«Sei stato un arcobaleno che ha illuminato la nostra famiglia nel periodo più buio». Così venerdì 5 luglio pomeriggio zia Romina, dal pulpito dell'altar maggior della Cattedrale di Chioggia, ha voluto ricordare, al termine della messa, il nipote Marco Salvagno, morto una settimana fa mentre lavorava in un cantiere alla Scomenzera, a Venezia.
Il Duomo, la chiesa più grande di Chioggia, era gremito di gente, tantissimi giovani, amici, parenti o semplici conoscenti del 21enne che, pur nella esuberanza del suo carattere, era molto benvoluto, in particolare tra i ragazzi del calcio, la sua passione, per lui che ci giocava come portiere.
In prima fila c'è nonno Angelo, che quel piccolo se lo è cresciuto come un figlio. Ci sono gli zii, c'è il sindaco Mauro Armelao, che ha voluto far sentire alla famiglia la vicinanza di una intera città, scossa da un dolore così tremendo.
[[ge:gnn:nuovavenezia:14451352]]
C'è naturalmente anche Ivano Boscolo Bielo, titolare della ditta dove Marco lavorava, alla Scomenzera, a Venezia, nel deposito di materiale edile.
Non ha parole Ivano Bielo, che è anche presidente della Union Clodiense, la squadra di calcio nella quale il ragazzo aveva pure giocato nelle formazioni giovanili. Sopra il feretro chiaro fiori rossi e bianchi, tutti attorno gli amici, con la maglietta già indossata la sera prima durante la fiaccolata.
[[ge:gnn:nuovavenezia:14451403]]
Don Vanni Ghion, parroco dei Salesiani, ha sottolineato l'entusiasmo di vivere la vita di Marco, sia nei momenti belli che in quelli più difficili, il suo volto sempre sereno e sorridente.
«Ci sono notizie che non ti aspetti - ha detto il parroco - , improvvise, cariche di dolore, di rabbia, di incredulità, perché sembra impossibile che si possa perdere una vita nel momento in cui sta ancora germogliando. La sua foto che vediamo affissa sulla maglietta che gli amici stanno indossando ne racconta la sua vita. Il suo volto sereno, sorridente, sempre cordiale, nonostante abbia vissuto anche momento molto difficili in famiglia. Aveva un carattere impulsivo, ma capace sempre di tornare al suo posto, grazie anche all'aiuto di chi gli voleva bene».
[[ge:gnn:nuovavenezia:14451351]]
Durante il funerale riecheggiano le note delle canzoni magistralmente cantate dal coro dei Salesiani. «E poi c'è quel colore azzurro nello sfondo che ci ricorda il nostro destino e che noi siamo fatti di cielo».
Al termine della funzione, il consigliere comunale Marco Lanza ha letto una lettera scritta di suo pugno dalla fidanzata Aurora.
«E' passata una settimana da quando il destino ha deciso di separarci - ha scritto - e stento ancora a crederci. Sei stato il mio rifugio, volevamo passare la vita assieme. Abbiamo trascorso insieme cinque anni di gioie e di dolori, che mi facevano sentire unica. Quando ti ho visto sul letto dell'ospedale eri ancora così bello che sembrava che stessi dormendo ed invece era purtroppo tutto vero. Sarò sempre con te, mi manchi come l'aria».
Commovente l'intervento della zia, la sorella del vero padre di Marco che, rispetto alla sua famiglia, se ne stava seduto parecchie panche più indietro.
Zia Romina, a braccio senza leggere, ha raccontato alcune vicissitudini della sua famiglia che «quando ci è stato annunciato che saresti arrivati, si stava sfasciando. «Sei stato invece il nostro arcobaleno, un dono di Dio, una stella cadente che ha illuminato il nostro cielo. Sei stata la salvezza della nostra famiglia, tanto che in questo momento, pur nel dolore, è tutta qui riunita ed è questo il tuo miracolo. Ci hai messo solo 50 secondi per finire lì dentro, ma quello che sei stato per noi, pur nei pochi anni vissuti, non lo dimenticheremo mai».