Sarebbero circa 190, secondo i dati di Le Monde, i candidati arrivati terzi al primo turno che allo stato attuale hanno deciso di ritirarsi in vista del ballottaggio delle elezioni legislative in Francia previsto per domenica. In particolare, si tratterebbe di 123 candidati della sinistra e 64 del campo presidenziale. Marginali durante le elezioni legislative del 2022, quando erano stati meno di una decina, per domenica sono dunque ancora possibili sulla carta fino a 306 triangolari e un quadrangolare, fa notare Le Monde sottolineando come questo sia legato all’alta affluenza alle urne. Il termine per confermare le candidature in vista del voto del 7 luglio scade oggi alle 18.
Anche secondo Le Figaro la maggioranza dei candidati che si sono ritirati erano scesi in campo con il Nouveau Front Populaire (Nfp). Ad abbandonare la corsa sono stati però anche candidati con Ensemble, come ad esempio le tre ministre Sabrina Agresti-Roubache, Marie Guévenoux e Fadila Khattabi. Inoltre nel Calvados, il candidato di Lfi si è ritirato per favorire l’elezione contro Rn dell’ex primo ministro Elisabeth Borne. Stesso approccio a Tourcoing, dove il candidato nominato da Nfp si è ritirato per non correre il rischio di vedere Rn battere il ministro degli Interni Gerald Darmanin. Ma a poche ore dalla chiusura delle candidature il fronte anti Rassemblement continua ad apparire ancora spaccatissimo: “Nessun voto per il Rassemblement National, ma mi rifiuto di votare per La France Insoumise il cui progetto apertamente comunitarista e insidiosamente antisemita è contrario alla nostra nazione”, ha detto il ministro dell’Economia Bruno Le Maire a Le Figaro. “Non combattiamo il Rassemblement National con i valori della France Insoumise”, ha continuato, limitandosi ad affermare che la sua posizione è “chiara” nei confronti della linea del presidente Emmanuel Macron.
Macron ieri ha riunito i ministri, in un vertice che è stato descritto da due esponenti del suo governo come “teso”. Secondo quanto trapelato e riferito dall’emittente Bfmtv, che ha citato fonti presenti all’incontro, il presidente francese avrebbe detto che “è l’estrema destra che si appresta ad arrivare alle più alte cariche, nessun altro”, ribadendo l’auspicio di un “grande” blocco “chiaramente democratico e repubblicano” in vista del secondo turno di domenica prossima.
Intanto Marine Le Pen, in un’intervista a France Inter, ha annunciato che “il governo è pronto”, chiarendo che lei non ne farà parte e che non ricoprirà neanche il ruolo di presidente dell’Assemblea nazionale. Continuerà, invece, a guidare il gruppo dei deputati del Rassemblement National, rispettando il ruolo di premier di Jordan Bardella. “Questo governo – ha detto – sarà completo, competente, costituito da persone che hanno partecipato con noi” alle elezioni. “Non possiamo accettare di andare al governo se non possiamo agire”, ha sottolineato, precisando di non auspicare che il suo partito governi “se non si può cambiare la politica in corso” e se si tratta “di andare al governo unicamente per essere seduti su una poltrona di ministro”. Ma “noi vogliamo andarci, vogliamo governare”.
Nel corso della stessa intervista, Le Pen ha poi denunciato un “colpo di stato amministrativo” da parte del campo macronista che starebbe valutando di fare un’ondata di nomine prima di una possibile coabitazione con il Rassemblement national. In particolare, il sospetto è che Macron scelga in tempi brevi il capo della polizia e della gendarmeria. “Corre voce che il presidente della Repubblica stia prendendo in considerazione la nomina domani, cioè quattro giorni prima del ballottaggio, del direttore generale della polizia nazionale, anche se resterà fino alla fine delle Olimpiadi, e il direttore della gendarmeria nazionale”. “L’obiettivo – ha commentato – è impedire a Jordan Bardella di realizzare la politica che i francesi vogliono“. “È una forma di colpo di stato amministrativo”, ha sottolineato, chiarendo di sperare che “si tratti solo di voci”.
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