Un primo turno forse un po’ più complesso di quel che ci si potesse attendere quello di Jannik Sinner a Wimbledon. Ma il numero 1 del mondo ha dimostrato di essere giunto così in alto nel ranking anche perché riesce a vincere ormai in quasi tutte le circostanze: nelle giornate in cui tutto fila liscio – e a far questo sono bravi in molti – ma anche in quelle in cui non tutto gira nel verso giusto, ed è proprio questa qualità che distingue i buoni giocatori dai campioni come lui. Il 22enne di Sesto ha sconfitto Yannick Hanfmann con il punteggio di 6-3 6-4 3-6 6-3 e ha staccato il pass per il secondo turno del torneo di Wimbledon, dove affronterà adesso proprio l’ex numero 6 del mondo, finalista del 2021 e connazionale Matteo Berrettini.
D. Jannik, quali sono le sue sensazioni in questo momento?
Jannik Sinner: “Tornare a giocare sull’erba di Wimbledon è sempre speciale. Come avete potuto tutti notare, Yannick [Hanfmann, n.d.r.] ha giocato benissimo e si è trattato di un primo turno subito non semplice. Ho provato ad alzare il mio livello dopo aver ceduto il terzo set e penso di esserci riuscito, il che mi ha reso molto felice. Non ho servito benissimo, ho fatto fatica a muovermi i primi tre set, poi mi sono sentito meglio e ho giocato più libero. Una cosa positiva è aver finito la partita giocando meglio, spero di iniziare la prossima in questo modo”.
D. Ogni tanto toccavi la testa della racchetta, sei scivolato anche in qualche circostanza. Come ti senti?
Jannik Sinner: “No, no, è tutto a posto. Toccavo spesso la testa della racchetta soltanto per togliere un po’ d’erba che rimane attaccata nel momento in cui perdi un po’ gli appoggi e tocchi il terreno con la racchetta, ma nulla di preoccupante. Anche fisicamente mi sento bene. Ovviamente all’inizio del torneo il campo è sempre un po’ più scivoloso, specialmente nel tardo pomeriggio quando ho giocato. Entrando in campo, anche se non stava piovendo, si percepiva un po’ di umidità e questo ha contribuito a rendere la superficie leggermente più scivolosa del solito. Verso la fine c’è stata la chiusura del tetto e il campo si è asciugato rapidamente, dopodiché è stato molto più semplice muoversi ed effettuare cambi di direzione senza problemi. Ribadisco di sentirmi bene fisicamente”.
D. Ubaldo Scanagatta, Ubitennis. C’era un giocatore che avresti preferito evitare di più di Matteo Berrettini al secondo turno. Chi avrebbe potuto essere? Uno che proprio non avresti voluto.
Jannik Sinner: “È difficile dirlo. Matteo sa giocare benissimo su questa superficie, qua ha fatto finale. Sarà una partita molto tosta. Ho visto un po’ della sua partita oggi, ha giocato molto bene. Non so dire quale altro giocatore avrei voluto evitare, ma il tabellone è così, è anche inutile rispondere” [ride].
D. Tu e Matteo vi siete incontrati una sola volta [vittoria di Sinner in Canada l’anno scorso, ndr]: è un vantaggio, uno svantaggio, vi conoscete abbastanza?
Jannik Sinner: “Ci conosciamo abbastanza come non ci conosciamo. Prima di Toronto lui non aveva giocato tanto, era un po’ diverso. Quando è rientrato sull’erba ha iniziato a vincere subito. Mi aspetto una partita difficile, lui serve molto bene. È la superficie su cui si sente meglio, almeno visto da fuori. La prendo come una bella sfida per vedere dov’è il mio livello e come sto giocando sull’erba”.
Recentemente Sinner è stato anche protagonista di una bella intervista rilasciata al Times, in cui gli è stato richiesto di rispondere alla dichiarazione di Carlos Alcaraz, secondo il quale “i match giocati contro Jannik sono stati i più difficili della mia carriera sin qui”. L’attuale prima forza del ranking non ha contraddetto il suo rivale, anzi. “Di gioia non mi è mai capitato di piangere – ha rivelato Sinner – ma ho pianto dopo aver perso contro Carlos allo US Open [6-3 6-7 6-7 7-5 6-3 nei quarti di finale 2022, n.d.r.], così come al Roland Garros [2-6 6-3 3-6 6-4 6-3 in semifinale nel 2024, n.d.r.]. Ci sono sempre momenti in cui provi emozioni che non desideri nello spogliatoio o talvolta quando sei in viaggio verso l’hotel, o anche nella stanza d’albergo da solo. Vuol dire che hai a cuore lo sport. Significa che vuoi raggiungere questo livello”.
Sinner ha poi ricordato il loro primo incontro, avvenuto al Challenger di Alicante nel 2019 e vinto da Alcaraz per 6-2 3-6 6-3. “Giocava già a tennis meglio di me, ricordo ancora la partita – ha raccontato l’altoatesino –. Lui aveva 15 anni e due anni meno di me, il che è un’enorme differenza a quell’età, e ho pensato di sicuro che lui fosse qualcosa di speciale. Potevi vederlo e percepirlo davvero in campo”.
“Vengo da una famiglia molto normale – ha proseguito il campione dell’Australian Open. Penso che la cosa più sorprendente sia che non siamo cambiati. Mi hanno sempre sostenuto ma, quando tornavo da scuola, i miei genitori non c’erano mai perché erano al lavoro, quindi mi preparavo per andare a sciare. Lo sci è uno sport ancora più complesso a mio modo di vedere: fai un piccolo errore e sei fuori dalla gara. Non mi è mai piaciuto arrivare terzo, quarto, quinto, quindi ho preferito fare il tennista. Del tennis adoro che puoi commettere un errore e vincere ugualmente”.
Con il Times, l’azzurro ha anche spiegato le principali motivazioni che l’hanno spinto, al contrario della maggior parte dei ragazzi, a non cimentarsi nel circuito e negli Slam Junior per avviare sin da subito la sua carriera professionistica nei futures. “In realtà sono più rilassato ora all’idea di perdere rispetto a quando ero più giovane, perché so di poter provvedere a me stesso e alla mia squadra. Non mi è mai piaciuto chiedere soldi ai miei genitori, quindi ho cercato di giungere il prima possibile al punto di poter guadagnarmi da vivere autonomamente e il professionismo è stata la strada che ho seguito sin dall’inizio”, ha concluso Sinner.