TRIESTE Le condizioni di salute dell’Antica Diga foranea sono precarie e, allo scopo di capire quali interventi servano per consolidare quella lingua di terra, la Regione è pronta a stanziare intanto 200 mila euro. Il progetto che ha in mente l’assessore regionale con delega all’Ambiente Fabio Scoccimarro però va oltre e parte dall’ipotesi della costruzione di un ponte che colleghi la Diga con la terra ferma.
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Ora, comunque, si parte dalla ricognizione «con rilievi puntuali, anche sulle fondamenta, sott’acqua – spiega Scoccimarro – che ci dicano quale è lo stato effettivo della struttura, per capire se tiene o non tiene. Perché è inutile pensare a progetti di sviluppo, anche ambiziosi come quelli che ho in mente, se le basi non sono solide».
Quella Diga è di competenza dell’Autorità portuale, il cui commissario, Vittorio Torbianelli, fa riferimento a un «protocollo tecnico con la Regione, proprio per l’attività di ricognizione, di diagnostica che ci permetta di capire quali sono le condizioni di fruibilità della Diga». Torbienelli precisa come l’Authority abbia «l’onere di mantenere la Diga come elemento frangiflutti, il resto verrà dopo, ma comunque restiamo aperti a valutare collaborazioni per valorizzare la Diga».
Finita l’attività di ricognizione, si lavorerà «a un accordo di programma – spiega Scoccimarro – tra Autorità portuale, Regione e Comune». Finalizzato al recupero della struttura «ai fini della sicurezza del Porto Vecchio, dove la Regione sta investendo per trasferire i suoi uffici – sottolinea – ma guardando anche a un suo rilancio in chiave turistica, sportiva, ludica». Un progetto, quest’ultimo, che secondo Fabio Scoccimarro «potrebbe attrarre l’interesse anche di qualche imprenditore, non escludendo un partenariato pubblico-privato».
Guardando al rilancio di quei 15.700 metri quadrati, lo sguardo è rivolto anche alle strutture alberghiere cittadine, prive di uno spazio dove far prendere il sole agli ospiti. «Non con un investimento diretto – precisa il direttore dell’hotel Savoia Riccardo Zanellotti – ma se venisse creata una struttura di qualità, potremmo certamente essere interessati a fruirne, creando così un’estensione dell’albergo».
Guardando al futuro della Diga, l’assessore Scoccimarro parla di «Penisola di Trieste, perché è impensabile progettare un rilancio di quella diga, attraendo investimenti, senza pensare a collegarla a terra, attraverso un ponte». Un’idea che era già stata accarezzata con la candidatura all’Expo 2008, prima, e con la proposta dal gruppo D’Arcano – che aveva avuto in concessione la Diga – poi. L’assessore riflette sui alcuni aspetti del progetto (ad esempio, da dove dovrebbe partire il ponte?) e valuta che, per definirli, servirebbe «un coinvolgimento dei portatori di interesse».
Ma facciamo un passo indietro. Prima delle violente mareggiate dello scorso autunno, un monitoraggio subacqueo della Guardia Costiera ausiliaria e dell’allora Trieste Sommersa Diving, oggi Mare Nordest Ssd, aveva rilavato delle erosioni alle fondamenta della struttura. Che ci fossero dei cedimenti era evidente anche “a terra”, tanto che le cabine erano pericolanti. Poi le mareggiate hanno dato il colpo di grazia, causando gravi danni. Guardando anche a questa situazione, la Lega navale - che dal 2020 aveva la concessione della Diga - ha deciso di abbandonare i suoi progetti su quella struttura e di rimetterla nelle mani dell’Autorità portuale.
La Regione, che aveva già dato disponibilità alla Lega Navale per finanziare lo studio del progetto di recupero, ora quindi torna in campo. La norma in assestamento di bilancio da 200 mila euro è stata illustrata ieri alla quarta Commissione consiliare regionale. Il passaggio successivo è nell’aula del Consiglio regionale. «Serve intervenire quanto prima – così Scoccimarro – per scongiurare il rischio che una prossima violenta mareggiata vada a compromettere definitivamente la tenuta della Diga».