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Alle 14 di domani si riunirà per la prima volta il Tavolo di lavoro chiesto e ottenuto dai Giovani per la Palestina dopo 43 giorni di “acampada”, il presidio permanente con tende nel cortile Volta dell’Università e poi anche sotto e all’interno nel rettorato. L’avvio del confronto tra quattro docenti (più il professor Gianni Vaggi in qualità di esperto della materia) e quattro studenti per produrre delibere da votare in Senato accademico è il primo punto dell’accordo raggiunto tra il rettore Francesco Svelto e gli studenti, i quali si sono al contempo impegnati a sgomberare il rettorato e gli altri spazi dell'Università rimuovendo tende, bandiere e striscioni.
I docenti che parteciperanno al Tavolo sono i tre ormai ex senatori accademici Mayra Paolillo (che è anche segretaria cittadina del Pd), Gianluca Introzzi, Rossella Nappi ed Eduardo Rossi (confermato senatore), che fungerà anche da coordinatore. A rappresentare gli studenti saranno Riccardo Portaro, Valentina Canzi, l’italo-palestinese B.O. (omettiamo il nome per tutelarlo da possibili ripercussioni da parte delle autorità israeliane) e Alessandro Miceli, segretario del Coordinamento per il diritto allo studio-Udu Pavia e senatore accademico. La richiesta degli studenti fin dall’inizio della protesta è una presa di posizione dell’Università sul genocidio dei palestinesi a Gaza da parte di Israele, provvedimenti a sostegno di studenti e ricercatori palestinesi, l’interruzione dei rapporti con aziende e università «direttamente o indirettamente complici del genocidio». Ed è su questi temi, evidentemente, che il tavolo dovrà pronunciarsi.
«l’assemblea rimane viva»
Gli altri punti dell’accordo prevedono la concessione di un’aula (probabimente la 2 di Lettere) ma solo per le riunioni degli studenti del “Tavolo di lavoro” e fino al 15 luglio. Inoltre, l’Università si è impegnata a non avviare provvedimenti disciplinari nei confronti di chi ha partecipato ai presidi, «né l’adozione di altri provvedimenti o azioni giudiziarie».
Nel comunicato i Giovani per la Palestina sottolineano come la lunga protesta abbia proposto «un modello universitario profondamente diverso rispetto a quello istituzionale, garantendo il diritto ad avere uno spazio di formazione politica, culturale e storica dentro quegli spazi che per diverso tempo hanno negato la possibilità di farlo». Le assemblee sono state «un’occasione di confronto e di formazione della persona, più unica che rara rispetto a ciò che accade negli altri spazi universitari, impregnati di quella ideologia malsana che esalta il risultato più che la formazione dell’individuo e delle comunità». L’accordo col rettore è stato raggiunto con scambio di email perché Svelto - che non ha voluto rilasciare dichiarazioni - si è sempre rifiutato di incontrare una delegazione di studenti. «La rigidità del rettore e della governance universitaria non sono riusciti nell’intento di logorare la lotta, e l’hanno al contrario resa più forte facendo luce sui meccanismi che rendono critico lo stato della democrazia all’interno dell’Ateneo. Le tende si smontano, ma l’Assemblea di Giovani per la Palestina rimane più viva che mai». A cominciare dal corteo indetto per oggi: raduno alle 18 in piazza Italia e conclusione davanti a Palazzo Mezzabarba. —