BRONI. Chiude alla fine dell’estate l’Euronics di quartiere Piave a Broni e scattano i licenziamenti per i dieci addetti del punto vendita.
La procedura è stata attivata la scorsa settimana con l’invio delle lettere di licenziamento collettivo a 49 dipendenti lombardi dei punti vendita di Monza, Broni, Vimodrone, Sesto San Giovanni Vulcano, gestiti dal gruppo Binova srl, una delle tre aziende del marchio Euronics (le altre sono Nova spa e Kus srl). «Ora abbiamo 45 giorni di tempo per trovare un’intesa con l’azienda, ma si parla già di cessazione, quindi, presumibilmente tra settembre e ottobre, il punto vendita di Broni sarà chiuso – spiega Alessio Fusardi, sindacalista della Filcams Cgil Pavia, che sta seguendo la vertenza -. Purtroppo, quando si aprono delle procedure in questo periodo le tempistiche sono dimezzate. Praticamente, abbiamo un mese per attivare il tavolo regionale e cercare un accordo. Nel frattempo, abbiamo già fatto un’assemblea online per tutta la Lombardia e oggi (ieri per chi legge ndr) abbiamo incontrato i lavoratori di Broni, che sono un gruppo giovane e molto dinamico».
La prossima settimana dovrebbe arrivare una prima convocazione. La Filcams intende portare tre questioni al tavolo del confronto: «Innanzitutto la salvaguardia della dignità dei lavoratori, ovvero trovare un accordo sulla buonuscita, poi una garanzia sulle coperture salariali di questo ultimo periodo, visto che, da più di un anno, i dipendenti ricevono lo stipendio regolarmente con un ritardo di venti giorni; infine, rassicurazioni sulla tenuta economica dell’azienda, ovvero se riuscirà a saldare tutti i debiti e crediti» aggiunge Fusardi.
In base alle informazioni ottenute dal sindacato, queste chiusure rientrano in una riorganizzazione a livello nazionale delle aziende del marchio con l’obiettivo di “salvare” il gruppo principale, Nova Spa, che ha il suo punto di forza nel Lazio, mentre lo è meno nel Nord Italia. «Tra l’altro, Nova applica un contratto non sottoscritto dalle organizzazioni sindacali – conclude Fusardi -. A fronte dei sacrifici chiesti ai lavoratori, però, la situazione è quella sotto gli occhi di tutti. Quindi risparmiare a scapito dei lavoratori non è la soluzione». Oliviero Maggi