Venerdì sarà il duomo, giovedì sera invece il luogo del dolore è stata la strada. Venerdì 5 luglio, alle 15, Chioggia darà l'ultimo saluto a Marco Salvagno, il giovane di 21 anni morto venerdì scorso nel cantiere edile della ditta Boscolo Bielo a Venezia, dove lavorava, dopo aver colpito con un calcio una porta a vetri che ha causato lo stacco di una scheggia che, sfortunatamente, nella caduta, gli ha reciso l'arteria poplitea, dietro il ginocchio, causandone la morte per dissanguamento.
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È stata scelta la Cattedrale, anziché la piccola chiesetta dei Salesiani dedicata a Santa Maria Ausiliatrice, per ovvi motivi di capienza. Nella sera di giovedì 4 luglio, intanto, sempre ai Salesiani, tutti gli amici di Marco si sono radunati prima per la recita del Santo Rosario e poi per un corteo, in memoria del giovane operaio, che è partito dal cortile dell'oratorio, per poi snodarsi attraverso la fondamenta sud di canale San Domenico e quindi proseguendo verso l'Isola dell'Unione, per concludersi sulla fondamenta nord del Lusenzo, a Sottomarina, vicino all'abitazione dove il ragazzo abitava con nonno Angelo, che lo aveva cresciuto come un figlio e non come un nipote. Almeno 500 giovani si sono dati appuntamento alle 20.30.
In ricordo di Marco in molti indossavano una maglietta nera con la foto di Salvagno davanti e una scritta eloquente sul retro: «Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta». Tutti giovani nati nel nuovo millennio, quella generazione a cui Marco apparteneva, quella generazione che a volte sembra fin troppo esuberante ma che alla fine si rivela molto fragile. Tanti occhi lucidi, alla partenza del corteo, aperto dagli amici più vicini, che già lo avevano omaggiato in questi giorni durante il torneo di calcio a cinque Giovani di Chioggia, che reggevano un drappo bianco con la scritta: «Continua a sorridere Marco».
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Subito dietro un paio di due aste con una serie di foto che ritraggono il giovane nel pieno della sua gioventù, di una vita spezzata per un incidente assurdo. A chiudere i palloncini, bianchi e rossi, a forma di cuore, liberati una volta giunti a destinazione, a Sottomarina. In corteo anche l'assessore alle politiche sociali Sandro Marangon, amico di famiglia, ma tra i 500 che si sono ritrovati un solo grande silenzio. Quei giovani che probabilmente oggi saranno in Duomo per salutare per l'ultima volta il loro amico Marco che, giurano, nei loro ricordi non morirà mai.