Visto il proliferare di nuove soluzioni e la diminuzione dei contratti “domestici”, si può erroneamente pensare che la questione della rete fissa nel nostro Paese sia marginale per quel che riguarda l’impatto economico e imprenditoriale. In realtà, seppur con un continuo calo (figlio anche di situazioni strutturali a livello socio-economico), i dati sulla rete fissa in Italia raccontano di come l’operazione condotta dal consorzio guidato dall’operatore internazionale americano di private equity KKR abbia un valore tutt’altro che marginale. Anche a livello strategico.
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I dati più recenti sono stati resi pubblici all’inizio dell’anno da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e forniscono un quadro della situazione del mercato delle telecomunicazioni nel nostro Paese. Se è vero che, da anni, sempre meno persone/famiglie optano per una linea fissa in casa, è altrettanto vero che la diffusione di internet alimenti questo mercato. E, ovviamente, a questo dato deve essere aggiunto il settore “aziendale”, con gli uffici che non possono più sopravvivere all’assenza di una connessione alla rete.
Proprio alla luce del passaggio – diventato effettivo lunedì 1° luglio – del ramo NetCo da Tim al consorzio guidato da KKR, occorre capire di quali quote di mercato stiamo parlando. Per farlo, utilizziamo la sintesi grafica relativa al dicembre dello scorso anno e basata sui dati Agcom.
A livello di accessi diretti (quindi non suddivisi per gestori/operatori telefonici), possiamo notare come la situazione sia stabile da anni, con una variazione marginale tra i periodi di riferimento. Ricordando che NetCo gestisce sia la FFTH (fibra) che la FTTC (fibra su rete mista rame) – oltre a una porzione di collegamenti in rame in fase di sostituzione -, è interessante sottolineare come ci siano stati sempre più accessi attraverso la fibra (+5% rispetto al dicembre del 2022), con un calo di tutte le altre voci.
Ma quel che ci interessa di più parlando del passaggio di NetCo a KKR è la suddivisione delle quote di mercato tra i vari operatori. E TIM è ancora il leader del mercato per quel che riguarda la rete fissa (anche per quella mobile, anche se lì la differenza con gli altri gestori è minima) con il 39,7% del totale. Il calo rispetto al dicembre del 2022 è importante (-1,3%), ma su questo campo sembra non esserci partita: la somma delle quote di mercato delle prime due aziende concorrenti (Vodafone e WindTre) è inferiore al risultato di TIM. Dunque, si tratta di una porzione importantissima, anche se questa fetta di mercato sembra essere in calo.
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