Monsignor Carlo Maria Viganò è stato scomunicato dalla Chiesa. Il provvedimento, durissimo ed estremamente rapido, si è concluso ieri per via extragiudiziale, e l’ex nunzio a Washington è stato riconosciuto «colpevole del delitto riservato di scisma». La sentenza è arrivata ieri con un comunicato dell’ex Sant’Ufficio in cui si specifica che «sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II». Quindi, «il Dicastero ha dichiarato la scomunica latae sententiae». Il prelato perde dunque la facoltà di celebrare l’Eucaristia e gli altri sacramenti, ma anche di ricevere i sacramenti lui stesso (comunione e confessione compresi): pena durissima per un sacerdote. Manca solo -e non è escluso che arrivi, lo contempla in ipotesi la stessa sentenza di ieri - la riduzione allo Stato laicale, al momento non comminata. D’ora in poi soltanto il Papa stesso potrebbe, in futuro, riammettere alla comunione ecclesiale monsignor Viganò.
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