Ritorno col botto per Nigel Farage che alla soglia dei 60 anni conquista la tribuna mancata per ben 7 volte: il seggio di deputato alla Camera dei Comuni. Eletto per la prima volta, il leader euroscettico torna a gamba tesa nella politica del Regno Unito, forte della conquista da parte del suo partito Reform Uk di quattro seggi, vinti a Clacton per più di 8.000 voti. E classificatosi al terzo posto per voto percentuale (14,3%), superando i libdem, e ha preso 4 seggi.
Aveva promesso di stupire gli elettori, e ci è riuscito: l’impennata del suo partito, da lui fondato qualche anno fa, ha visto anche l’elezione ai Comuni dell’ex parlamentare conservatore Lee Anderson e del cofondatore di Reform Richard Tice. E dopo aver smentito una nuova discesa in campo, esce dall’agone elettorale britannico forte di un’affermazione da record: il suo partito si è piazzato al terzo posto per voto percentuale (14,3%), superando i libdem, e accreditandosi 4 seggi: incluso quello dello stesso Farage a Clacton-on-Sea, nel sud dell’Inghilterra, da dove è partita la sua carica verso Westminster con la promessa di portare avanti «la rivolta contro l’establishment».
Si mostra soddisfatto, ottimista e agguerrito Farage: apparso insieme ai deputati eletti con lui, Richard Tice, Lee Anderson e Rupert Lowe, nel corso di una conferenza stampa a Westminster il leader di Reform Uk pronuncia il suo discorso della vittoria rilanciando la sfida a destra ai Tory dopo aver eroso molti consensi all’ex premier Rishi Sunak. Esaltando il risultato conseguito alle urne. E promettendo battaglia in Aula. Allora: prima rivolge un baldanzoso avvertimento al Labour del neo primo ministro Keir Starmer, vincitore delle elezioni. «Non c’è alcun entusiasmo per Starmer – ha tuonato Farage –. Presto il suo governo avrà problemi e Reform gli sarà addosso».
Rincarando la dose annunciando a stretto giro: «Una volta i vecchi laburisti erano molto, molto patriottici. Credevano nel Paese. Credevano nella gente. I nuovi laburisti molto meno. Ora la nostra priorità è andare a caccia dei loro voti. Ed è quello che faremo».
Forte del consenso incassato alle urne con il suo partito rappresentato da oltre quattro milioni di voti, nel suo discorso Farage sottolinea a più riprese come la presenza della compagine populista si sia fatta sentire e con veemenza alle urne: i consensi di Reform sono stati fondamentali nella sconfitta storica dei Conservatori e in diversi territori hanno tolto voti pure ai Laburisti, lascia intendere chiaramente in una veloce analisi del voto l’ex europarlamentare anti-Ue per oltre un ventennio, e tribuno della Brexit. Che poi, tra retrospettive e nuovo slancio, invoca subito a viva voce un cambiamento in senso proporzionale del sistema elettorale. Criticando – come rileva l’Ansa spiegando il punto dell’intervento di Farage – «l’uninominale maggioritario secco del “first past the post”, in cui vince solo il primo candidato che ottiene più voti in un seggio».
Un protocollo penalizzante per un partito come il suo capace di contare su un largo bacino di preferenze. Poi, stoppati e rispediti al mittente con ardire sardonico le interruzioni e gli attacchi di chi lo critica apertamente in sala, prima promette battaglia e si dichiara più che pronto a far sentire la sua voce ai Comuni in nome di un progetto a lungo termine: l’obiettivo ambizioso di diventare dopo il voto politico del 2029 il nuovo asse portante della destra d’oltre Manica, e quindi una minaccia esistenziale dei Tory in crisi. Poi ricorda a tutti che «c’è ancora un sacco di birra rimasta nel pub»: perché questo è soprattutto il momento di festeggiare la sua vittoria.
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