TRIESTE. La crisi dello stabilimento tessile Tirso di Muggia è stata al centro di un incontro ieri a Trieste tra gli assessori regionali al Lavoro, Alessia Rosolen, e alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, i rappresentanti di Friulia, Confindustria Alto Adriatico e le sigle sindacali. «Tirso non solo è venuta meno agli obblighi contrattuali con Friulia e quindi anche con la Regione – hanno ribadito i due assessori – ma, non paga, ha lasciato cadere nel vuoto le aperture finalizzate a cercare una soluzione alla situazione dell’azienda».
Secondo fonti sindacali sull’azienda graverebbe una forte esposizione con i fornitori di energia elettrica e una scarsa liquidità che starebbe creando difficoltà nel pagamento degli stipendi. Tra le ipotesi al vaglio della proprietà ci sarebbero la cessione di un impianto in Cina per reperire nuove risorse o un’operazione di leasing sui muri della fabbrica di Muggia. «Ci attendiamo che i proventi di eventuali operazioni straordinarie su cespiti di proprietà del gruppo vengano, se realizzate, destinate – hanno aggiunto Rosolen e Bini – a sostenere la situazione finanziaria di Tirso, consentendole di fornire alle lavoratrici e ai lavoratori le necessarie garanzie di continuità produttiva e occupazionale del sito».
La presidente di Friulia, Federica Seganti, ha chiarito che, essendo scaduti i termini del contratto di finanziamento siglato con l’azienda, la finanziaria della Regione ha avviato le procedure per definire entro giugno 2025 la valutazione patrimoniale e monetaria dell’impresa stessa, finalizzata all’eventuale individuazione di un nuovo acquirente. Il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti, infine, ha rilevato l’urgenza di conoscere le azioni che la proprietà di Tirso intende mettere in atto a fronte della situazione di crisi, cogliendo l’occasione per sottolineare la bontà dell’operato di Friulia nella gestione dell’emergenza in atto e la strategicità del sito produttivo di Muggia nel panorama nazionale ed europeo.