di Pancrazio Cardelli Anfuso
Al termine di 120 minuti di noia, ad Amburgo prevale la Francia, ai rigori, sul Portogallo. Cinque su cinque, contro il supereroe Diogo Costa (6), fenomenale pararigori contro la Slovenia.
Cinque come le partite giocate dalla Francia, vicecampione del mondo, senza lo straccio di un gol su azione, con in campo l’attaccante più stimato e pagato del mondo, Mbappé (5), che complice l’infortunio alle ossa nasali non riesce a lasciare il segno su questo campionato europeo, alla stregua del declinante Cristiano Ronaldo (6), comunque puntuale, almeno lui, all’appuntamento col suo rigore.
Difficile raccontare una partita con tanta qualità in campo che non produce lo straccio di un’azione da gol, una trama spettacolare, un gesto qualitativo: tanti errori tecnici, passaggi sbagliati, tiri velleitari, fraseggi stucchevoli a basso ritmo, poche idee ma confuse. Si salvano i generosissimi Nuno Mendes (7) e Démbélé (7, ma quanti errori al tiro), per il resto è un gioco avaro, a rompere, che esalta le qualità del vecchione Pepe (6,5), al capolinea di una carriera lunghissima e piena di successi.
Discreta prova di Leao (6,5), errori per Camavinga (5,5), qualche spunto interessante del subentrato Conceiçao (6). Fatale l’errore dal dischetto di Joao Felix (5,5). Continua così il cammino di questo torneo anomalo, con pochi gol segnati, pochissimi su azione, e un atteggiamento in campo della maggior parte delle squadre che testimonia la lontananza siderale dal calor bianco delle sfide della fase finale della Champions League.
Può sembrare normale, viste le diverse caratteristiche delle squadre in campo: club che lavorano quotidianamente in campo, nel primo caso, contro selezioni eterogenee che si trovano, a fine stagione, per un torneo con caratteristiche particolari. Lo slancio ideale dei giocatori si ferma al canto dell’inno e alla partecipazione emotiva alle fasi di gioco, che si sublima nella roulette dei rigori, ma il gioco è un’altra cosa, e sorprende che in una squadra che non sembra saper segnare, come la Francia, non trovi spazio uno come Giroud, che ha passato l’intera carriera a risolvere partite con la sua grande capacità realizzativa.
Se è vero che dai tornei tra nazionali non nascono più indicazioni sulle tendenze del gioco, come ai tempi della Grande Olanda o dell’Italia di Bearzot, è palese che il grande assente di questi europei è lo spettacolo, quello che si esprime attraverso il bel gioco, che sembra lontano dai programmi dei commissari tecnici.
Si salva la Spagna, a questo punto favorita, anche se lo scoglio francese l’attende, per la semifinale, a Monaco, il 9 luglio alle 21. Un’altra finale anticipata, si dirà. Certo è che la Francia non sta regalando spettacolo, nonostante i fuoriclasse che manda in campo. Difficile suscitare simpatie, in questo modo: la Spagna, graziata dalle bizzarrie di Taylor, si merita tutte le simpatie degli appassionati, nella speranza che la fase finale di questo europeo in tono minore regali, finalmente, qualche emozione.
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