Quattro giornate di sciopero nazionale non sono poche e, stando alle prime stime diffuse dalle sigle sindacali, la risposta dei lavoratori del porto di Trieste non si è fatta attendere. A metà esatta del nuovo filone di proteste per il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore – lo sciopero è iniziato lo scorso martedì ed è previsto fino a domani – le cifre di Uiltrasporti indicano un’adesione media dell’80 per cento nello scalo giuliano e in quello di Monfalcone, «con punte del 95 per cento».
Ma andiamo con ordine. Al centro della contestazione ci sono, come detto, le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei lavoratori portuali, scaduto il 31 dicembre dell’anno scorso. Lo stato di agitazione è stato proclamato l’11 marzo e, circa un mese dopo, si è registrato il primo sciopero generale dei portuali. A Trieste la protesta era stata accorpata da Cgil, Cisl e Uiltrasporti in un’unica giornata, il 5 aprile. E, al termine di un presidio davanti alla sede dell’Autorità portuale in via von Bruck, una delegazione composta da esponenti dei tre sindacati aveva incontrato l’allora presidente Zeno D’Agostino.
La protesta attualmente in corso, invece, vede separate le sigle sindacali: Uiltrasporti Trieste ha incrociato le braccia ieri e martedì, mentre oggi e domani il testimone passerà alla Cgil e a Cisl. Scendendo nei dettagli della mobilitazione promossa da queste ultime, è previsto un presidio nelle mattinate di oggi e di domani, precisamente dalle 9.30 alle 14 all’ingresso del varco 4 del porto di Trieste. In tutto, quindi, le proteste si protrarranno per quattro giorni consecutivi.
Se le mobilitazioni vedono separate le sigle sindacali, queste hanno però firmato congiuntamente un comunicato in cui vengono chiarite le motivazioni dello sciopero. I sindacati riconoscono dei «passi in avanti» nelle trattative, rispetto a quanto era avvenuto al tempo del primo sciopero generale di aprile. Tuttavia – scrivono Cgil, Cisl e Uiltrasporti – «il negoziato non ha ancora raggiunto un livello adeguato alle aspettative delle lavoratrici e dei lavoratori del porto».
In particolare, i sindacati ribadiscono l’esigenza di «prevedere un aumento economico utile al recupero del potere d’acquisto perso dai lavoratori» e, in linea generale, di «migliorare le condizioni di lavoro, a partire dall’innalzamento degli standard di sicurezza».
Inoltre, la vertenza sul contratto e la mobilitazione dei lavoratori dovrebbero diventare, a detta degli organizzatori, «un’occasione nel territorio per discutere di come le importanti risorse investite nel porto non rimangano a vantaggio di pochi». Al contrario, secondo i sindacati si dovrebbe assistere a una «ridistribuzione delle risorse, partendo dal lavoro in tutte le sue articolazioni».
Punti fermi dai quali, scrive la Uiltrasporti, «non è possibile arretrare. Ci auguriamo – continua la nota nazionale diffusa ieri dal sindacato – che le parti tornino al tavolo delle trattative con proposte più vicine alle nostre rivendicazioni».
Le adesioni allo sciopero a Trieste e a Monfalcone, come detto, si sono assestate fin qui mediamente attorno all’80 per cento. Utile ricordare, per il prosieguo della protesta, che la Uiltrasporti – la cui mobilitazione si è conclusa ieri – ha la maggioranza relativa della rappresentatività nei due scali. In attesa di scoprire quale sarà, ora, il tasso di partecipazione al presidio targato Cgil-Cisl.