TRIESTE. L’inconfondibile rosso pompeiano è ormai sbiadito. Le sterpaglie, quando non hanno già occupato interamente la facciata, si arrampicano sulle finestre e si accumulano nel giardino. Di recente, durante una ricognizione, pare sia stato anche sorpreso un gruppo di migranti che aveva improvvisato un soggiorno negli appartamenti interni.
Così appare, oggi, la stragrande maggioranza delle case cantoniere nel territorio dell’ex provincia di Trieste. Gli edifici destinati un tempo a ospitare gli addetti alla manutenzione delle strade sono imprigionati in un limbo che si protrae da anni: diventate superflue – vista la progressiva scomparsa della figura del cantoniere e, al contempo, le esigenze diverse della odierna manutenzione stradale – nessuno sa più cosa fare di loro. O meglio, vi sono stati numerosi tentativi di rilancio a livello nazionale. Ma, almeno nei dintorni di Trieste, non hanno portato ad alcun cambiamento sostanziale.
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Partiamo dai numeri. Va detto che, anche in questo caso, le case cantoniere rimangono avvolte nell’incertezza: non esiste, infatti, un elenco ufficiale che le censisca tutte. Il motivo è presto detto: Anas, che ne acquisì il controllo alla sua istituzione nel 1946, a partire dal Duemila ha trasferito la gestione di molte strade e delle relative case cantoniere a regioni ed enti locali. A Trieste due case cantoniere sono state affidate, dalla Regione, a Fvg Strade: la casa cantoniera di Grignano e quella di Conconello. Le altre – distribuite in modo capillare in tutto il territorio, ma concentrate soprattutto lungo le direttrici del Carso – sono rimaste di proprietà di Anas.
Lo stato di conservazione cambia di edificio in edificio. Le due case cantoniere di Fvg Strade sono entrambe «tecnicamente non più strumentali» – come spiega l’azienda – e perciò risultano, di fatto, abbandonate. Nel caso di Anas, invece, alcune strutture sono ancora attive: in particolare, risulta abitata la casa cantoniera di Opicina (lungo la strada provinciale 35), quella di strada per Basovizza e la gemella in prossimità di Cattinara. Gli edifici ospitano dipendenti dell’azienda oppure, ma è un caso eccezionale, parenti di ex dipendenti. Eppure, potrebbe essere solo questione di tempo prima di vedere anche le case cantoniere superstiti incorrere in un destino simile alle altre.
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Il problema è, infatti, il seguente. I dipendenti di Anas che risiedono in una casa cantoniera, al termine del servizio, per contratto, devono lasciare l’abitazione (vedi articolo sotto). Solo che, una volta liberate, le case cantoniere non servono più: non c’è un altro cantoniere a fare da successore (come avveniva in passato grazie al ricambio generazionale) e non è semplice riconvertirle ad altre funzioni. Con i risultati di cui si è detto all’inizio.
Il tema rimbalza da anni nell’agenda politica nazionale. L’ex ministro Franceschini, all’epoca del governo Renzi, aveva ipotizzato una riqualificazione che le trasformasse in «punti di ristoro e di accoglienza per i turisti», senza però che all’annuncio seguissero i fatti. Ora Fvg Strade fa sapere che «la società ha da tempo avviato interlocuzioni per un uso alternativo» delle case cantoniere, ma ci si trova, appunto, ancora a una fase di studio preliminare.
Se le riqualificazioni – almeno a Trieste – non sembrano dare i loro frutti, qualcuno si chiederà legittimamente perché non vengano vendute. E qui si arriva al secondo problema che condanna le case cantoniere all’immobilismo. Gli edifici di Anas sono beni demaniali: come tali, non possono essere venduti a privati, ma soltanto dati in concessione (al pari delle spiagge, ad esempio). E Anas, nel 2021, ha effettivamente aperto un bando per poterle assegnare: in regione non è stata pervenuta alcuna richiesta.
Perché nessuno è interessato alle case cantoniere? Le condizioni spesso deteriorate degli edifici non invogliano certo un investitore, al pari della breve durata delle concessioni: difficile sperare che qualcuno si impegni a ristrutturare una casa cantoniera, con il rischio di perderla dopo pochi anni. In ultimo, le case cantoniere sono tutelate per legge: al cambio di proprietà, scatta un accertamento per verificare l’interesse culturale del bene. Nel qual caso (come avvenuto per la casa cantoniera di Grignano nel 2021) vengono imposti dei vincoli che limitano il raggio d’azione di eventuali ristrutturazioni.
