L’articolo 3 della Costituzione può essere appallottolato e lanciato nel cestino della spazzatura. L’uguaglianza dei cittadini – principio cardine della legge fondamentale della Repubblica, valore universale della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, spirito guida di tutti gli Stati liberali e democratici da qualche secolo – per i politici vale un po’ meno. Per esempio: è sufficiente essere presidente della Regione Liguria, come capitato a Giovanni Toti, per essere un po’ “più uguale” degli altri. A sostenerlo è – nero su bianco in un parere legale – l’ex giudice della Corte costituzionale, Sabino Cassese che così ha voluto contribuire alla richiesta di revoca degli arresti domiciliari avanzata dai legali dal governatore, accusato di corruzione. Per Cassese la decisione del tribunale di mantenerlo agli arresti domiciliari “è stata raggiunta considerando soltanto il rapporto tra gravità dei fatti e esigenze di cautela, aspetti interni alla procedura, senza considerare altri aspetti“. Il centro del ragionamento dell’ex giudice e professore emerito alla Normale di Pisa è racchiuso in quell’avverbio, “soltanto”. Quali altri aspetti dovrebbe considerare un giudice, secondo Cassese? “Il buon andamento della pubblica amministrazione, che richiede di assicurare la continuità dell’azione amministrativa; l’investitura popolare, che impone di considerare il rispetto delle scelte compiute dall’elettorato; lo ius in officio di terzi che hanno una situazione giuridica attiva a mantenere l’ufficio”. Tutti elementi che il tribunale – secondo l’ex giudice costituzionale – dovrebbe vagliare nella vicenda processuale di Toti ma che – per forza di cose – non potrebbero avere alcun peso se a rispondere delle stesse accuse fosse un cittadino che avesse la “sfortuna” di non avere una carica elettiva. Cassese, insomma, ipotizza garanzie processuali doppie per i politici che abbiano avuto “l’investitura popolare”, un concetto carissimo – solo per fare un esempio – a Silvio Berlusconi e al suo schieramento di riferimento.
Il parere di Cassese è stato allegato al ricorso al Tribunale del Riesame discusso lunedì. Toti ha chiesto la revoca dei domiciliari o la trasformazione in una misura cautelare meno severa. Per la procura, invece, il governatore deve rimanere ai domiciliari perché esiste un pericolo di reiterazione del reato e perché ci sarebbe la possibilità per Toti di intervenire tramite la sua influenza, anche se sospeso. Una prima istanza degli avvocati era stata respinta dalla giudice Paola Faggioni. Se il tribunale riconfermasse i domiciliari per Cassese Toti dovrebbe rivolgersi alla Corte costituzionale: “Qualora questi elementi non vengano presi in considerazione, resta alla parte che lamenta la violazione delle norme costituzionali di promuovere o provocare un giudizio di costituzionalità in via principale o in via incidentale”. Finora i legali del presidente avevano evocato la possibilità di rivolgersi alla Corte di Cassazione.
Di recente Cassese si è espresso a favore della riforma della giustizia del ministro Carlo Nordio che prevede tra l’altro la separazione delle carriere, a favore dell’autonomia differenziata e a favore del premierato, tutti provvedimenti varati dal governo Meloni.
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