VOGHERA. I soldi delle aste giudiziarie finivano nelle scommesse e giochi on line invece che nelle mani dei creditori. É quanto ha ricostruito la guardia di finanza, che ieri mattina si è presentata nell’abitazione di Edoardo Vertua, avvocato di 41 anni di Voghera, per arrestarlo. Si trova ora ai domiciliari con l’accusa di peculato in concorso: la stessa contestazione è rivolta al padre avvocato, Giuseppe Vertua, 76 anni, finito agli arresti un anno fa per gli stessi fatti (oggi è libero e non esercita più la professione, dopo che aveva deciso di autosospendersi). Al centro dell’indagine, che ieri ha portato al secondo provvedimento, ci sono 300mila euro di soldi della vendita all’asta di abitazioni civili che, a partire dal 2018, sarebbero finiti sui conti personali di padre e figlio, da cui, per l’accusa, venivano poi prelevati in contanti e spesi su diverse piattaforme virtuali di giochi e scommesse.
Il sequestro preventivo
L’arresto è stato chiesto, al termine delle indagini, dai pubblici ministeri Chiara Giuiusa e Camilla Repetto: il giudice Luigi Riganti ha firmato l’ordinanza ed emesso nei confronti di Giuseppe Vertua il sequestro preventivo di 148mila euro e il sequestro di 144mila euro nei confronti del figlio. Dopo l’arresto di un anno fa le indagini non si sono fermate. In quel primo filone era emersa la sottrazione di oltre 165mila euro dai conti correnti di cinque procedure: l’avvocato 76enne era delegato alla vendita di alcuni immobili, abitazioni per lo più di tipo civile, posizionate a Voghera ma non solo. La segnalazione di anomalie in queste procedure era partita da alcuni creditori, banche e società, ai quali spettavano i soldi degli immobili, pignorati e poi venduti all’asta. Soldi mai ricevuti, nonostante le vendite fossero andate a buon fine. Le somme ricavate dalle vendite, in sostanza, invece che finire sul conto della procedura avrebbero preso altre destinazioni.
Depositi sotto esame
Le indagini di quest’ultimo anno si sono concentrate proprio sulla destinazione dei soldi. I due avvocati, secondo l’accusa, avrebbero creato dei conti “paralleli” dedicati alle procedure ma mai comunicati ai giudici del tribunale. In questo modo i depositi sarebbero sfuggiti alla supervisione del giudice.
I finanzieri del Gruppo di Pavia e della compagnia di Voghera hanno esaminato questi conti, su cui erano finite le somme di denaro delle vendite degli immobili, e alla fine sono emersi altri dettagli. Intanto gli illeciti sarebbero stati messi in pratica in altre procedure: in tutto sette quelle sotto indagine. Inoltre, il denaro sarebbe stato alla fine utilizzato su piattaforme per il gioco on line. Ora l’avvocato 41enne potrà dare la sua versione dei fatti nell’interrogatorio di garanzia, previsto per i prossimi giorni.
Il padre vuole risarcire i creditori
Durante il suo interrogatorio, un anno fa, aveva ammesso di avere sottratto i soldi delle aste e annunciato l’intenzione di voler risarcire i creditori. Risarcimenti che in parte sono stati versati. Questo potrebbe consentire a Giuseppe Vertua, padre dell’avvocato arrestato lunedì mattina, di chiudere in fretta la sua posizione.
Si attende, comunque, ancora la chiusura delle indagini da parte della procura, che in quest’ultimo anno ha continuato a svolgere accertamenti. Poi il suo avvocato, Roberto Tava di Tortona (che ieri abbiamo provato a contattare, senza successo), valuterà se chiedere un rito alternativo.
Il 76enne proprio per la collaborazione fornita subito dopo il suo arresto e per la decisione di autosospendersi dalla professione era stato rimesso in libertà dal giudice Luigi Riganti. Nel suo interrogatorio, comunque, l’avvocato 76enne non aveva fornito spiegazioni sulle ragioni che l’avevano spinto a trattenere i soldi delle aste (non ha mai parlato del figlio), finiti su conti correnti da cui sarebbero stati poi prelevati in contanti per essere giocati su piattaforme virtuali. Nei confronti del padre e dei figlio, nonostante i parziali risarcimenti, il giudice Riganti ha emesso un decreto di sequestro preventivo per 292mila euro, che è la cifra che la procura ipotizza come somma sottratta alle procedure per la vendita delle aste. Gli accertamenti dei finanzieri, per capire quali beni potrà toccare il sequestro, sono ancora in corso. Il provvedimento serve a mettere al sicuro beni in vista dell’eventuale confisca per il risarcimento dei danni. —
m. fio.