre scambiati in maniera reciproca, molto amorevole, con grande rispetto e grande orgoglio per il coraggio che hanno queste persone di affrontare una società così medievale. Infine, alcune curiosità: “Il mio autore preferito è John Niven, il libro preferito ‘Invidia il prossimo tuo’. Mi piace il modo in cui racconta in maniera feroce, quasi dissacrante, le verità dell’animo umano, le debolezze, le fragilità. Un oggetto a cui non rinuncerei mai? Sono indecisa tra il dildo e la playstation”, ha scherzato.
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