Dopo la condanna penale definitiva a 5 anni di reclusione (con rito abbreviato) per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso e la “cacciata” dalla Polizia di Stato, arriva la condanna della Corte dei conti: l’ex sovrintendente del commissariato di Jesolo Moreno Pasqual dovrà risarcire lo Stato con 120 mila euro - così ha deciso la Corte: sentenza contro la quale potrà presentare appello - per essersi messo al servizio del “clan dei Casalesi”, tra il 2009 e il 2015. La Procura contabile aveva chiesto più del doppio: 240 mila euro in stipendi, oltre a 50 mila euro per danno d’immagine.
Da parte sua, l’avvocato difensore Paolo Nieri ha ricordato che se agli imputati che avevano scelto il rito abbreviato è riconosciuta l’accusa di concorso in associazione mafiosa, è caduta per gli imputati che hanno scelto il processo in aula. Punto su cui la Procura ha presentato ricorso e il processo d’appello si aprirà il 26 settembre. Per la difesa, senza il 416 bis verrebbero meno tutte le accuse mosse a Pasqual che - sostiene - «si era limitato a chiedere informazioni su pratiche già evase o addirittura già decise (...) in ruolo del tutto marginale».
Di tutt’altro avviso la Corte, che ricorda come la sentenza nei confronti di Pasqual sia ormai irrevocabile e che «non vi è dubbio» che l’ex sovrintendente della Polizia di Stato «è venuto meno agli obblighi di fedeltà, diligenza, correttezza e buona fede». Le prove? «La grande familiarità e assidua frequentazione dell’imputato con Luciano Donadio e l’intero sodalizio criminale (...) tanto che al Pasqual, Donadio ha raccontato vicende del Clan dei Casalesi senza reticenze. (...) e non gli ha sottaciuto fatti e circostanze che inequivocabilmente denotavano il contesto criminale di provenienza sua e dei suoi uomini. E la caratura criminale del Donadio è stata l’occasione e l’elemento incentivante per contrabbandare favori illeciti e violazioni del segreto d’ufficio con benefici di natura economica».
Per la Corte presieduta da Marta Tonolo, «anche nell’ipotesi di una eventuale, futura, revisione della sentenza di condanna del Pasqual con assoluzione dal reato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso non verrebbe di certo meno la rilevanza, sul piano della responsabilità amministrativa, delle gravissime condotte tenute da Pasqual, per quasi dieci anni».
Quanto agli stipendi la Corte ha ridotto la richiesta a 70 mila euro. Nessuno sconto per i 50 mila euro per danni d’immagine, «per la gravità dei comportamenti tenuti dal convenuto, che è venuto meno a fondanti doveri di servizio (...) in conflitto con l’interesse pubblico, tanto più odiose in quanto vertenti in un ambito, quello della sicurezza pubblica, particolarmente sentito dalla cittadinanza e al centro, da anni, dell’attenzione mediatica». I comportamenti «in spregio alla legge» hanno danneggiato tutta la Polizia, «in un settore in cui l’impegno (...) e l’irreprensibilità sono alla base, nell’opinione pubblica, della fiducia riposta nelle forze di polizia per la tutela della sicurezza e dell’ordinato vivere civile».