In molti lo hanno scoperto al Festival di Sanremo 2023 dove ha cantato “Supereroi” conquistando il terzo posto, brano che ha avuto poi enorme successo e non da meno “Due Altalene” in gara quest’anno. Mr. Rain, classe ’91, al secolo Mattia Balardi, sarà in concerto al Parco San Valentino di Pordenone il 18 luglio alle 21.30.
«Dopo una vacanza di tre settimane in Brasile – racconta il cantante di Desenzano del Garda – mi trovo ora in Spagna: la versione tradotta di “Supereroi” è andata veramente bene anche qui (disco d’oro) e ho deciso di lavorare a un album completamente in spagnolo».
L’uomo della pioggia ha trovato il sole?
«Esatto. È nato un amore gigantesco per questo paese, i suoi abitanti e la lingua».
L’estate scorsa aveva suonato a Lignano, conosce un po’ il Friuli?
«Ho tantissimi amici, è una zona in cui ho “bazzicato” e poi ho suonato parecchio in giro in questi anni. La gente è sempre calorosa e mi arriva un sacco di amore, è un posto speciale».
A Pordenone che spettacolo porta?
«Rispetto all’anno passato ho ampliato la mia band con due elementi: siamo in sette sul palco per uno spettacolo tutto suonato. La scaletta sarà un insieme di canzoni che mi hanno segnato, spaziando tra più album e non soltanto dall’ultimo “Pianeta di Miller”. Sarà un racconto che parte dai miei inizi ad oggi. Circa 25 canzoni dove tocco i temi a me cari. Ogni live è un’occasione d’oro per cercare di parlare e aiutare qualcuno che ha vissuto situazioni simili alle mie».
Fragilità e depressione vanno a braccetto con la sensibilità dell’artista?
«Nel mio caso sicuramente. Essendo sempre stato molto introverso ho avuto una difficoltà enorme nel confidarmi anche alle persone a me più care e vicine. Ho trovato nella musica l’unico modo per raccontarmi, sono riuscito ad accettarmi e ora vado fiero anche dei miei lati fragili».
Ad aprile è uscito il nuovo singolo “Paura del buio”. Di cosa parla?
«È una dedica che faccio al me stesso di tanti anni fa, al bambino, l’adolescente che ero, che aveva paura del buio. Col passare del tempo ci si impara a conoscere sempre di più, a vedere i lati più nascosti e a gestire tutto ciò che si vive e che accade dentro ognuno di noi. Questa graduale consapevolezza aiuta ad avere maggiore coraggio e a non avere più paura».
Siamo davvero “fiori cresciuti dalle lacrime” come canta?
«Sì. Questo verso racchiude la mia carriera».
Com’è il suo pubblico?
«Ci sono tantissime persone diverse per quanto riguarda l’età, ci sono più generazioni, dai ventenni ai sessantenni alla famiglia con i bambini. Credo sia stupendo essere un punto d’incontro. E sapere di essere utile semplicemente raccontandomi è la cosa che mi dà più carica al mondo. Quando qualcuno si rivede nelle canzoni che rispecchiano un mio periodo molto duro e si sente un po’ meno solo, è bellissimo».
I giovani d’oggi?
«Credo che abbiano più coraggio nel mostrarsi per come sono, li trovo più liberi, più aperti, non hanno timore a chiedere aiuto».
Ha ancora la fissa per Eminem?
«Ho cominciato perché volevo provare a fare quello che faceva lui. Ho visto tanti suoi concerti, l’ho ascoltato e tutt’ora lo ascolto. Per me il numero uno di tutti i tempi, mi è stato fondamentale».