Con un secondo filone della ben nota inchiesta sugli affidamenti al Comune di Avellino, denominata “Dolce Vita” – e che ha suscitato notevole interesse pubblico – vede l’ex sindaco della città al centro di una delicata questione giudiziaria che in queste ore si aggiorna all’arrivo di una nuova tegola giudiziaria sull’ex primo cittadino Gianluca Festa, e altra aria di bufera che soffia da sinistra. Su Festa, al cui nome dobbiamo anteporre diversi “ex” e qualche “già” – ex Pd poi sostenuto da liste civiche ambientaliste e di sinistra; ed ex primo cittadino già agli arresti domiciliari con ipotesi gravissime – è piombata una nuova misura cautelare nell’inchiesta per corruzione.
Alle indagini è seguito dunque un blitz di carabinieri e Guardia di finanza, che ha messo a segno altre 6 misure cautelari emesse nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Avellino che ipotizza «plurime ipotesi di accordi corruttivi, intervenuti con tre imprenditori, destinatari della misura interdittiva del divieto a contrattare con la pubblica amministrazione», scrive in una nota di cui dà conto l’Adnkronos il procuratore Domenico Airoma.
Già ai domiciliari – ricordiamo che la procura contesta a Festa i reati di associazione a delinquere finalizzata a reati contro la pubblica amministrazione, corruzione, falso, depistaggio, rivelazione di segreti, peculato e induzione indebita a dare e promettere utilità – l’ex sindaco, dimissionario – che nel marzo scorso aveva rimesso l’incarico dopo una perquisizione a casa e in ufficio – è stato ora raggiunto da una seconda ordinanza insieme a Fabio Guerriero, anche lui già coinvolto nel primo filone investigativo.
Le acquisizioni investigative – scrive il procuratore Airoma e riferisce l’Adnkronos – hanno consentito di ritenere sussistente un sistematico asservimento delle pubbliche funzioni agli interessi privati degli indagati. In particolare, l’articolata attività di indagine, svolta in sinergia dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Avellino e dai Finanzieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, ha fatto emergere come «una pluralità di appalti, affidati dal Comune di Avellino, tra la fine dello scorso anno e gli inizi di quest’anno, siano stati oggetto di patti corruttivi».
«Un sistema di gestione degli appalti pubblici basato sulla vendita sistematica della pubblica funzione e sullo spregio delle regole che dovrebbero presiedere allo svolgimento dell’attività amministrativa» scrive il gip del tribunale di Avellino nella misura eseguita questa mattina. Ricostruendo «le modalità di realizzazione di accordi e la reiterazione dei rapporti corruttivi» definitivi «frenetici». Un quadro, quello stilato dagli inquirenti, che rimanda a mazzette, favori, appalti pilotati e sponsorizzazioni da imprese assegnatarie di affidamenti dal comune di Avellino. Condotte, quelle ravvisate nell’ex sindaco – scriveva il procuratore Domenico Airoma all’epoca dell’apertura dell’inchiesta – «chiaramente finalizzate ad ottenere un’utilità personale» e «a sviare le indagini».
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