UDINE. Un concerto morbido, inedito, pensato appositamente per un risveglio dolce come quello che tutti meriterebbero.
Lo ha pensato così Roy Paci, il suo ritorno in Friuli Venezia Giulia, al Castello di Udine, dove sabato 6 luglio sarà protagonista del Concerto del Risveglio. L’apertura delle porte è fissata alle 6 del mattino mentre l’inizio del concerto, ad ingresso gratuito, è previsto per le 7 (è previsto l’uso dell’ascensore per i disabili, da vicolo Sotto Monte, previa prenotazione inviando una mail a info@vignapr.it).
Un’idea dell’assessore Venanzi del Comune di Udine in collaborazione con VignaPr e Fvg Music Live, il concerto vedrà sul palco il cantante e tombettista siciliano con altri tre musicisti che lo accompagneranno come Gianmarco Straniero alla batteria, Roberto De Nittis al Pianoforte e Matteo Domenico Frigerio al contrabbasso.
Come sarà questo live?
«Come un risveglio vero e proprio, che non è mai troppo frenetico o troppo rumoroso, e visto il luogo in cui ci incontreremo ho previsto una scaletta che spazia tra brani che, in alcuni casi, non sono nemmeno mai stati eseguiti dal vivo. Fanno parte del mio repertorio di sempre, alcuni arriveranno con una rielaborazione slow, quasi più jazz che spazia tra brani strumentali e altri cantati».
Come ha scelto la tromba?
«Ho iniziato a suonare il pianoforte a 4 anni e mezzo, ma poi a 9 anni sono passato alla tromba perché mio padre ha sempre suonato in banda oltre ad esserne presidente. Mi fece provare tutti gli strumenti che erano in archivio e quando ho provato la tromba sono rimasto folgorato».
Ha scelto di trasferirsi in Sudamerica per un periodo, come ha trovato la musica in quei luoghi?
«Ho fatto quei viaggi per confrontarmi con altre culture. Sono sempre stato molto curioso. Ho vissuto la mia adolescenza in un posto che mi consentiva di ascoltare le musiche di tutto il bacino mediterraneo, dall’Egitto alla Grecia, passando per il Marocco o la Tunisia con le radio. Questo è stato per me fondamentale, perché mi ha sempre spinto alla ricerca di qualcosa di diverso, per continuare a formarmi. Sono partito per il Sudamerica per suonare il mio strumento non solo jazz ma anche avere quella potenza di suono tipica dei musicisti latini. Lì lo ho scoperto il suono latino e sono stato uno dei primi poi a portarlo in Italia. Ma lì ho scoperto anche delle sonorità ben diverse dalla frenetica onda latina e che sono molto struggenti».
Ha collaborato con tantissimi artisti. Come sono nati questi progetti?
«Si tratta di artisti con cui ho voluto collaborare, anche quelli meno famosi, che in alcuni casi mi hanno insegnato tantissimo. Ogni artista fa parte di un puzzle della mia vita che non concluderò mai, ma che continuo a riempire di pezzi che trovo lungo il mio cammino».
Nel 2017 ha incontrato anche Remo Anzovino, come è andata?
«È un uomo davvero elegante e d’altri tempi, in maniera positiva. La sua educazione nei confronti della donna e dei più piccoli ne fanno un uomo davvero raro, e come musicista è davvero straordinario».